APG23
03/04/2017
Il “Mexico City Policy” è uno dei primi ordini esecutivi firmati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e prevede il taglio dei fondi alle organizzazioni, ONU incluse, che nei programmi di salute sessuale e riproduttiva promuovono o applicano l'aborto come metodo di pianificazione famigliare. Essendo vietato per legge nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo, se le ONG forniscono l'aborto in quei paesi, stanno infrangendo la legge, così come se stanno facendo pressione per la sua legalizzazione (comunicato Fafce). Gli stessi fondi, tra l’altro, possono così essere utilizzati per i "servizi salvavita" da ONG che effettivamente forniscono servizi sanitari o si potrebbero usare per l’acquisto di acqua e alimenti di base, come richiesto da alcune associazioni africane. (Avvenire).
A questo come hanno reagito le istituzioni europee? Lo scorso 14 marzo, il sig. Cristian Stylianides, Commissario Europeo agli aiuti umanitari, conclude con queste parole il suo intervento al Parlamento Europeo a proposito della norma firmata da Trump (definita dai contrari “global gag rule” cioè legge bavaglio): «I nostri partner umanitari che utilizzano l'aborto avranno il nostro sostegno perché le nostre azioni sono il frutto dei nostri valori...». Le istituzioni europee stanno lavorando a pieno ritmo e costruendo i presupposti necessari a giustificare quello che sarà il maggiore finanziamento dell'Europa ai programmi di Salute Sessuale e Riproduttiva nei Paesi in via di sviluppo, aborto incluso.
Il Parlamento Europeo afferma nero su bianco la sua posizione attraverso la Risoluzione votata il 14 febbraio scorso (A8-0018/2017) affermando di «condannare fermamente la legge “global gag” e chiedere con urgenza all'UE e ai suoi Stati membri di contrastare l'impatto della norma bavaglio aumentando significativamente i finanziamenti in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti e avviando un fondo internazionale per finanziare l'accesso al controllo delle nascite e l'aborto sicuro e legale, e utilizzando i finanziamenti allo sviluppo a livello nazionale e UE, al fine di colmare il divario finanziario causato dopo i tentativi dell'amministrazione Trump».
Anche la Commissione Europea fa la sua parte, portando la sua posizione in tutti i consessi pubblici (sessioni del Parlamento Europeo, Commissioni interne, incontri internazionali e conferenze ONU) e perfino ad incontri esterni alle istituzioni europee, come in occasione dell’iniziativa "She Decides", promossa da alcuni governi europei per raccogliere fondi e compensare i tagli di Trump, a cui fortunatamente l’Italia non ha aderito. In questo incontro il Commissario Europeo alla Cooperazione Internazionale e sviluppo, il sig. Neven Mimica ha detto: «Abbiamo stanziato 1,5 miliardi di euro fino al 2020 attraverso i nostri programmi sanitari bilaterali nei Paesi partner, anche per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, compreso l'aborto sicuro. Sono orgoglioso di annunciare che continueremo a sostenere il lavoro dei nostri partner - come UNFPA, UNICEF, IPPF e molte ONG. Dopo un'attenta analisi dei loro bisogni – e dei nostri paesi partner nel territorio- avremo bisogno di mobilitare fondi supplementari per colmare le lacune. Ora più che mai, noi in Europa dobbiamo prendere una posizione e sostenere grandi iniziative e leader lungimiranti - come quelli qui oggi. Sono felice di dare il mio pieno sostegno ai governi, alle parti interessate e i cittadini comuni che hanno già preso posizione. Rimaniamo tutti saldi nella difesa del diritto più fondamentale – LEI DECIDE».
Il collegamento diretto della Commissione Europea con le principali organizzazioni che hanno subito direttamente questi tagli, risulta chiaro guardando gli impegni del sig. Mimica nella sua agenda pubblica. Ad esempio il Commissario Europeo, il 16 Febbraio 2017, solo due giorni dopo la votazione della Risoluzione sopracitata, incontra a Bruxelles nientemeno che Bill Gates, presidente della Fondazione Bill & Melinda Gates, promotori globali dei piani di salute sessuale riproduttiva, proprio sul tema del Piano degli investimenti Esterni e la salute globale. Il 31 gennaio il sig. Mimica incontra la IPPF (International Planned Parenthood Federation) European Network, il principale network mondiale di programmi di Salute Sessuale e Riproduttiva che in America in vari Stati è stata bandita a causa dello scandalo di un video che mostra un suo medico che cerca di vendere parti umane e feti spiegando le tecniche fraudolente che usano per il commercio di organi. Il 19 ottobre 2016, si incontra nuovamente con la Bill & Melinda Gates Foundation (BMGF) per discutere della Revisione del Consenso Europeo delle Politiche dei programmi di Sviluppo nei paesi del sud del mondo.
Questi incontri non costituirebbero un problema se ve ne fossero altri con organizzazioni che esprimono la pluralità della società europea ma, guardando l'agenda, non ve ne sono. Così come non vi è, nella presentazione delle due relatrici e neppure nel testo della risoluzione sullo stato delle donne portata all'ONU, la parola “madre” e “maternità”.
Obianuju Ekeocha, nigeriana, presidente dell’ong Culture of Life Africa dice: «Molti Paesi occidentali hanno deciso di riunirsi per raccogliere soldi per l’aborto ma non fondi per il cibo in Africa, non fondi per l’acqua in Africa, non fondi che gli africani possano utilizzare come vogliono. Invece si ritrovano per raccogliere milioni di dollari da dedicare al cosiddetto aborto sicuro. La cosa più scoraggiante è che questi Paesi occidentali non si sono neppure curati di chiedere agli africani che cosa vogliono».
APG23
02/04/2017
La compagnia teatrale Apg23 Sicily sabato sera 1 aprile al cine-teatro Eliseo di S.Venerina (CT) ha rappresentato Vite in viaggio toccante spettacolo nato dal lavoro dei ragazzi stessi.
Il pubblico caldo, accogliente, numeroso ha meritato l'applauso degli attori! Chi l'ha detto che solo gli attori lo debbano avere?
Gli attori hanno voluto raccontare viaggi, con molta concretezza ed un pizzico di simpatia, un pochino particolari: viaggi senza speranza dove non si va in vacanza, ma si lascia casa e famiglia per affrontare, con un misero barcone, il deserto, il mare... senza trovare quello che si spera. Viaggi, di chi invece non può viaggiare e tanto lo vorrebbe, di ragazzi detenuti che affidano la voglia di evasione a lettere che scrivono agli amici della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Lo spettacolo ha aperto la rassegna teatrale DiversArtemente, il valore dell’arte nella disabilità ed emarginazione che è continuata domenica 2 aprile presso il salone multifunzionale della coop. Ro' La Formichina di S.Venerina (CT) con la tavola rotonda intitolata Uno, nessuno... tutti insieme!
Con l’aiuto delle relatrici si è affrontato il tema del teatro sociale: sono intervenute Giulia Innocenti Malini dell'università Cattolica di Milano (esperta in teatro sociale) ed Emanuela Frisoni (referente artistica per i progetti della Comunità Papa Giovanni XXIII).
Abbiamo conosciuto, attraverso il racconto di esperienze, bambini che, grazie a progetti teatrali, possono trascorrere nel carcere dove è detenuto il loro papà, momenti di gioco e di festa preparati dagli stessi papà; tossicodipendenti in programma che, a fianco di disabili, vivono momenti fortemente terapeutici sul palco e dietro le quinte nella preparazione di uno spettacolo; minori detenuti che scoprono, grazie alle emozioni del diventare attori, che sanno far ridere i bambini , che non è sempre necessario far paura per forza e che esistono le emozioni positive: «Neanche alla mia prima rapina ero emozionato così!» ha detto Alberto di 17 anni poco prima di entrare in scena.
Molte le provocazioni e le richieste:
Come operare con il teatro sociale nei quartieri a rischio? Come avviare altri progetti teatrali all'interno delle carceri siciliane?
Come condurre laboratori teatrali integrati nelle scuole dove, insieme agli operatori, possono entrare anche ragazzi diversamente abili adulti (accolti nei Centri diurni) a supporto dell'esperienza?
C'è tanto da fare e qualcosa è già partito.
Ma l'aspetto più stimolante è stato vedere giovani desiderosi di mettersi in gioco, di trovare nuove forme di comunicazione, di accettare di lasciarsi coinvolgere durante i laboratori esperienziali che, nel pomeriggio, hanno concluso il forte momento formativo, a cui hanno partecipato insieme gli attori "speciali" della nostra Compagnia teatrale integrata.
Ci siamo salutati con la promessa di vederci alla seconda puntata il 6 e 7 maggio di Uno, nessuno...tutti insieme! dove il tema centrale sarà la musica.
APG23
01/04/2017
Il 21 marzo 2014 scesero in strada 8000 persone in preghiera per le vittime della tratta e dello sfruttamento sessuale, in testa donne magistrati, giornaliste, atlete, parlamentari.
Venerdi 7 Aprile 2017 alle ore 19.30 presso il Ponte "Settimia Spizzichino" il popolo impegnato con e per le vittime di questa che don Oreste Benzi chiamava "una nuova schiavitù" parteciperà alla Via Crucis "Per le donne crocifisse" promossa in collaborazione con la Diocesi di Roma.
Tanti i testimonial dell'iniziativa: dal Sostituto Affari Generali Segreteria di Stato Vaticano, mons. Giovanni Angelo Becciu al ministro degli Esteri on. Angelino Alfano all'ambasciatrice del Kurdistan in Italia Rezan Kader; dal Segretario del gruppo PD alla Camera dei Deputati on. Caterina Bini, al Direttore della Direzione Centrale Affari Generali Polizia di Stato Filippo Dispenza; dall'ambasciatrice della Gran Bretagna presso la Santa Sede Sally Jane Axworthy al Magistrato - GIP del Tribunale di Roma Bernadette Nicotra.
Coordinatore dell'evento è don Aldo Buonaiuto intervenuto giovedì scorso nella trasmissione Nemo su Rai2, ricordando che anche il Papa ha a cuore le persone trafficate e le ha volute appositamente incontrare di persona la scorsa estate in una casa della Comunità di don Benzi a Roma perchè, come Gesù, vuole andare incontro ad ogni uomo, ad ogni donna, specie i più vulnerabili con lo stesso sguardo che aveva Gesù, uno sguardo di misericordia.
Le vittime del traffico di esseri umani sono nel mondo 21 milioni e in Europa si tratta per il 67% di donne e minori trafficati ai fini di sfruttamento sessuale. In Italia secondo i dati della Comunità Papa Giovanni XXIII in particolare ci sono tra le 75.000 e le 120.000 vittime della mercificazione del corpo, sulle nostre strade e nella prostituzione indoor provenienti da Nigeria, Romania, Albania, Cina e sud America. La stragrande maggioranza non è imprenditrice di se stessa ma deve i suoi guadagni agli sfruttatori coinvolti in un traffico di esseri umani che in Europa secondo i dati dell'Europol è al terzo posto per proventi dopo il traffico di armi e di droga. Solo nel 2015 gli affari illeciti avevano permesso ai trafficanti di guadagnare più di 6 miliari di euro.
L'evento promuove la Campagna Questo è il mio corpo lanciata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII lo scorso luglio a Montecitorio a sostegno della proposta di legge di Modifica dell'art.3 della Legge Merlin, volta a sanzionare i clienti.
In alto un'illustrazione tratta dalla copertina del libro "Trattate male", Bastianetto, Chiola, Round Robin Editrice
Sostieni la Comunità Papa Giovanni XXIII e aiutaci a liberare le ragazze schiavizzate.
Possiamo davvero mettere fine a questa moderna schiavitù.
APG23
31/03/2017
Da Modena a Cesena fino a Bologna sono diverse le voci a confronto sul tema della vita nascente e del fine vita, in questi primi giorni di primavera.
Il 24 marzo a Cesena si è tenuto l’incontro dal titolo Sì alla Vita - La dignità della Vita in ogni fase e condizione, organizzato in collaborazione con i Centri di aiuto alla vita e l’Associazione Genitori Ragazzi Down. Luca Russo, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII e papà di casa famiglia, che con sua moglie Laura condivide la vita con bimbi portatori di handicap e cerebrolesi, ha portato la sua testimonianza raccontata anche nel libro L'eutanasia di Dio. Ha sottolineato che la vita, anche quella più fragile, è sempre vita ed è sempre dono. «Non possiamo archiviarla con un'eutanasia di Stato, come una sorta di darwinismo sociale». Accanto a lui è intervenuto anche Giampaolo Casalini, medico anestesista rianimatore, che, parlando del dibattito che scuote il Paese riguardo alla legge sul testamento biologico, ha proposto alcune riflessioni sul tema delicato del fine vita e sulle domande che interpellano ogni coscienza. La vita in qualunque condizione del corpo e della mente è da considerare vita e degna di essere vissuta? Può l’esperienza della condivisione contribuire a portare questa condizione di infermità o disabilità e magari a offrire un ulteriore senso e un significato in questi particolari momenti o condizioni? L’attuale proposta legislativa non rischia di creare un ostacolo alla maturazione del senso della propria vita e della propria storia dato che un testamento è qualcosa di scritto che non si può cambiare?
Domenica 26 marzo a Modena circa 400 persone hanno camminato per esprimere il loro Sì alla vita lungo le vie del centro cittadino. Tra gli interventi più significativi quello di Enrico Masini, referente del Servizio Famiglia e Vita della Comunità Papa Giovanni XXIII che ha ricordato come don Oreste Benzi 20 anni fa aveva voluto «uno specifico Servizio Maternità Difficile e Vita che aiutasse l’intera Comunità Papa Giovanni XXIII ad accogliere gestanti con difficoltà tali da sentirsi indotte a chiedere la soppressione del proprio figlio». E che siamo chiamati a pregare, agire e gridare «per ogni gestante in difficoltà, per ogni papà in crisi, per ogni piccolo o piccola sorellina ancora nel seno materno e a rischio di essere fatta a pezzettini». Ha inoltre ricordato due importanti proposte lanciate lo scorso anno dal presidente Giovanni Paolo Ramonda: riconoscere come lavoro a tutti gli effetti le cure materne fino ai 3 anni del bambino con contributi e stipendio e sperimentare una moratoria dell’aborto. Anche Fausto Roncaglia, farmacista, vicepresidente dei Farmacisti Cattolici Italiani, ha testimoniato con coraggio cosa significa l’impegno a difesa della vita nel proprio lavoro: «La legge italiana chiama farmaci quei prodotti che uccidono, ma non sono farmaci, sono vere e proprie armi chimiche, sistemate nelle cassettiere e negli scaffali delle farmacie (pillola del giorno dopo, pillola dei 5 giorni dopo…). E se un farmacista si rifiuta di vendere questi prodotti, che sono dei veri e propri pesticidi umani, può essere denunciato, processato e condannato. Quindi facciamo obiezione con il rischio di essere denunciati, di essere licenziati, di non essere assunti se obiettori. Qualche collega per potere mantenere la famiglia è stato costretto a cambiare tipo di lavoro».
Il 1 aprile sarà la volta di Bologna. Il tema del sostegno alla vita nascente nelle mamme adolescenti sarà il centro della riflessione nel Convegno promosso dalla Direzione Generale Cura della persona, Salute e Welfare della Regione Emilia-Romagna, dal titolo Gestanti adolescenti: relazione di aiuto e accoglienza in famiglia, la Comunità Papa Giovanni XXIII porterà il proprio contributo con la testimonianza di Franca Franzetti, referente per l’accoglienza gestanti e responsabile Casa Famiglia Santa Paola, Roncofreddo (FC).
APG23
29/03/2017
Nel raccontarvi dell’attività che nostro ufficio di Ginevra (presenza della Comunità Papa Giovanni XXIII all'ONU) ha portato avanti durante la 34ª sessione del Consiglio dei Diritti Umani (27 febbraio – 24 marzo 2017), questa volta vorremmo scrivervi del panel/tavola rotonda che si è tenuta il 9 marzo 2017 tra un gruppo di esperti e le delegazioni di tutti gli Stati. Il tema della tavola rotonda era la mortalità materna e le malattie correlate con particolare attenzione a quali misure e azioni concrete si possono metter in campo per ridurre drasticamente la mortalità delle mamme durante il parto e le malattie correlate alla gravidanza ed al parto stesso.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità all’incirca 830 mamme muoiono ogni giorno per complicanze o malattie legate alla maternità o al parto e il 99% di queste morti si verificano nei paesi più poveri, soprattutto nell’Africa sub-sahariana ed in sud Asia.
Con un intervento scritto e un intervento orale, co-firmato anche da altre 11 Associazioni, noi di APG23 abbiamo sottolineato come «le principali cause della mortalità materna sono riconducibili a tre diversi tipi di ritardi:
il ritardo delle donne incinte, delle loro famiglie e comunità nel cercare assistenza al momento del parto
il ritardo con cui la partoriente riceve assistenza a causa delle condizioni delle strade, dei trasporti o per la mancanza di posti-letto in ospedale;
il ritardo nel ricevere cure adeguate a causa di differenti carenze infrastrutturali (mancanza di medicine, di apparecchiature mediche adeguate, di energia elettrica)».
Per ridurre drasticamente la mortalità materna, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, occorre quindi agire sulle cause profonde di questi ritardi, permettendo uno sviluppo integrale e duraturo di quei paesi.
Con il nostro intervento abbiamo quindi sollevato pubblicamente una domanda: «Non pensate che l’implementazione del Diritto allo Sviluppo, funzionale alla creazione di un ambiente nazionale ed internazionale che favorisca lo sviluppo complessivo, potrà essere cruciale per migliorare i servizi sanitari soprattutto nei paesi più poveri ed avrà un considerevole impatto sui fattori sociali che influenzano la salute con enorme impatto sulla mortalità materna e le malattie connesse?» (vedi minuto 1:32:10).
Questa domanda ha trovato una risposta nelle considerazioni conclusive di una degli esperti invitati al panel/tavola Rotonda, la dr.ssa F. Bustreo – rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità - che, riprendendo proprio il nostro intervento, ha chiarito con un esempio come: «Un donna che abbia bisogno di un parto cesareo, magari proprio di sabato notte, ha bisogno di trovare un mezzo di trasporto per l’ospedale e poi occorre che in quell’ospedale ci sia elettricità, acqua pulita ed attrezzature idonee altrimenti non possono essere garantite le condizioni necessarie a salvarle la vita; tutti questi fattori (trasporti, energia, strutture ed acqua pulita) sono tutti aspetti dello sviluppo, sono tra loro connessi e influenzano decisamente la mortalità materna» (video al minuto 2:42:16).
Questo rinforza la nostra tesi: la mortalità materna e le complicanze o malattie legate alla maternità o al parto si sconfiggono soprattutto con lo strumento chiave del Diritto allo Sviluppo.
APG23
27/03/2017
«Stavo scontando la mia pena nel carcere minorile dopo aver compiuto vari reati. Nessuno mi aveva mai detto che anche io avevo delle capacità positive. Ma durante lo spettacolo teatrale conclusivo del laboratorio, me lo ricordo bene, i bambini si erano messi a ridere sulle mie battute. Capii che anche io potevo valere qualcosa»: racconta Ernesto.
Il giovane, che oggi ha 26 anni, è stato accolto in alternativa al carcere in una casa famiglia di Catania della Comunità Papa Giovanni XXIII, prima di ritornare in società e di ricominciare a sognare un futuro. L’anno scorso ha potuto ricostituire la propria famiglia, ed ora ha un bel bambino. La sua storia verrà portata sabato 1 e domenica 2 aprile nel weekend di eventi che coniugheranno teatro, disabilità e marginalità, e che si terranno a Santa Venerina in provincia di Catania.
Laura Lubatti, mamma della casa famiglia, lo racconta in occasione della giornata mondiale del teatro del 27 marzo: «Mentre era accolto nella nostra casa Ernesto continuava a partecipare ai laboratori artistici e di recitazione, insieme ad alcuni ragazzi disabili; era stupito del fatto che all’inizio sembrava che loro avessero bisogno di lui, ma che alla fine chi aveva imparato qualcosa era stato lui stesso».
La performance teatrale Vite in viaggio aprirà sabato sera gli appuntamenti; protagonisti saranno ragazzi che, nonostante disabilità ed emarginazione, metteranno in gioco i propri limiti. Nella giornata di domenica la regista Emanuela Frisoni della compagnia Piccola Piazza d’Arti di Rimini, insieme con la docente Giulia Innocenti Malini dell’Università Cattolica di Milano, condurranno l’approfondimento sull’approccio alla marginalità attraverso il teatro. Illustreranno il metodo di lavoro della compagnia teatrale integrata.
L’evento si inserisce nella rassegna artistica DiversArtemente, che giunge così alla sua seconda edizione, organizzata in provincia di Catania dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Con tre weekend Uno, nessuno...tutti insieme! approfondirà il valore dell'arte nella disabilità ed emarginazione.
PROGRAMMA del primo appuntamento
Sabato 1 aprile
presso teatro Eliseo, via V. Emanuele, 273, Santa Venerina (CT).
ore 20.30 “Vite in viaggio”
Domenica 2 aprile
presso cooperativa Ro' la formichina, via don Benzi 2, Linera di Santa Venerina (CT)
ore 09.30 tavola rotonda
ore 13 pausa pranzo
ore 14.30 laboratori
ore 17 conclusione
Seguiranno il 6-7 maggio un weekend dedicato alla musica, e il 10-11 giugno un weekend dedicato alla danza.
La Comunità Papa Giovanni XXIII accoglie in Sicilia circa 60 persone, all'interno di 10 case famiglia; circa 50 degli accolti hanno una disabilità, anche grave, di tipo fisico o intellettivo.
Spiega Laura Lubatti: «Nelle nostre attività di recupero e riabilitazione l'arte assolve a due compiti fondamentali nel dare voce a chi non ce l'ha: propone nuove modalità di espressione; permette poi di parlare con il sorriso di temi sociali anche pesanti. A chi è recluso, che ha così tanto da raccontare, il teatro permette di esprimersi forse per la prima volta in modo costruttivo».
Per partecipare è richiesta l'iscrizione, chiamando ai numeri: 340.6552455, 348.4767073
Scarica la locandina.
Scarica il volantino.
Scarica le foto di repertorio.
APG23
27/03/2017
È da 55 anni che ogni primavera, nella data del 27 marzo, si svolge la Giornata Mondiale del Teatro. È l’occasione buona per parlare di una lodevole iniziativa promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII a favore dei giovani profughi accolti a Reggio Calabria nella Casa Ss. Annunziata e nella casa canonica della parrocchia di Cannavò Riparo di don Nino Russo. Il progetto è quello di realizzare uno spettacolo teatrale intitolato “Alithia” che nella lingua grecanica parlata nei dintorni di Reggio Calabria, significa “Verità”. Paolo Campolo, pittore e membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme a Maria Gurnari, attrice di teatro, sono gli ideatori di questo progetto e da ottobre 2016 propongono laboratori teatrali, musicali e pittorici ai ragazzi minori non accompagnati sbarcati a Reggio Calabria.
«Al porto di Reggio Calabria nel 2016 sono sbarcate circa 15mila persone» racconta Paolo Campolo, «a volte arrivano anche 300 persone in un solo giorno. Addirittura una volta sono sbarcate 900 persone… Col tempo le varie associazioni che aiutano i migranti che arrivano (Caritas, Protezione Civile, Prefettura e varie associazioni di volontariato) si sono strutturate per intervenire nel migliore dei modi, soccorrendo i malati, portando all’ospedale chi era in condizioni gravi, portando i minori in case come la nostra, dove l’ambiente è più adatto alla loro situazione». Tanti di loro sono bambini, adolescenti, ragazzi: oltre dar loro cibo e vestiario e scuola, è fondamentale coinvolgerli in attività che li aiutino a rielaborare l’esperienza traumatica di aver lasciato la loro famiglia, la loro cultura, i loro affetti per essere catapultati in una nuova realtà. L’arte può essere uno strumento che avvicina le persone e le aiuta a comunicare tra loro.
Paolo Campolo, che sta coinvolgendo i ragazzi nella realizzazione della scenografia dello spettacolo, dice: «Abbiamo iniziato i laboratori artistici costruendo un albero, che inizialmente aveva una funzione solamente scenografica: sotto quest’albero avviene la decisione della partenza e all’arrivo ricompariva in scena per ricordare le origini della partenza. Mentre quest’albero prendeva forma, ha assunto sempre di più la funzione di ricordare l’aspetto della famiglia, dell’uomo, della persona, del diritto, diventando un elemento centrale… stava abbandonando una funzione puramente scenografica, e stava assumendo un significato molto più importante. Ha una chioma ha 3 metri di diametro, quando l’abbiamo finito abbiamo deciso di montarlo in piazza a Cannavò (il fusto si compone di 3 parti, poi ci sono le foglie) per vedere com’era venuto. Abbiamo lavorato con musiche senegalesi di sottofondo, è stato un momento di sensibilizzazione anche per i cittadini. Prossimamente inizieremo la costruzione di un barcone, che rappresenta il loro viaggio, e di due grossi libri, simbolo dei diritti umani e dei diritti dei fanciulli. L’obiettivo del progetto è creare integrazione: questo percorso artistico/teatrale potrebbe essere un momento di incontro e coinvolgimento anche dei nostri giovani».
APG23
24/03/2017
Un anno fa quasi quattrocento persone hanno scelto di “metterci la faccia” e di scendere in strada, di camminare per le vie del centro storico di Modena in una preghiera pubblica per la vita nascente, mostrando coi fatti che hanno a cuore il destino dei più piccoli e delle loro mamme.
Anche quest'anno verrà riproposta questa preghiera: domenica 26 marzo 2017, alle 18, in Largo Porta Sant'Agostino, a Modena,
Un aspetto tutt’altro che secondario è che questa fiaccolata per la vita nascente è un momento ecumenico, dove cattolici, ortodossi ed evangelici si ritrovano insieme a pregare e a chiedere che tutta la società dedichi più attenzione alla vita e alla dignità dei nascituri. Davvero questi piccoli riescono ad abbattere i muri di separazione e in questo modo aiutano tutti a costruire in modo concreto la pace.
Infatti la novità di questa preghiera, nata da un'idea della Comunità Papa Giovanni XXIII, e fatta propria da una trentina di associazioni ecclesiali della Diocesi nel 2016 è che per la prima volta è stata una preghiera ecumenica. «Una modalità – dice padre Costantin Totolici, della Chiesa ortodossa rumena - che ci ha fatto scoprire che l'essere uniti in preghiera rende più efficace e credibile questa invocazione, che deve crescere per superare le tante resistenze umane che ancora ostacolano la piena accoglienza della vita nel suo germoglio.
L’anno scorso, il 6 aprile 2016, in prossimità della solennità dell'Annunciazione, giorno del concepimento di Gesù, data che stava a cuore a don Oreste Benzi, al centro della Fiaccolata per la vita nascente ci sono state le testimonianze di Annamaria e Francesco che hanno accolto la piccola Maddalena, dicendo no all'aborto, pur sapendo che loro figlia sarebbe vissuta solo poche ore fuori dal grembo, e quelle di Diana, che ha condiviso il suo cammino di sofferenza e di rinascita dopo un aborto. Molto apprezzate le parole di padre Constantin Totolici, della Chiesa ortodossa rumena: «La vita è il più grande dono che abbiamo da Dio, a lui appartiene. Perciò la scelta che un bambino viva o muoia non appartiene alla madre o al padre, ma solo a Dio. Infatti, il dono di un bimbo nel grembo viene dall'alto, non l'hanno creato solo i genitori
Ma la Preghiera per la vita nascente non si ferma qui. E in altre quattro città italiane si rifletterà sulla dignità di ogni vita dal concepimento alla morte da oggi fino a domenica. Ecco tutti gli appuntamenti.
FAENZA: VENERDÌ 24 MARZO, nella Solennità dell’Annunciazione si terrà la S. Messa alle ore 19.00 presso la Chiesa B.V. del Paradiso. Vai al volantino
FORLI': VENERDÌ 24 MARZO, Veglia per la Vita presieduta dal Vescovo S.E. Mons. LINO PIZZI alle ore 20.45 presso la Chiesa di S. Benedetto. Vai al volantino
CESENA: VENERDI' 24 MARZO ore 20,00 S. Messa presso la Parrocchia di Chiaviche. A seguire alle ore 21,00 si terrà l’incontro testimonianza "Sì alla Vita - La dignità della Vita in ogni fase e condizione" con la partecipazione di LUCA RUSSO papà della Casa Famiglia di Assisi e GIAMPAOLO CASALINI medico anestesista rianimatore dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Vai al volantino
RIMINI: Sabato 25 marzo nel ventesimo anniversario della nascita del Servizio Maternità Difficile, presso la Parrocchia della Risurrezione Don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità di don Benzi, celebrerà la S.Messa alle ore 16.30. Saranno ricordati anche i bambini saliti al cielo prima di venire alla luce.
APG23
23/03/2017
«Ogni bambino ha diritto a nascere e ad essere accolto dalla nostra società. Il messaggio principale che ci unisce è che è possibile accogliere la vita anche in situazioni di difficoltà»: una trentina di associazioni e comunità cattoliche, ortodosse ed evangeliche insieme invitano la cittadinanza alla quarta "Fiaccolata per la vita nascente" che avrà luogo domenica 26 marzo a Modena. Il momento di preghiera, realizzato con il supporto dell'Ufficio per la Pastorale Familiare dell'Arcidiocesi di Modena — Nonantola, percorrerà le vie del centro con partenza alle 18 da Largo Porta Sant’Agostino.
La data scelta ricorda l'Annunciazione di Gesù. Andrea Mazzi della Comunità Papa Giovanni XXIII è fra gli organizzatori: «È bello scoprire che l'interesse per questi bambini e per i loro diritti non è patrimonio di una singola associazione o comunità ecclesiale, ma che il cuore di tanti batte per loro. Scegliamo insieme di promuoverne i diritti e di sostenere e valorizzare le mamme in difficoltà».
Fra le testimonianze saranno presenti quella di una mamma che ha accolto la vita in una situazione difficile a causa della malattia, quella di un volontario che incontra le gestanti, quella di un farmacista obiettore di coscienza. Il momento conclusivo in Piazza Roma vedrà i saluti delle autorità civili e religiose, con la presenza dell’Arcivescovo di Modena — Nonantola Mons. Erio Castellucci.
Nell'edizione 2016 erano stati centinaia i fedeli di diverse appartenenze che avevano partecipato: vedi il video.
Scarica il volantino dell'edizione 2017.
APG23
23/03/2017
Un pulmino per la Comunità Papa Giovanni XXIII grazie al Progetto Carta Etica di UniCredit, che si alimenta attraverso l’UniCreditCard Flexia Etica, carta di credito che, senza costi aggiuntivi per i clienti, destina il 2 per mille di ogni spesa effettuata ad un fondo destinato a iniziative e progetti di solidarietà sociale. Il mezzo verrà utilizzato per consentire gli spostamenti degli ospiti della nuova Casa per Rifugiati Maria Madre della Misericordia, aperta a Cesena.
Tutto inizia con la proposta della Diocesi di Cesena – Sarsina, che ha messo a disposizione la canonica della frazione di Bagnile per l’apertura di una Casa per Rifugiati, affidata alla Papa Giovanni XXIII. 10 il numero massimo di ospiti, a cui si aggiungono i volontari che vi risiedono. Le persone accolte fino a questo momento provengono dai Paesi più svariati (Bangladesh, Nigeria, Mali…); alcuni di loro hanno già intrapreso soluzioni di vita autonoma, altri rimangono in attesa della definizione del loro status.
Si intensifica dunque la presenza della Papa Giovanni XXIII sul territorio romagnolo: sono più di 80 le sue realtà, considerando anche le sedi di cooperative da essa promosse, che rispondono alla richiesta di aiuto di tante persone, dai minori alle ragazze madri, dalle vittime di tratta agli ex detenuti.
Ad oggi, grazie alla collaborazione in essere con gli enti locali, in Romagna sono state aperte numerose strutture dedicate ai profughi: nel riminese, a Predappio, Faenza, Forlì – ultima è quella di Cesena, inaugurata a lavori non ancora ultimati, nella fretta di rispondere all’emergenza di chi aspettava di essere accolto.
Nella fase di avvio del progetto si è utilizzato un vecchio pulmino, che ben presto è stato necessario sostituire. Il mezzo è infatti indispensabile alla vita della Casa per Rifugiati: gli ospiti vengono accompagnati non solo negli uffici pubblici come Questura, Prefettura, Servizi Sociali e Sanitari, ma anche a scuola per i corsi di italiano, a momenti di socializzazione sportivi o culturali, e successivamente nella ricerca di una sistemazione abitativa e di un impiego.
Attraverso il suo Progetto Carta Etica, che ha reso possibile l’acquisto del nuovo mezzo di trasporto, UniCredit dimostra nei fatti di essere una banca vicina alle istanze sociali del territorio, capace di provvedere costruttivamente e in maniera sostenibile ai crescenti bisogni di realtà che lottano contro l’emarginazione, come la Comunità Papa Giovanni XXIII. «Il sostegno di enti come UniCredit è vitale per noi», dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Papa Giovanni XXIII, «poiché oltre a permetterci di potenziare i mezzi messi a disposizione di chi ha bisogno e sviluppare nuovi progetti, ci dimostra che quello verso i poveri e i piccoli è un impegno comune, e che non siamo i soli a credere in un mondo più giusto, da costruire insieme».
La Casa per Rifugiati si inserisce inoltre in un progetto di respiro nazionale: l’Italia vive infatti uno stato di perenne emergenza in relazione ai migranti che fuggono da guerre, fame e persecuzioni. Negli ultimi tre anni il numero dei richiedenti asilo e dei rifugiati sbarcati nel nostro Paese ha avuto un’impennata – si è passati dai 42.925 del 2013 ai 181.436 del 2016 (dati Fondazione Ismu e Ministero dell’Interno).
La Comunità Papa Giovanni XXIII, che da sempre rivolge il suo interesse a chi si trova in situazioni di disagio e vulnerabilità, si è aperta fin da subito alla collaborazione con le istituzioni e gli enti che operano nel medesimo campo. Sono nate così risposte di vario genere, in primo luogo con la partecipazione alle attività di primo soccorso durante gli sbarchi a Reggio Calabria, quindi con l’accoglienza in case famiglia e comunità già esistenti, e in ultimo con l’avvio di nuove strutture espressamente dedicate ai migranti, che hanno bisogni particolari, vissuti difficili e ferite profonde.
«Ogni nostro intervento conserva la cifra caratteristica della nostra Comunità, vale a dire la condivisione diretta di vita», aggiunge Giovanni Ramonda, «è una scelta improntata alla fraternità, per cui i membri della Papa Giovanni XXIII e i volontari vivono costantemente con le persone accolte, condividendo gli spazi ed i ritmi quotidiani. La prospettiva con cui guardiamo ai migranti, inoltre, non è puramente assistenziale, ma vogliamo prenderci cura dei percorsi di vita delle persone accolte, cercando di accompagnarle con competenza nella conquista dell’autonomia e di un ruolo sociale attivo».
Vedi le foto.
APG23
20/03/2017
Dal 17 al 19 marzo si è svolto il Corso Missioni rivolto a tutti i giovani interessati a fare un’esperienza in una delle realtà all’estero della Comunità Papa Giovanni XXIII.
La sede in cui si è svolto il Corso è un valore aggiunto alle tante preziose informazioni proposte in quei giorni: la Casa Ss. Annunziata a Reggio Calabria per minori profughi non accompagnati.
I partecipanti al Corso, ancor prima di partire per la missione, hanno potuto avere un “assaggio” di culture e mondi diversi dal nostro, condividendo alcuni momenti conviviali con i 12 ragazzi accolti dalla Casa Ss. Annunziata: approdati a Reggio Calabria dopo un lungo viaggio, provengono da Gambia, Eritrea, Egitto, Nigeria, Etiopia e Costa d’Avorio. Il desiderio di vivere un’esperienza forte in missione, si è incontrato con la drammatica esperienza di chi è fuggito proprio da quei Paesi sfruttati.
Particolarmente significativo è stato l'incontro con don Nino Russo, sacerdote di Reggio Calabria, che ha raccontato la sua esperienza di missione (in Tanzania e poi in Belgio) presso gli immigrati italiani: quello che tanti profughi vivono nel nostro Paese oggi, anche noi italiani lo abbiamo vissuto e lo viviamo all’estero.
Tra le tante testimonianze portate da missionari e membri di Comunità, una delle più coinvolgenti è stata quella di Adriana Parenti, 83 anni, mamma e nonna che da un paio d’anni è il punto di riferimento per i ragazzini accolti: sposata, madre di 4 figli, dopo la perdita del marito ha scelto di fidarsi di don Benzi che l’ha mandata in missione in Brasile, dove ha condiviso la vita per 7 anni con bambini e ragazzi in situazioni di disagio. Il suo entusiasmo e la sua disponibilità a mettere in discussione tutto per vivere con 12 adolescenti stranieri, ha contagiato i partecipanti del Corso.
Il Corso è stato un percorso che ha accompagnato i giovani partecipanti verso una visione più realistica dell’esperienza in missione: dal partire convinti di “andare ad aiutare”, all’arrivare all’umiltà di “capire di non capire”, consapevoli che il periodo vissuto all’estero sarà prima di tutto un’esperienza utile nella propria crescita personale.
Prossimo appuntamento: i giorni 19,20 e 21 maggio a Cattolica (Rn).
foto di Pietro Strada
APG23
16/03/2017
Il 14 marzo 2017, alla 34a sessione del Consiglio dei Diritti Umani di Ginevra si è svolto il dialogo interattivo con la Commissioni Indipendente di Inchiesta sulla Siria.
Noi dell’ufficio APG23 di Ginevra abbiamo portato la voce dei profughi siriani con cui i volontari di Operazione Colomba (Corpo civile di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII), condividono la vita nei campi profughi nel nord del Libano. Abbiamo preparato un intervento scritto che riporta il testo preparato da questi fratelli e sorelle Siriani che da 6 anni convivono o sopravvivano alla guerra nel loro paese. Abbiamo anche dato loro voce (vedi video minuto 02:14:27) durante il dialogo con gli Stati e con i tre rappresentanti della commissione d’inchiesta presenti nella sala XX del Consiglio dei Diritti Umani.
Abbiamo chiesto pace per la Siria e lo abbiamo fatto riportando le loro parole:
I volontari di Operazione Colomba con un gruppo di profughi siriani
«Il nostro paese (la Repubblica Araba Siriana) non è un campo di battaglia per i poteri che vogliono controllarlo e non appartiene a chi crede nella violenza ed è pronto ad uccidere per imporre la sua supremazia; il nostro paese è un paese d’incontro e di pace che appartiene a tutte le persone che lo amano».
Abbiamo ricordato a tutti i delegati degli Stati la frase con cui Papa Francesco ha chiuso il suo messaggio per il cinquantesimo anniversario della Giornata internazionale della pace:
«Che siano la carità e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali. Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme».
Abbiamo chiesto la pace per la Siria e una soluzione del conflitto che parta proprio dalla nonviolenza come stile diplomatico.
Significativo è stato l’intervento della Santa Sede che, sempre durante il dialogo con la Commissione Inquirente sulla Siria, ha chiesto la pace per questo paese ed un processo di pacificazione che si fondi sul perdono e sulla riconciliazione.
La Pace e il Diritto Umano alla Pace è stato anche il tema di un altro nostro intervento orale durante il dibattito generale svoltosi con l’Alto Commissario per i Diritti Umani il 9 marzo 2017 (video al minuto 1:08:17). Per celebrare e ricordare a tutti l’adozione avvenuta il 19.12.2016 da parte dell’Assemblea Generale ONU a New York di una nuova dichiarazione sul diritto alla Pace (A/RES/71/189) abbiamo preparato un intervento orale congiunto che è stato sottoscritto da altre 22 organizzazioni della società civile. Con questo intervento orale abbiamo cercato di suggerire agli Stati che questa nuova Dichiarazione ONU sul Diritto umano alla Pace rappresenta un passo avanti ma non può finire tutto in un semplice pezzo di carta.
Ora occorre tradurre la pace in istituzioni concrete che lavorino a livello nazionale e internazionale e diffondano una cultura della pace; infrastrutture che a livello locale già esistono nei comitati per la pace dei vari comuni italiani e che potrebbero concretizzarsi in un vero e proprio Ministero della Pace come noi della Comunità Papa Giovanni XXIII chiediamo da tempo.
Il nostro intervento è stato poi ripreso dalla fondazione Paz Sin Fronteras, la Fondazione di Juanes e Miguel Bosé che tanto si è spesa per il riconoscimento del diritto alla pace come diritto umano.