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APG23
19/10/2016
Referendum: perché Sì, perché No
La crisi diffusa di carità politica, di esercizio della democrazia, è sotto gli occhi di tutti: i dati dell’assenteismo in caso di elezioni, sono una delle tristi conferme di questa “deriva”. Un altro fattore che mette a rischio la partecipazione è il tono esasperato della dialettica politica, che, troppo spesso, è più incline alla polemica che al merito delle questioni in gioco. Ecco la registrazione dell'evento     Con queste premesse, l’appuntamento del 4 dicembre con il referendum costituzionale rischia di non venire colto non venga colto nella sua importanza, forse neppure nell’argomento e che molti cittadini, ancora una volta, vengano meno al diritto-dovere di esercitare la loro sovranità. Un'importante occasione per prepararsi ad un maturo discernimento è rappresentata dalla serata di giovedì 20 ottobre, in Sala Manzoni (a Rimini, ingresso libero), dal titolo: “Le ragioni per il sì, le ragioni per il no”. L’intenzione degli organizzatori – Consulta delle Aggregazioni Laicali della Diocesi di Rimini e Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – è proprio quella di dare una opportunità informativa su entrambe le scelte possibili, oltre che sul merito dei quesiti proposti.     Lo stesso cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione all’ultimo Consiglio permanente della CEI, invitava ad avere chiari “tutti gli elementi di giudizio circa la posta in gioco e le sue durature conseguenze”, cioè all’esercizio di una coscienza critica sia individuale che condivisa. I relatori della serata sono di prim’ordine: i professori Ugo De Siervo (nella foto) e Marco Olivetti. De Siervo, costituzionalista, già giudice della Corte Costituzionale, che ha anche presieduto fino al 2011. In una recente intervista rilasciata a Giovanni Floris ha riaffermato il suo interesse per il referendum “...perché noi di mestiere facciamo i professori di diritto costituzionale, altri hanno fatto i magistrati di carriera, poi molti di noi si sono ritrovati alla Corte Costituzionale, abbiamo dovuto farla rispettare, quindi abbiamo seguito con attenzione quello che avveniva intorno alla revisione della Costituzione sulla base della nostra esperienza”. Per De Siervo, inoltre, il referendum “non deve essere l’occasione per una rissa”. Olivetti è docente di Diritto Costituzionale presso l’Università LUMSA di Roma. Membro della Commissione nominata dal governo per le riforme costituzionali nel 2013, ha collaborato con vari altri incarichi alla questione delle riforme. È editorialista del quotidiano Avvenire. Ha definito la riforma “un passaggio necessario ma con una serie di incognite”, sulle quali anche a lui i partecipanti all’incontro potranno chiedere chiarificazioni. Modererà la serata Giorgio Tonelli, giornalista riminese della TGR Rai Regionale.
APG23
19/10/2016
Un Pasto al giorno a Ginevra
La nostra piccola delegazione dell’ufficio di Ginevra anche quest’anno ha organizzato il banchetto “Un pasto al Giorno” Come nei due anni passati, abbiamo chiesto il permesso di sistemarci sul sagrato della parrocchia inglese, che frequentiamo nelle messe infrasettimanali, una parrocchia che porta proprio il nome di Papa Giovanni XXIII. Così nel fine settimana ci siamo fatti trovare pronti all’uscita dalle Sante Messe del sabato sera e della domenica mattina. Come speravamo, essendo nella ricca città di Ginevra la raccolta fondi è stata particolarmente fruttuosa grazie alla generosità di molti fedeli provenienti da tutti i continenti visto che la parrocchia è frequentata in particolare da persone anglofone di tutto il mondo (Zambia, Niger, Filippine, Regno Unito, Stati Uniti). Proprio con riguardo alla generosità di molte persone vi vogliamo raccontare due piccoli episodi che ci hanno toccato. Il primo riguarda una “simpatica” signora che, mentre eravamo impegnati a parlare con altre persone che chiedevano della nostra Comunità, ha riempito la cassettina delle offerte con una montagna di monetine di uno, due e cinque centesimi di euro. Una vera montagna di monetine ramate, più di 200 (!), che hanno colorato ed appesantito la nostra cassetta. Una volta a casa è stato un divertimento contare ed impilare con i miei bambini tutte le monetine che, per quanto di poco valore, tutte insieme ammontavano a circa  6 euro Quando si dice che anche una piccola goccia può fare qualcosa. L’altro episodio, assolutamente inatteso, al contrario riguarda il lancio nella nostra piccola cassettina non di monetine ma di una vera e propria “monetona”. Domenica mattina verso le 11 le persone fuori la messa si erano già diradate ed un’anziana signora col sorriso sulle labbra, torna verso la chiesa, spuntando dal portico antistante la chiesa. Si è avvicinata risoluta al banchetto e, coprendo con una mano la fessura della cassetta, vi ha infilato un banconota spiegazzata e tutta colorata. Al nostro sorriso ed al nostro grazie mentre gli porgevamo il volantino ed il librettino con le ricette ha risposto: «Grazie ma li ho già presi prima. Sono ritornata perché non avevo con me i soldi, sono andata a casa a prenderli per lasciarvi la mia offerta». Lì per lì non abbiamo fatto molto caso alla banconota che aveva lasciato e l’abbiamo semplicemente ringraziata di cuore per il suo gesto. Poi quando abbiamo aperto la cassettina e messo in fila i soldi raccolti ecco spuntare la “monetona”: una banconota da mille franchi ( che all’incirca sono 1000 euro !!!). La sorpresa di vedere per la prima volta una banconota da mille franchi (che non avevamo mai visto e di cui non sapevamo neppure l’esistenza) è stata superata dal ricordo di quello sguardo e di quel gesto di estrema delicatezza nel mascherare un’offerta così fuori dal comune. Un episodio che mi ha ricordato il brano di Vangelo della vedova che offre al tesoro del tempio (Marco 12, 38-44) tutto quello che può avendo il coraggio di privarsi del molto e non solo del superfluo. Padre Ermes Ronchi nel commentare il vangelo di Marco scrive: «Quanto più Vangelo ci sarebbe se ogni discepolo, se l'intera Chiesa di Cristo, si riconoscesse non dai primi posti, prestigio e fama, ma dalla generosità senza misura e senza calcolo, dall’audacia nel dare. Allora, in questa felice follia, il Vangelo tornerebbe a trasmettere il suo senso di gioia, il suo respiro di liberazione». Domenica sera, impilando le monetine e contando le banconote abbiamo pensato che ne valeva proprio la pena fare quel banchetto.  Anche solo per incrociare quegli sguardi, per dire quei grazie e per permettere ad entrambe le signore che abbiamo incontrato di fare il loro gesto di generosità. Il Signore, che sa guardare nel cuore di ognuno di noi, saprà rendere merito. A noi resta la gioia di aver incontrato tante persone generose, tutte alla loro maniera, tutte con il loro stile.
APG23
18/10/2016
Solidarietà  alla Diocesi di Lamezia Terme
«Intendo esprimere, a nome di tutta la Comunità Papa Giovanni XXIII, solidarietà al Vescovo Luigi Cantafora per l'atto vandalico di cui è stata vittima la Diocesi di Lamezia Terme». È il commento di Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità di don Benzi, alla notizia dell'incendio doloso occorso la scorsa notte al Villaggio della Carità, il progetto della Chiesa lametina rivolto a poveri ed indigenti. «Abbiamo preso parte a questo progetto sin dall'inizio – prosegue Ramonda – dando con gioia la nostra disponibilità ad aprire una casa famiglia all'interno del Villaggio per l'accoglienza di persone disabili. Proseguiremo in questo cammino, nato come segno tangibile del Giubileo della Misericordia, al fianco della Chiesa locale, con fiducia e speranza».
APG23
18/10/2016
Perché mantenere chi può lavorare?
«Perché mantenere chi può lavorare?» è il tema del seminario pubblico organizzato dalla Cooperativa sociale Il Calabrone di Legnago, Sabato 22 ottobre, presso l'Aussl 21, sala Campedelli, dalle 9,15 alle 12,30, in occasione del trentesimo anniversario della fondazione della cooperativa.   «Presenteremo i risultati di 30 anni di attività – spiegano gli organizzatori – ma vogliamo anche riflettere insieme sulle risposte che il territorio intende dare agli emarginati in questo tempo di crisi. Il rischio, di fronte alle vecchie e nuove povertà, è quello di fare assistenzialismo. L'esperienza cooperativa dimostra invece che anche chi ha ridotte capacità o una storia di emarginazione alle spalle può divenire un soggetto attivo in grado di produrre beni e servizi e guadagnarsi da vivere».   Promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, la cooperativa ha attualmente 50 persone inserite di cui 33 lavoratori assunti (il 48% dei quali soggetti svantaggiati), 9 persone in “inserimento sociale in contesto lavorativo”, 2 persone in tirocinio formativo e 6 volontari.   La cooperativa, che ha sede a Legnago in zona ZAI, svolge servizi per le aziende e gli enti locali in diversi settori, dall'assemblaggio elettromeccanico alla manutenzione di aree verdi, e gestisce a Cerea il negozio di abiti usati “Tessuto vissuto” (altre info al sito www.cooperativailcalabrone.it).   Il seminario, moderato da Giorgio Malaspina, tra i fondatori della cooperativa, prevede gli interventi di Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, Arciso Peretto, presidente della Cooperativa Il Calabrone, Franco Moretto, direttore dei servizi sociali dell'Aulss 21, Mirko Tavella, responsabile area sviluppo di Lavoro e Società, Angela Battistella, responsabile del Servizio integrazione lavorativa dell'Aulss 21.   La sera, alle 18, è prevista invece una Messa presso la sede centrale della Cooperativa, a Legnago in via Bruno Menini 6, celebrata da don Martino Signoretto, vicario episcopale per la Cultura della Diocesi di Verona, cui seguirà una serata di fraternità con tutti gli amici e collaboratori.  
APG23
18/10/2016
Palloncini contro la tratta
Per celebrare la giornata europea contro la tratta di esseri umani, la Comunità Papa Giovanni XXIII partecipa all'iniziativa #liberailtuosogno lanciata dall'Osservatorio Interventi Tratta del Dipartimento delle Pari Opportunità. Il 18 ottobre in numerose città italiane che aderiscono sono stati lanciati dei palloncini con lo slogan/hashtag #liberailtuosogno.  La Comunità Papa Giovanni scende in piazza a Verona, Bologna e Rimini. Sono stati lanciati simultaneamente migliaia di palloncini, utilizzando lo slogan #LIBERAILTUOSOGNO. Un gesto piccolo per richiamare l'attenzione della popolazione italiana e europea sulla questione della tratta di esseri umani, e più in generale sulle necessità che tutti contribuiscano al contrasto dello sfruttamento e a "liberare" il sogno di tante donne, uomini e bambini che si trovano in simili condizioni. È possibile da subito contribuire alla diffusione dell'iniziativa mettendo un Mi Piace sulla pagina Facebook Decima Giornata Europea contro la tratta e all'evento ad essa collegato. Da anni la Comunità di Don Benzi si batte contro la tratta degli esseri umani, con particolare attenzione alla tratta a scopo di sfruttamento sessuale (il 53% delle vittime di tratta è trafficato per prostituzione, e di questi circa un terzo sono minori).  «Siamo consapevoli che è una lotta difficile, che ha bisogno di cambiamenti forti — sono le parole di Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità —. Cambiamenti culturali, sociali, ma anche legislativi. Come Comunità stiamo chiedendo al parlamento e al governo italiani di varare una legge che segua il cosiddetto modello nordico, (che prende il nome dalle legislazioni svedese e norvegese). Una legge che prevede sanzioni per il cliente, in quanto rappresenta la domanda di un mercato turpe, in cui merce sono gli esseri umani. Anche la Francia da aprile l'ha fatto. I tempi sono maturi, in più gli stati, come la Germania, che hanno legalizzato la prostituzione hanno fallito». Lo scorso luglio la Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato la campagna "Questo è il mio corpo" per la liberazione delle vittime della tratta a scopo di prostituzione. Obiettivo della campagna è il sostegno a una proposta di legge che riconosca che il cliente è complice dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù, e punendolo si colpisce la domanda. La campagna si rivolge, con strumenti diversi, ai singoli cittadini, alle associazioni e agli enti locali perché si mobilitino per fare pressione sul parlamento nei rispettivi contesti.
APG23
17/10/2016
Palloncini contro la tratta
La Comunità Papa Giovanni XXIII per celebrare la giornata europea contro la tratta di esseri umani partecipa all'iniziativa #liberailtuosogno lanciata dall'Osservatorio Interventi Tratta del Dipartimento delle Pari Opportunità.  Il 18 ottobre in numerose città italiane che aderiscono saranno lanciati dei palloncini con lo slogan/hashtag #liberailtuosogno.   La Comunità Papa Giovanni scenderà in piazza a Verona, Bologna e Rimini. Verranno lanciati simultaneamente migliaia di palloncini, utilizzando lo slogan #LIBERAILTUOSOGNO. Un gesto piccolo per richiamare l'attenzione della popolazione italiana e europea sulla questione della tratta di esseri umani, e più in generale sulle necessità che tutti contribuiscano al contrasto dello sfruttamento e a "liberare" il sogno di tante donne, uomini e bambini che si trovano in simili condizioni. E’ possibile da subito contribuire alla diffusione dell’iniziativa mettendo un Mi Piace sulla pagina facebook Decima Giornata Europea contro la tratta e all'evento ad essa collegato. Da anni la Comunità di Don Benzi si batte contro la tratta degli esseri umani, con particolare attenzione alla tratta a scopo di sfruttamento sessuale (il 53% delle vititme di tratta è trafficato per prostituzione, e di questi circa un terzo sono minori).  «Siamo consapevoli che è una lotta difficile, che ha bisogno di cambiamenti forti — sono le parole di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità —. Cambiamenti culturali, sociali, ma anche legislativi. Come Comunità stiamo chiedendo al parlamento e al governo italiani di varare una legge che segua il cosiddetto modello nordico, (che prende il nome dalle legislazioni svedese e norvegese). Una legge che prevede sanzioni per il cliente, in quanto rappresenta la domanda di un mercato turpe, in cui merce sono gli esseri umani. Anche la Francia da aprile l'ha fatto. I tempi sono maturi, in più gli stati, come la Germania, che hanno legalizzato la prostituzione hanno fallito». Lo scorso luglio la Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato la campagna "Questo è il mio corpo" per la liberazione delle vittime della tratta a scopo di prostituzione. Obiettivo della campagna è il sostegno a una proposta di legge che riconosca che il cliente è complice dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù, e punendolo si colpisce la domanda. La campagna si rivolge, con strumenti diversi, ai singoli cittadini, alle associazioni e agli enti locali perché si mobilitino per fare pressione sul parlamento nei rispettivi contesti. Per avere informazioni sulla campagna, per aderire e scaricare tutti i documenti: www.questoeilmiocorpo.org info@questoeilmiocorpo.org #questoeilmiocorpo
APG23
17/10/2016
La notte dei senza dimora
Il 17 ottobre è una data da segnare in rosso sul calendario: dal 1992, per volere dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, ricorre la Giornata mondiale di lotta alla povertà. Al suo interno confluiscono moltissime iniziative, tante quante sono, nel mondo contemporaneo, le situazioni iscrivibili allo sfaccettato concetto di povertà. Tra queste, il fenomeno dei cosiddetti senza fissa dimora. La condizione esistenziale di chi vive sulla strada viene definita di “povertà assoluta” ed interessa un numero di persone in drammatico aumento: in Italia sono oltre 50.700 (dato Istat 2015). A loro è dedicata “La notte dei senza dimora”, organizzata da diciassette anni dalle organizzazioni che operano nel campo coordinate da Insieme nelle Terre di Mezzo Onlus. Gli scopi sono molteplici: informare i cittadini di una situazione che trova spazio nei media solo in casi eclatanti e denunciarne la gravità, per evitare che i senza dimora scompaiano nel dimenticatoio della società; proporre interventi mirati e strategie da attuare in accordo con le Istituzioni, ma anche sperimentare un pasto e una notte all’addiaccio, condividendoli con chi trascorre così un giorno dopo l’altro. “La notte dei senza dimora” coinvolge diverse città d’Italia durante il fine settimana che precede e quello che segue la Giornata mondiale di lotta alla povertà; la Comunità Papa Giovanni XXIII ha aderito agli eventi organizzati a Milano sabato 15 ottobre: la Capanna di Betlemme di Milano e quella di Spino d’Adda erano in Piazza Santo Stefano per la grande festa che prevedeva la cena, la musica dal vivo, le performances di artisti di strada, gli abbracci gratis e poi ovviamente la dormita all’aperto. Ma per noi ogni notte è dedicata ai senza fissa dimora. L’incontro con chi vive sulla strada avviene con regolarità più volte la settimana, secondo una mappa che percorre l’Italia da nord a sud e un calendario di uscite che copre tutti i giorni dell’anno. Il significato di questa operazione è racchiuso in una frase che ricorreva nei discorsi di Don Oreste Benzi: «Ci sono poveri che non vengono a noi, dobbiamo andarli a cercare». Sulla scia di questa parole nascono le Unità di Strada, gruppi di volontari che vanno in cerca di chi si rintana sotto i ponti e i colonnati, negli anfratti delle stazioni e negli angoli bui del centro, che di notte si svuota. Distribuiscono cibo, coperte, vestiti ma soprattutto attenzioni e conforto. È proprio il contatto umano che permette di abbattere il muro della diffidenza e iniziare a creare relazioni positive e propositive, che sono spesso il primo passo di un percorso che conduce al reinserimento nella società. Certo, abbandonare la strada non è cosa semplice: ci vogliono una volontà ferrea, un luogo che accolga, un progetto pensato ad hoc, l’incoraggiamento di qualcuno che creda fermamente nella riuscita dell’impresa e in te... Ma questo è ciò che avviene in seguito – ad esempio, in una Capanna di Betlemme. Prima c’è una molla che deve scattare, e scatta grazie a parole che scaldano più di una coperta e riempiono più di un panino, ad attenzioni che rendono di nuovo visibili, al desiderio di dignità che si risveglia. Far scattare la molla è lo scopo preciso delle Unità di Strada. In occasione della ricorrenza del 17 ottobre, documenteremo questo impegno postando immagini e brevi storie raccolte durante le uscite settimanali sui nostri profili Facebook e Instagram. L’appuntamento è quindi per oggi, lunedì 17, a Pescara e a Rimini, martedì 18 a Milano, mercoledì 19 a Bologna e Cuneo, giovedì 20 a Roma e Torino e venerdì 20 di nuovo a Roma. Stay tuned!
APG23
14/10/2016
In difesa dei diritti dei disabili
Dal 3 al 5 Ottobre 2016 si è svolto presso il palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra il Social Forum 2016 che aveva come titolo “La promozione ed il godimento pieno e paritario di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali per tutte le persone con disabilità nel contesto del decimo anniversario dell’adozione della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità”. Come ogni anno il tema del Social Forum è stato deciso durante una precedente sessione del Consiglio dei Diritti Umani (giugno 2015) dove è stata adottata per consenso la risoluzione A/HRC/RES/29/19. Il Social Forum è un meccanismo del Consiglio dei Diritti Umani che nasce con l’obiettivo di agevolare l’interazione e la comunicazione tra gli Stati e la società civile, per permettere un incontro il più possibile aperto ed informale tra il mondo delle varie organizzazioni della società civile ed il mondo dei diplomatici e dei funzionari ONU. Ogni anno infatti tre intere giornate di lavoro su un tema specifico sono dedicate al dialogo aperto tra i rappresentanti della società civile, i delegati degli Stati ed i funzionari dell’ONU permettendo così l’ingresso al palazzo delle Nazioni Unite anche di quelle organizzazioni che normalmente non potrebbero partecipare ai lavori perché non accreditate in ECOSOC Nel mondo esistono circa un miliardo di persone con disabilità e l’80 % di loro vivono nei paesi in via di sviluppo. Nei tre giorni del Social Forum 2016 si è discusso e spaziato tra tantissimi temi come l’accessibilità e la non discriminazione, la realizzazione dei diritti umani delle persone con disabilità e tutti gli obiettivi raggiunti in questo campo, le politiche nazionali e gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030; si è celebrato il decimo anniversario dell’adozione della CRPD (Convenzione dei diritti di persone con disabilità) e si è discusso di quali passi ancora devono essere fatti per garantire il pieno godimenti dei diritti umani per tutti «senza lasciare nessuno indietro - no one will be left behind» (dal preambolo Agenda 2030) Come Comunità Papa Giovanni XXIII abbiamo seguito tutti i lavori ed abbiamo preso parte attiva ai vari dialoghi che si sono succeduti nei tre giorni. Con uno dei nostri interventi (vedi video al minuto 1.46.00) abbiamo sollevato la questione della mancanza di tutela dei diritti dei bambini disabili che non possono nascere perché vittime della selezione eugenetica e di innumerevoli aborti soprattutto nei paesi più sviluppati ed abbiamo anche sottolineato come invece il diritto alla vita anche per i feti con disabilità è fortemente riconosciuto dalla Convenzione dei diritti delle persone con Disabilità (art. 14 CRPD para b) senza distinzione di genere.  In un secondo intervento (vedi video al minuto 36:15) abbiamo sottolineato come, per perseguire efficacemente gli obiettivi sostenibili dell’Agende 2030, non basta chiedere l’implementazione della CRPD ma occorre battersi sinergicamente per l’implementazione del diritto allo sviluppo. Infatti la dichiarazione del diritto allo sviluppo oltre ad aver ispirato l’Agenda 2030, se implementata fornisce uno strumento utilissimo per rimuovere gli ostacoli internazionali ed internazionali che si oppongono ad uno sviluppo pieno ed integrale dei popoli e delle persone. 
APG23
13/10/2016
Piemonte, garantire l’aiuto alle gravidanze difficili
«Dalla nostra esperienza accanto alle donne in difficoltà nel portare avanti la gravidanza emerge che il vero problema non è facilitare l'accesso all'aborto, ma offrire loro un valido aiuto per rimuovere le cause che inducono all'aborto, così come stabilisce la stessa legge 194». È il commento di Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, all'ordine del giorno approvato l'altro ieri dal Consiglio Regionale del Piemonte, con cui l'organismo «si impegna ad aggiornare la legge regionale n.39 del 9 luglio 1976 al fine di esplicitare ancor più nettamente il divieto all'obiezione di coscienza per gli operatori consultoriali». «Come associazione abbiamo più volte denunciato il fatto che il percorso verso l'aborto oggi viene spesso gestito come una normale pratica sanitaria – prosegue Ramonda –. La donna non solo non viene adeguatamente sostenuta ed aiutata nella scelta di proseguire la gravidanza, ma in un caso su tre le donne che si sono rivolte alla nostra associazione nel corso del 2015 hanno denunciato di aver subito pressioni per abortire. Al contrario, quando hanno ricevuto una vicinanza e un aiuto concreto, due donne su tre, tra quelle che stavano valutando di abortire, hanno invece scelto di tenere il bambino. Un risultato eccezionale che se proiettato a livello nazionale potrebbe salvare migliaia di bambini». «Auspichiamo, dunque, un altro ordine del giorno del Consiglio Regionale – conclude Ramonda – volto a garantire sempre l'accompagnamento e l'aiuto concreto a sostegno della gravidanza e non vincolato alla disponibilità di qualche operatore sanitario o di qualche associazione»
APG23
13/10/2016
«La vostra missione è grande!»
Sono parole che rincuorano e incoraggiano, quelle di Papa Francesco. «Le iniziative della carità sono il frutto maturo di una Chiesa che serve, che offre speranza e che manifesta la misericordia di Dio. Pertanto, cari fratelli e sorelle, la vostra missione è grande!». Il primo ottobre, durante la sua visita in Georgia, Papa Francesco ha incontrato i movimenti ecclesiali e gli operatori delle opere di carità. In una regione in cui i cattolici sono esigua minoranza (meno dell'1% della popolazione), la presenza del Papa è stata segno di comunione e speranza. Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII era presente per l’occasione: «In Georgia siamo testimoni di un grave disagio sociale di cui sono vittime i minori abbandonati negli istituti e di un’enorme povertà diffusa fra le famiglie». Con Ramonda erano presenti anche i circa 25 accolti dalla Comunità nelle 2 case famiglia sorte nella città di Batumi; hanno portato idealmente la voce, uno per uno, delle centinaia di persone che vengono assistite dai volontari in una baraccopoli della città fin dal 2006.  #FOTOGALLERY:georgia# Alessandra Puggioni, 34 anni, originaria della Sardegna ed in Georgia dal 2007, è mamma di casa famiglia che porta avanti col marito Ino Blagaic e dice: «Le persone si indebitano per comprare beni di lusso, non necessari, e che finiscano sulla strada. In città stiamo giorni interi senza elettricità; spesso le famiglie campano mangiando per pranzo solo una zuppa o solo patate. Negli ultimi due anni abbiamo assistito un incremento preoccupante dell’abuso di droghe, che oggi sono una grandissima piaga sociale nel paese». «Per noi è stato un grande dono poter salutare personalmente il Papa» dice Ramonda. «La nostra presenza a Batumi è molto apprezzata dalla Chiesa locale e mons. Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso, ci vuole bene come un padre». Durante l’omelia della Messa, celebrata il giorno in cui ricorreva la memoria di S. Teresa di Lisieux, il Papa ha rivolto a tutti questa provocazione: « Possiamo chiederci: io, che sto nella Chiesa, sono portatore della consolazione di Dio? So accogliere l’altro come ospite e consolare chi vedo stanco e deluso? Pur quando subisce afflizioni e chiusure, il cristiano è sempre chiamato a infondere speranza a chi è rassegnato, a rianimare chi è sfiduciato, a portare la luce di Gesù, il calore della sua presenza, il ristoro del suo perdono.»
APG23
12/10/2016
La marcia della Pace vista con gli occhi dei giovani
«Sono qui perché sogno un futuro senza bombe, senza armi; un futuro in cui la normalità non sia più la guerra, ma la pace! Tutti insieme oggi abbiamo messo il primo mattone per costruirla». Silvia ha 15 anni ed è entusiasta di essere alla Marcia della Pace Perugia-Assisi insieme ad altri 400 giovani, adolescenti, disabili, volontari in servizio civile, caschi bianchi della Comunità Papa Giovanni XXIII. Molti di loro la marcia della Pace l'hanno iniziata già da sabato riunendosi a Perugia per il tradizionale appuntamento di fine estate, il Congrosso dei giovani della Apg23 dove hanno scambiato esperienze di campi estivi in Italia e all'estero centrati proprio sul tema della pace. Alla sera hanno ascoltato anche l'appello del presidente Giovanni Paolo Ramonda in collegamento dalla sua città, Cuneo. «C'è un mondo che aspetta voi giovani, la vostra voce! Siete le perle della Comunità! Esplodete di gioia per quell'incontro simpatico con Gesù che vivete nelle varie esperienze di condivisione negli ambienti dove vivete, ma anche per le strade». Ecco come questo popolo giovane della Comunità ha scelto di rispondere, condividendo e stando accanto agli ultimi anche nelle strade, e persino nei territori di conflitto con i Corpi Civili di Pace, i cosiddetti Caschi Bianchi. E hanno preso sul serio anche il messaggio di Papa Francesco alla Giornata mondiale della gioventù dove aveva ricordato in più occasioni di non rimanere chiusi in casa, sul divano, imbambolati, addormentati davanti al computer e alla televisione, seguendo la divano-felicità. «Bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti...». Ed inoltre: «Esigete da noi adulti di convivere nella diversità, nel dialogo, nel condividere la multiculturalità». Ecco la via per costruire ponti di pace! Nella notte i giovani del Congrosso hanno pregato proprio con la preghiera per la pace del Pontefice - che ha anche inviato un messaggio di incoraggiamento, ricordando in particolare la situazione drammatica della Siria testimoniata dal messaggio di Mons.Boutros Marayati, Vescovo di Aleppo  a Mons. Zuppi, vescovo di Bologna, del 1 ottobre: «Non ci rimane che la fede in Dio, Lui solo può fare un miracolo e ridarci la pace. Questa è la speranza che ci aiuta a vivere. Non dimenticate la nostra Chiesa che soffre». #FOTOGALLERY:marcia# In marcia per dire NO alle armi Ieri mattina si sono uniti ai 100.000 che da Perugia hanno marciato fino alla Rocca di Assisi dietro allo slogan che era in testa alla manifestazione "Vincere l'indifferenza". Tantissimi i gonfaloni di Comuni, Province e Regioni italiane e decine di sindaci che hanno sfilato lungo le vie con le fasce tricolori. Le foto di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e assassinato in Egitto, e di Vittorio Arrigoni, il giovane pacifista ucciso in Palestina a 36 anni, accompagnano la ventunesima Marcia organizzata dalla Tavola per la Pace. «Ventitré chilometri di colori, nazionalità e religione diversi - spiega Eleonora 21 anni - oggi sono la prova che non possiamo continuare a vivere come individui chiusi nella propria quotidianità ma dobbiamo tornare ad essere fratelli, un unico popolo con un unico obiettivo, comune: la pace!». Sul palco a Santa Maria degli angeli il popolo della pace in marci si ferma intorno alle 13 ad ascoltare le testimonianze di bambini delle scuole italiane, gruppi musicali. Parlano anche due cittadini di Aleppo, rifugiati politici, insieme al fotografo Enea Discepoli che col suo lavoro denuncia la violenza della guerra in Siria. «Salam a tutti! Oggi siamo qui portando sulle nostre spalle il peso di 6 anni di guerra. Eppure vogliamo credere che la non violenza è ancora una via possibile ed è più importante della guerra. Ma dobbiamo superare l'indifferenza nostra e della politica rimettendo al centro la dignità della persona. Non dimentichiamo i bimbi che muoiono tutti i giorni a causa della tecnica strategica dell'assedio nè gli stupri delle donne vittime di tante guerre!». E anche due Caschi Bianchi della Comunità di don Benzi, Chiara 26 anni rientrata dal Cile e Marta, 24, da pochi mesi rientrata da Haiti, salgono sul palco. Alle loro spalle c'è uno striscione che parla chiaro "TU NON UCCIDERE! Appello alle coscienze dei militari", richiama un tema caro al Servizio Obiezione e pace dell'Associazione, ovvero che la miglior difesa è la pace, la difesa non violenta nei conflitti. #FOTOGALLERY:marcia1# Accanto alla denuncia dei fabbricanti di morte, i fabbricanti di armi, c'è lo stile della non violenza e della condivisione, stando dalla parte delle vittime, espresso nelle parole delle due giovani: "In questo anno di volontariato, siamo state semplicemente delle antenne di pace. Abbiamo imparato che è più importante stare al fianco delle persone e ascoltare piuttosto che imporre la propria idea. Per noi pace significa condivisione: l'abbiamo sperimentato soprattutto in strada, con i più piccoli, i più emarginati". Anche dal Presidente Mattarella arriva un messaggio di pace significativo. «La pace è questione che non interpella solo i vertici delle nazioni o ristrette classi dirigenti. I popoli subiscono le conseguenze delle guerre. È da loro che può venire una nuova stagione di cooperazione, di sviluppo sostenibile, di rispetto reciproco. Ai giovani, anzitutto, tocca far sentire la loro voce». Lo ha a cuore anche Yussin, 15 anni che è in marcia per la pace insieme ai suoi amici «Sono venuto perché solo insieme possiamo far sentire la nostra voce, anche se siamo adolescenti, anche la nostra voce è importante perché vogliamo la pace e non la guerra!". Giulia invece ha 17 anni e avverte il bisogno di portare la carica di questa avventura ai suoi amici e compagni di scuola al ritorno da Assisi. Per me la pace per me è soprattutto giustizia e bisogna costruirla nelle piccole scelte quotidiane. Anche nella mia città ce n'è bisogno! Lo spirito della marcia per me deve continuare quando ritorneremo nelle nostre città!».   L'Italia ripudia la guerra Ma il popolo della pace non si ferma qui: migliaia di persone entrano alla Porziuncola, luogo del perdono, dove San Francesco ha fondato l'Ordine, per pregare per le vittime delle tante guerre dimenticate. Poi il lunghissimo corteo prosegue verso il Sacro Convento di Assisi dove ad aspettarli c'è Padre Egidio Canil, padre conventuale, delegato di Giustizia, Pace e Custodia del Creato. «Chi darà una risposta alla giovane donna della Repubblica Centroafricana che, tre settimana fa, qui ad Assisi, ci ha chiesto: “Perché voi paesi ricchi continuate a mandare armi in Africa? L’Africa ne è piena, ma in Africa non abbiamo fabbriche di armi! Siete voi, paesi ricchi, a produrre le armi e poi le inviate nei nostri Paesi!”. Il nostro Paese, l’Italia, come risponde a questa domanda? Che fa?» E tra i 100.000 anche la voce di Padre Alex Zanotelli che rincara la dose: «Le armi servono a creare sempre nuove guerre, dall'Ucraina alla Libia, dal Sud Sudan alla Somalia, dal Mali allo Yemen, alla Siria, all'Iraq, all'Afghanistan. Chiedo ai movimenti di unire le forze per costringere il governo a obbedire alla Costituzione, secondo cui l'Italia ripudia la guerra».
APG23
08/10/2016
Vent’anni di casa famiglia a Russi
Sabato 1 ottobre, in occasione dei 20 anni della Casa Famiglia Ss. Angeli Custodi a Russi (RA), la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato un momento di festa, di preghiera e di incontro. La Casa Famiglia aperta da Elisa Coralli nel 1996 e portata avanti insieme al suo sposo Marco Pirini e i loro 3 figli ha ospitato in questi venti anni oltre 130 persone divenendo famiglia per chi non l'ha o per chi si trova ad essere lontano dalla propria. Per l'occasione, l'artista Daniele Cristofori ha realizzato un'opera per immortalare questo momento: «C'è un amicizia con la Casa Famiglia che parte da mia sorella Carla che la frequentava con costanza» spiega l'artista. «Questo quadro è un ricordo verso di  lei scomparsa vari anni fa, per mantenere vivo il rapporto con la CF  ed esserle vicino. Inoltre in questa occasione del ventennale c'è la possibilità di unire il territorio, il suo paesaggio con la spiritualità e l'attività di questa realtà di accoglienza. Ne viene fuori un'opera piena di significati sia religiosi che laici». Marco ed Elisa 20 anni fa Marco Pirini ed Elisa Coralli parlano così della loro esperienza di condivisione: «Una festa non può essere chiamata tale se non è per tutti, ammoniva don Oreste Benzi. Allo stesso modo in questi 20 anni di Casa Famiglia abbiamo sperimentato che la famiglia non è tale se qualcuno viene escluso da essa. Non è questione di essere bravi, volenterosi, generosi, parliamo di giustizia. Se a casa ho un letto vuoto e vedo qualcuno che dorme in strada, sono responsabile anch'io del suo stare in strada. Se io vivo nel lusso (utilizzando risorse in eccesso a quelle che mi servono) e vedo qualcuno che non ha lo stretto necessario,  sono responsabile anch'io della sua indigenza. Se ho lavoro, più di quello che mi serve e vedo qualcuno che non ha lavoro, sono responsabile anch'io della sua disoccupazione, ecc. ecc. La società odierna ci ha portato a credere che siamo noi i proprietari di noi stessi, del nostro tempo dei nostri beni. Invece ne siamo solo amministratori, tutto ciò che veniamo ad avere ci è stato dato si per noi ma per un noi che comprende tutti noi. Non vi è nulla di mio ma tutto è nostro. Allora mi sento in pace e sono nella gioia quando condivido il mio tempo con chi è nel bisogno, quando condivido il mio pasto con chi non ha famiglia, quando condivido le risorse con chi non ha risorse». Marco fa un esempio concreto: «L'accoglienza del piccolo Marchino in Casa Famiglia 7 anni fa, ha stravolto per anni le nostre abitudini, con notti insonni, giorni frenetici, ospedalizzazioni continue. È venuto spesso il pensiero di non farcela e lo abbiamo affidato a Lui in cappellina. Ogni volta è arrivato l'aiuto il sostegno necessario da amici, volontari, parenti, sconosciuti. Sperimenti che pur nella fatica, con la presenza di questo piccolo, hai ricevuto un dono che non ha prezzo, nella sua totale infermità è diventato maestro per noi, per i nostri figli generati e rigenerati nell'amore e per tutti quelli che hanno la fortuna di essergli vicino. Marco ed Elisa, due sposi con una chiamata precisa, che non si sentono supereroi: «Chiediamo perdono per le nostre incoerenze, per le nostre chiusure, per le nostre pigrizie, che possono aver scandalizzato e allontanato chi le ha vissute. Per noi vivere questi 20 anni è stata una grande opportunità di incontrare Gesù, nelle piccole fatiche e gioie di ogni giorno. Affidiamo alle vostre preghiere tutti noi e tutti quelli che si affidano a noi. Preghiamo e vi auguriamo di sentirvi sempre buoni amministratori della vostra vita affinché ogni persona che viene a Russi possa sentirsi sempre a casa sua in una festa per tutti». 
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