APG23
11/05/2017
“EveryDay Resistance” è il titolo dell’incontro pubblico che si è tenuto l’11 maggio presso il CEIS (Centro Educativo Italo Svizzero) a Rimini. Il protagonista della serata è stato Hafez Huraini, fondatore del Comitato popolare di resistenza nonviolenta delle colline a sud di Hebron, in Cisgiordania. Huraini ha parlato della sua esperienza di palestinese che vive in un territorio sottoposto al controllo di Israele e dove i coloni si accaniscono contro la popolazione locale.
L’evento è stato promosso da EducAid e da Operazione Colomba della Comunità Papa Giovanni XXIII .
«In un periodo in cui l’Islam viene associato troppo spesso a violenza e terrorismo, vogliamo dare visibilità a esperienze che da anni si impegnano nel promuovere il dialogo e la resistenza nonviolenta. – dichiara Riccardo Sirri, direttore di EducAid - È importante farlo anche valorizzando il ruolo della comunità islamica sul nostro territorio. EducAid è una ONG che lavora da 15 anni in Palestina in ambito educativo e in quello della disabilità. Sosteniamo questa iniziativa perché è un modo di costruire una rete di pace, dando voce tutti insieme alle vittime della violenza che hanno scelto di reagire con la forza delle nonviolenza. Sono loro le voci più credibili».
«È una testimonianza – gli fa eco Antonio de Filippis di Operazione Colomba - che insegna che per lottare contro l'occupazione di Israele non c'è solo la violenza oppure la rassegnazione di chi pensa non si possa fare niente. C'è una terza via che sta prendendo piede ed è molto efficace. Sono esperienze poco conosciute, invisibili e silenziate dai media, per questo dobbiamo farle emergere».
E mentre eventi come questo cercano di diffondere una cultura della pace, dall'altra parte le autorizzazioni del Parlamento italiano alla vendita di armi all’estero sono cresciute vertiginosamente: 14,6 miliardi di euro (+85% rispetto al 2015, +452% rispetto al 2014). I dati emergono dalla relazione inoltrata al Senato il 27 aprile scorso, in applicazione della legge 185/90. Gli armamenti e i sistemi d’arma italiani finiranno in 82 Paesi del mondo con il rischio di andare a rifornire regimi autoritari che vanno ad infiammare le regioni di maggior tensione del pianeta.
La Relazione annuale evidenzia soprattutto la commessa di 28 Eurofighter della Leonardo al Kuwait del valore di 7,3 miliardi di euro. Proprio il Kuwait (7,7 miliardi) è al primo posto tra i paesi destinatari di armamenti italiani, seguito da Gran Bretagna (2,5 miliardi), Germania (1,1 miliardi), Francia (574 milioni), Spagna (444 milioni), Arabia Saudita (427,5 milioni), Usa (380 milioni), Qatar (341 milioni), Norvegia (226 milioni) e Turchia (133,4 milioni).
«Al di là del preoccupante livello raggiunto dalle autorizzazioni all'export militare e della problematicità di alcuni Paesi destinatari, l'elemento che maggiormente ci preoccupa riguarda la soddisfazione sia della Presidenza del Consiglio che del Ministero degli Esteri per l'aumento delle vendite di armamenti italiani – commenta Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo (della quale anche la Comunità Papa Giovanni XXIII fa parte)–. In realtà il ruolo del Governo, e in particolare dell'UAMA (Unità per Autorizzazione dei Materiali d'Armamento), sarebbe quello di controllore al fine di rilasciare autorizzazioni in linea con i principi della Legge185/90, non di sponsor dell'industria militare».
Il rischio di una industria bellica che alimenta i conflitti per aumentare i guadagni è fin troppo evidente.
APG23
09/05/2017
Giovedì 11 maggio alle ore 20,45 nell'auditorium CariRomagna di via Flavio Biondo 16 a Forlì interverranno il pedagogista Andrea Canevaro e gli insegnanti Ferdinando Ciani e Lucia Bolcato che da anni sperimentano nella scuola pubblica la Pedagogia del gratuito .
Dopo gli appuntamenti delle scorse settimane che hanno avuto come ospiti Cristina Petit, Mons. Erio Castellucci, Riziero Zucchi e Lubiano Montaguti, si conclude, con un incontro di approfondimento della proposta educativa , la rassegna Educare, verbo delicato.
Daniele Severi , responsabile di zona per la Comunità Papa Giovanni XXIII spiega: « Devono venire i genitori , perché un conto è scegliere per l'anno prossimo come scuola una struttura, ben altra cosa è scegliere il metodo con il quale i bambini impareranno a guardare il mondo, le cose, gli altri. Esiste una pedagogia in grado di coltivare il talento di ciascuno , la creatività, la capacità di affrontare l'imprevisto, di capire la realtà, di assumersi le proprie responsabilità. La scuola deve essere capace di infondere fiducia: in classe l'errore e lo sbaglio non fanno paura, ma sono vere occasioni di crescita. Non dimentichiamolo: il metodo scolastico incide sul futuro dei propri figli».
Le serate sono organizzate dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con il patrocinio della Diocesi di Forlì Bertinoro e l’adesione della Scuola Santa Dorotea, dell’Azione Cattolica diocesana, della cooperativa sociale Paolo Babini, di Agesc e di altre realtà del territorio.
Per sperimentare nella pratica gli spunti forniti genitori e bimbi dai 6 ai 12 anni potranno cimentarsi nei sabati 13 e 20 maggio nei “ Laboratori delle belle passioni ”, che si terranno dalle 16.30 nei locali della Scuola Santa Dorotea, in via dei Mille 1 a Forlì.
I relatori:
Andrea Canevaro, pedagogista di fama, ha ricoperto prestigiosi incarichi in Italia e all'estero, è stato direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'ateneo di Bologna. Autore di numerose pubblicazioni è direttore di riviste e membro di comitati scientifici editoriali.
Ferdinando Ciani, insegnante di scuola secondaria di primo grado, è promotore del “Manifesto della scuola del gratuito”. È autore di tre libri sull'argomento: “La scuola di Pinocchio”, “A scuola senza profitto” e “La scuola del Gratuito. Esperienze”.
Lucia Bolcato, insegnante di scuola primaria, sperimenta da anni la pedagogia del gratuito in un istituto statale. Formatrice Erickson del Metodo Analogico di Camillo Bortolato, è referente nazionale per l'ambito scuola della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Scarica il volantino e le foto: eventi Scuola a Forlì.
APG23
09/05/2017
«Con Elisa abbiamo un rapporto molto speciale, per noi è stata proprio una figlia, presa a cuore fin da subito. Si era presentata da noi come una adolescente, con un gran bisogno di essere seguita. E con lei ne abbiamo passate di tutti i colori: molte persone ci dissero di mandarla via, quando scoprimmo che era rimasta incinta. Ma alla fine l’amore trionfa». Lo racconta Fabiola Previtali, 45 anni, mamma della casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII che verrà inaugurata a Città S.Angelo in provincia di Pescara, in via della Sorgente 26, il 13 maggio alle 11. E l’amore ha trionfato, il figlio di Elisa compie 3 anni nei prossimi giorni.
Elisa quando venne ospitata da Fabiola Previtali e dal marito Gianni Cantelmi, che all’epoca erano una normale famiglia di Sulmona (AQ), aveva da poco compiuto 17 anni.
Rimasta incinta a causa di una relazione aveva deciso di abortire in segreto. Ma gli insegnanti della scuola avevano capito che qualcosa non andava, e l’avevano segnalato ai genitori affidatari. «Stai con noi, ti daremo una mano anche in questo, lascia che nasca», le aveva promesso Fabiola. Elisa (il nome è di fantasia) accettò.
Ma non tutti i pericoli erano passati per il bimbo: dopo la nascita era stato ricoverato un mese in ospedale per una grave infezione, seguita ad un attacco di meningite.
«Oggi ci pare impossibile essere qui ad iscriverlo, tutti insieme, al suo primo giorno di scuola materna, che comincerà a settembre. Ci commuove quando ci chiama 'nonni'. A volte gli scappa di chiamarci mamma o papà, ma noi preferiamo che abbia ben chiaro quali sono i ruoli educativi. Gli servirà per rielaborare il proprio vissuto, quando sarà grande».
Fabiola e Gianni sono arrivati a vivere in provincia di Pescara ormai da un anno, nella struttura messa a disposizione da Don Antonio Rapagnetta, sacerdote diocesano, e dalla sorella Paola. Qui la Comunità Papa Giovanni XXIII ha deciso di avviare la sua casa famiglia aperta a tutti. Adesso in famiglia sono in 12: c’è J. affetta da un grave ritardo mentale e vittima di crisi epilettiche, c’è un’altra mamma che ha appena dato alla luce il suo bambino.
All’inaugurazione saranno presenti fra gli altri il Vescovo di Pescara-Penne Mons. Tommaso Valentinetti, il Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII Giovanni Paolo Ramonda, il Sindaco di Città S.Angelo Gabriele Florindi. Alle 11 la Santa Messa verrà celebrata all’aperto, e seguiranno il taglio del nastro ed il rinfresco. La cittadinanza è invitata.
Nel pomeriggio si riunirà nella vicina parrocchia l’assemblea dei membri dell’Umbria, Marche e Abruzzo della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Scarica le foto ed il volantino della casa famiglia.
APG23
09/05/2017
Tanta gente diversa ma un unico cuore che batte al ritmo del più debole. Il 6-7 maggio scorso si è concluso anche il secondo appuntamento di “DiversArteMente: Uno, nessuno... tutti insieme” con focus sulla musica, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Sono stati due giorni intensi di emozioni, incontri, musica e parole.
Sabato 6 maggio, di sera nel centro storico e artistico di Catania, la piazza davanti al teatro Bellini si è animata di bambini, giovani e anziani, gente di diverse etnie e culture per far vibrare la città grazie al drum circle guidato e facilitato dai maestri Paolo Caneva e Salvo Farruggio. Tanta gioia e grandi emozioni. Festa per tutti!
Per due ore si è parlata la stessa lingua… un pensiero, fra tutti quello di un uomo tunisino che alla fine della serata ci ha detto: «Grazie! Questa è la pace... gente diversa che si diverte insieme».
Domenica 7 maggio è stato invece momento di relazioni e riflessioni su come attraverso il linguaggio musicale è possibile dare voce a chi sta spesso ai margini della società.
Paolo Caneva, docente di musicoterapia al conservatorio di Verona, ci ha introdotto al mondo del songwriting, mentre Salvo Farruggio, musicista, musicoterapista e papà di casa famiglia, ha condiviso con il pubblico le sue esperienze artistiche con (e tra) giovani detenuti e ragazzi con handicap. Il pomeriggio si è concluso con un laboratorio per i tanti bimbi, ragazzi e giovani presenti. Tante le persone incontrate e tante le domande venute fuori.
Grazie ai contributi dei relatori, dei partecipanti e al fluire di riflessioni nate da esperienze diverse, ci siamo portati a casa una domanda: «Perché vogliamo impegnarci in questa avventura?».
Il pensiero comune è che dobbiamo partire da noi stessi per poter parlare di vera integrazione, dobbiamo crederci e donare a chi incontriamo, oltre alla professionalità, entusiasmo, con la certezza che solo partendo da noi il lavoro diventa serio e credibile. La chiusura della giornata in realtà non c'è stata, ognuno è uscito con la certezza di avere ancora molto da imparare e che gli scenari su cui la musica ci potrebbe portare sono tanti.
Ci si è lasciati pieni di prospettive e di apertura alla ricerca di una motivazione profonda affinché la vera integrazione attraverso l'arte possa partire prima di tutto da un pieno coinvolgimento personale e comunitario.
APG23
05/05/2017
Una pace che ascolta chi non fa la guerra. L’idea di partenza è semplice e nuova: «perché al tavolo dei negoziati siedono solo rappresentanti di chi partecipa alla distruzione del nostro Paese?», dicono i nostri amici siriani. «Perché noi abbiamo solo la possibilità di scappare e non di mettere le nostre vite, le nostre idee, le nostre forze e speranze per fare una proposta di pace?»
«Siamo fuggiti dalla Siria, il nostro paese, perché non volevamo uccidere, né essere uccisi, abbiamo pagato un prezzo enorme per la nostra libertà, desideriamo vivere liberi e con dignità. E vogliamo tornare in pace nella nostra patria». Così Abu Rabia amico siriano, ora a Trento da un anno grazie ai corridoi umanitari, a tante persone che hanno aperto una strada dove prima non c’era. Ma come tante persone che hanno perso tutto e sono ricche solo della propria umanità, i nostri amici siriani hanno deciso di pensare in grande e hanno scritto una proposta di pace per la Siria. Noi volontari di Operazione Colomba, insieme a loro, raccogliendo le parole e i desideri di tornare a casa di tante persone, abbiamo pensato di proporre la creazione di zone umanitarie in cui non possano aver accesso eserciti e gruppi armati e una pace che definisca responsabilità e costruisca una Siria per chi non vuole la violenza. A novembre scorso, durante il primo incontro ufficiale, abbiamo presentato la proposta al vice presidente dell’Unione Europea Frans Timmermans, che ha detto di volerla incorporare nella proposta ufficiale della Ue. A marzo è stata presentata a Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. A giugno dovremmo presentarla a Roma alla Camera e organizzare, dove possibile e dove ci sono persone interessate a coinvolgersi, degli incontri per far conoscere l’appello.
Chiediamo a chi fosse interessato di coinvolgersi e contattarci per diffondere questo appello nelle forme che ognuno ritiene più alla sua portata: incontri pubblici, diffusione, sostegno alla presenza con i profughi in Libano, sostegno alle famiglie siriane accolte in Italia, disponibilità per l’accoglienza di nuove famiglie. Chi fa la guerra ha dalla sua la forza delle armi, dei soldi che servono a comprarle, della violenza. Chi vuole costruire una pace diversa da quella imposta dai bombardamenti e dalle uccisioni ha a disposizione la forza della solidarietà, la tenacia nell’affermare idee nuove ed aprire strade di cambiamento: un amore più forte della paura.
Mettiti subito in contatto con noi: operazione.colomba@apg23.org
Ecco la proposta:
APPELLO ALLA PACE IN SIRIA
Noi siriani, profughi nel nord del Libano, riuniti in organizzazioni ed associazioni, semplici cittadini e famiglie scampati alla morte e alla violenza, a cinque anni dall'inizio della guerra che ha distrutto il nostro Paese, viviamo a milioni senza casa né lavoro, senza sanità né scuola per i nostri figli, senza futuro.
Nel nostro Paese ci sono centinaia di gruppi militari che, con la sola legittimità data loro dall’uso della violenza e dal potere di uccidere, ci hanno cacciato dalle nostre case.
Veniamo ancora uccisi, costretti a combattere, a vivere nel terrore, a fuggire, veniamo umiliati e offesi. Ai tavoli delle trattative siedono solo coloro che hanno interessi economici e politici sulla Siria. A noi, vere vittime della guerra e veri amanti della Siria, l'unico diritto che è lasciato è quello di scegliere come morire in silenzio.
Ma noi, nel rumore assordante delle armi, rivendichiamo il diritto di far sentire la nostra voce, e insieme a coloro che ci sostengono e a chi vorrà unirsi al nostro appello.
CHIEDIAMO
La creazione di zone umanitarie in Siria, ovvero di territori che scelgono la neutralità rispetto al conflitto, sottoposti a protezione internazionale, in cui non abbiano accesso attori armati, sul modello, ad esempio, della Comunità di Pace di San José di Apartadò in Colombia. Vogliamo che siano aperti corridoi per portare in sicurezza i civili in pericolo fino alla fine della guerra e che tutti i rifugiati ritornino a vivere in pace e sicurezza nella loro Patria;
Che si fermi la guerra: che si fermino immediatamente i bombardamenti, che si blocchi il rifornimento di armi e che le armi già presenti vengano eliminate; che si ponga fine all'attuale assedio di decine di città siriane (www.siegewatch.org), che gli abitanti di queste città, senza cibo e medicine, siano assistiti immediatamente e posti in sicurezza;
Che siano assistite le vittime e sostenuto chi le soccorre: che siano liberati i prigionieri politici, ricercati i rapiti e dispersi; che siano soccorsi e assistiti anche in futuro i feriti e i disabili di guerra;
Che si combatta ogni forma di terrorismo ed estremismo, ma che questo smetta di essere, com'è ora, un massacro di civili innocenti e disarmati, che oltretutto alimenta il terrorismo stesso;
Che si raggiunga una soluzione politica e che ai negoziati di Ginevra siano rappresentati i civili che hanno rifiutato la guerra, e non coloro che hanno distrutto e stanno distruggendo la Siria;
La creazione di un Governo di consenso nazionale che rappresenti tutti i siriani nelle loro diversità e ne rispetti la dignità e i diritti. Vogliamo che sia fatta verità e giustizia sui responsabili di questi massacri, distruzioni, e della fuga di milioni di profughi, e lasciato spazio a chi vuole ricostruire. Vogliamo convocare ora le migliori forze internazionali, in grado di costruire convivenza e riconciliazione, per sostenere ed elaborare insieme a noi civili un futuro per il nostro Paese.
Promosso da: Operazione Colomba, Corpo Nonviolento di Pace dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.
Operazione Colomba è presente in Libano dal settembre 2013, a partire dall'aprile 2014 stabilmente nel campo profughi e nel villaggio di Tel Abbas, a 5 chilometri dal confine con la Siria. Dopo avere subito minacce e violenze da parte di alcuni libanesi del luogo, i rifugiati stessi del campo hanno chiesto ai volontari di Operazione Colomba di vivere insieme a loro, perché la presenza internazionale, civile e disarmata, dei volontari, rappresenta un forte deterrente all’uso della violenza. Per tre anni i volontari hanno condiviso direttamente la vita con i rifugiati nei campi del Libano. Questo ha permesso ad Operazione Colomba di raccogliere e farsi portavoce delle richieste fatte da rifugiati siriani, rappresentanti di altri rifugiati che sono scappati dalla guerra in Siria per non dover essere obbligati a combattere o essere uccisi.
APG23
04/05/2017
L’appuntamento è venerdì 5 maggio alle 18 per la partenza da piazza Dalmazia a Firenze. Camminata fino a Viale Guidoni, poi la staffetta transiterà per Campi Bisenzio (FI), Prato, Agliana (PT), Montecatini Terme (PT), Altopascio (LU), Lucca, Pisa e Vecchiano (PI), per concludersi a Viareggio (LU) il 6 maggio alle ore 18.
L'evento vuole sensibilizzare al tema della tratta degli esseri umani nel suo aspetto più evidente, quello della prostituzione. Verranno percorse alcune delle strade del sesso più importanti della regione. La staffetta è organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in collaborazione con un cartello di associazioni e con il patrocinio dei comuni di Firenze, Campi Bisenzio, Prato, Altopascio, Lucca, Pisa, Vecchiano e Viareggio. L’evento rientra nelle iniziative della campagna Questo è il mio corpo, lanciata lo scorso luglio.
L'esperienza delle unità di strada, degli operatori e dei volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII indica come unico modo per il contrasto a questa forma di schiavitù quello colpire la domanda, ovvero di scoraggiare il comportamento del cliente. Molte legislazioni europee già lo fanno (è il cosiddetto modello nordico per il contrasto della prostituzione), come quella francese da aprile 2016 e quella irlandese da marzo 2017. La campagna propone azioni per chiedere al Parlamento e al Governo italiani una legge che sanzioni il cliente, sostenendo in particolare la proposta di legge Bini (Atto Camera 3890, "Modifica all'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, concernente l'introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione”).
Segue il programma dell’evento.
venerdì 5 maggio
ore 18
Firenze, piazza Dalmazia
interventi di:
Stefania Saccardi, assessore regionale alla salute della Toscana
Sara Funaro, assessore al Welfare del comune
Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII
Mons. Andrea Bellandi, vicario generale della diocesi
Caterina Biti, presidente del consiglio comunale
Cristiano Balli, presidente Quartiere 5
Nicola Armentano, presidente commissione sociale e sanità del comune
Serena Perini, presidente commissione diritti umani, immigrazione, pace, solidarietà, e pari opportunità del comune
Ragazza vittima di tratta, testimonianza
ore 20
Firenze, viale Guidoni
ore 21.30
Campi Bisenzio (FI), Piazza Dante
intervento di:
Luigi Ricci, assessore al welfare
ore 23
Prato, Centro Pecci, Viale della Repubblica
intervento di:
Simone Faggi, vicesindaco
sabato 6 maggio
ore 1.30
Agliana (PT), Centro Commerciale Coop, Via Luigi Berlinguer
intervento di:
Massimo Vannuccini, assessore cultura e sport
ore 5,30
Montecatini Terme (PT), Ippodromo, Via Leonardo da Vinci
ore 8.00
Altopascio (LU), Piazza Umberto I
intervento di:
Sara D’ambrosio, sindaco
ore 10.30
Lucca, Inizio rampa sulle mura, Piazzale Giuseppe Verdi
intervento di:
Matteo Garzella, presidente del consiglio comunale
ore 13.30
Pisa, Piazza Arcivescovado
intervento di:
Sandra Capuzzi, assessore alle politiche sociali
ore 15.30
Vecchiano, Via Traversagna Sud
intervento di:
Massimiliano Angori, sindaco
Andrea Lelli, assessore allo sport
Lara Biondi, assessora alle pari opportunità
ore 18
Viareggio, Piazza Mazzini
interventi di:
Gabriele Tomei, assessore alle politiche sociali
Sandra Capuzzi, assessore alle politiche sociali del comune di Pisa
Deanna Moriconi, presidente UILDM Versilia
Suor Marta Graziani, missionaria dell'Immocolata Padre Kolbe, Associazione Ancora in viaggio
Ragazza vittima di tratta, testimonianza
Scarica l'itinerario della marcia podistica.
APG23
04/05/2017
Un Drumcircle è un gruppo di persone che si riunisce in cerchio suonando percussioni e tamburi di vario genere. Non è una preparazione a una performance o a uno spettacolo, è fine a sè stesso, avviene nel tempo presente. Il numero dei partecipanti può variare da un numero esiguo di suonatori fino a un centinaio di persone. L'appuntamento è per sabato 6 maggio a Catania in piazza Vincenzo Bellini dalle ore 18; l’invito a battere il tempo e a portare anche i propri strumenti è rivolto a tutti: musicisti e non, educatori, gruppi scout, insegnanti, genitori, giovani e chiunque abbia voglia di mettersi in gioco attraverso la musica.
L'evento è organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII ed aprirà la seconda tornata di iniziative della rassegna DiversArteMente: domenica 7 maggio l'appuntamento sarà alle 9.30 nella cooperativa Ro La Formichina di via Don Oreste Benzi a Linera di Santa Venerina (CT). La tavola rotonda Uno, nessuno, tutti insieme raccoglierà i contributi di Paolo Caneva, docente di musicoterapia presso il conservatorio E.F. Dall’ Abaco di Verona, di Salvo Farruggio, musicista e musicoterapista della Comunità Papa Giovanni XXIII. Al pomeriggio alle 14.30 nei laboratori esperienziali verrà dimostrato come gli elementi sonori, il ritmo e la voce possono favorire l’integrazione e la creatività, anche nelle realtà sociali più vulnerabili.
Questa seconda edizione della rassegna DiversArteMente propone momenti di confronto e di dibattito per sensibilizzare e stimolare l'integrazione delle disabilità e delle emarginazioni mediante l'arte.
Scarica la locandina dell'evento musicale per emarginati e disabili DiversArteMente.
Per informazioni:
(Salvo)+39 340 6552 455
(Laura) +39 348 4767 073
APG23
04/05/2017
Con una risoluzione votata il 16 marzo scorso, il Parlamento Europeo ha approvato una regolamentazione obbligatoria per i minerali provenienti da zone di conflitto. Un passo avanti per combattere lo sfruttamento in questi Paesi già martoriati.
«Ogni notte sogno bambini, donne, persone anziane, vengono da me e mi salutano agitando la mano. Continuo a rivedere scene di guerra, io ho tolto la vita a tante persone innocenti e non sapevo nemmeno perché stavo combattendo».
Queste le parole di Jewoh Nathaniel Sesay ex bambino soldato, oggi rapper famoso, rapito e drogato da piccolo in Sierra Leone dove sono stati 7.000 i bambini arruolati con la forza, circa 300.000 nel mondo. Prosegue dicendo: «Suono perchè la mia mente sia libera, per mostrare che non sono un mostro e perchè vorrei poter tornare innocente».
Questa è solo una delle innumerevoli violenze e violazioni perpetrate da eserciti e gruppi armati che si finanziano obbligando intere popolazioni a estrarre i Minerali preziosi presenti nelle loro terre (in Centro Africa) vendendoli poi al resto del Mondo con profitti inimmaginabili, utilizzati per l’acquisto di armi e per corrompere interi sistemi nazionali e non.
Da questa denuncia, sostenuta anche dalla Comunità Papa Giovanni XXIII cofirmataria di una lettera al Consiglio Europeo, il Parlamento Europeo ha ottenuto il 16 Marzo 2017, con una votazione che ha raccolto il 90% dei voti favorevoli, che le Istituzioni Europee adottino un Regolamento Obbligatorio per gli importatori di minerali di autocertificazione, che assolva alle linee guida OCSE del dovere di diligenza, su tutta la catena di approvvigionamento di stagno, tungsteno, tantalio, dei loro minerali e di oro. Esplicito l’intervento della Parlamentare Europea Tiziana Beghin, del gruppo EFDD alla Seduta Plenaria: «il nostro benessere si fonda sullo sfruttamento dei più poveri. Ne siamo colpevoli tutti e se pensate di esserne estranei, prendete il vostro smartphone e ricredetevi. Telefoni, automobili, aerei e computer sono sporchi di sangue, perché tutti, senza eccezione, contengono dei minerali rari estratti in paesi martoriati dalla guerra, in zone di conflitto o in condizioni che violano i diritti umani più fondamentali, incluso quello alla libertà e alla vita. Tre anni fa abbiamo detto basta e abbiamo iniziato a lavorare a una legge che arginasse questo fenomeno. Così, dopo lunghi negoziati, centinaia di emendamenti e migliaia di ore di lavoro, sta per vedere la luce il primo regolamento europeo che mette fine all'approvvigionamento dei minerali di conflitti. Chi vorrà importarli dovrà prima verificarne la provenienza e operare tutti i controlli necessari per impedire che i minerali siano sporchi di sangue. Le multinazionali della tecnologia, dell'automobile e dell'aviazione si sono opposte duramente, ma non sono riuscite a fermarci. C'è una Europa delle multinazionali e dei potenti, che usa il commercio per sfruttare i paesi poveri, sottrarre le loro risorse e distruggere i loro diritti. Ma c'è anche un'Europa dei cittadini, giusta, equa e solidale, che usa il suo peso per la giustizia e per promuovere un mondo migliore».
In pratica la normativa, che entrerà in vigore il 21 Gennaio 2021 per permettere agli operatori di adeguarsi, richiederà la tracciabilità e il controllo delle seguenti informazioni: descrizione dei minerali, nome e indirizzo del fornitore e delle fonderie e raffinerie dell'importatore dell'Unione, il Paese d'origine dei minerali, le quantità estratte e le date dell'estrazione, se disponibili; qualora i minerali siano originari di zone di conflitto e ad alto rischio si richiedono informazioni aggiuntive, quali la miniera di origine dei minerali, i luoghi in cui i minerali sono consolidati, commercializzati e trasformati, nonché le imposte, tributi e diritti versati. Le autorità competenti degli Stati membri sono responsabili dell'esecuzione di adeguati controlli allo scopo di garantire che gli importatori dell'Unione dei minerali o dei metalli adempiano agli obblighi.
Essendo l’Europa il più grande importatore al mondo di questi minerali si intende la portata dell’iniziativa che, se ben applicata, potrebbe influenzare positivamente sia il rispetto dei diritti umani delle persone coinvolte nell’estrazione che il versante di un’economia più equa a favore delle popolazioni Africane, capace di migliorarne la stabilità economica e quindi si spera poter influire anche sui movimenti di massa da li provenienti.
In linea con questo approccio, è intervenuta alla Seduta Plenaria del parlamento Europeo la Commissaria Cecilia Malmström, membro della Commissione Europea dicendo: «Sono convinta che il commercio deve essere basato su valori, e la regolazione dei minerali provenienti da zone di conflitto è un elemento chiave in questo approccio. Il commercio basato sul mercato globale delle materie prime in grado di fornire una fonte vitale e un reddito stabile alle persone e ai paesi che ne hanno maggiormente bisogno, ma in un modello di sviluppo che deve essere sostenibile. Pertanto, filiere trasparenti e responsabili significa entrate che non andrebbero in mano a gruppi ribelli ma investiti in scuole, ospedali, a sostegno di uno stato ben governato secondo le norme di legge. Può significare migliorare la vita delle persone nel terrore dei conflitti e offrire un opportunità e una speranza. Significa incoraggiare la crescita economica che aiuta le regioni più povere a crescere in modo sostenibile».
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03/05/2017
Il 6 maggio alle 15.30 a San Giusto Canavese (TO) nel salone Gioannini di Piazza del Municipio 1 la Comunità Papa Giovanni XXIII metterà in scena la necessità urgente di attivarsi per l’affido familiare.
Lo spiega Alessia Rossato, assistente sociale e mamma affidataria: «Nel 2016 abbiamo ricevuto 80 richieste di accoglienza dagli enti del territorio; con le case famiglia e 33 famiglie affidatarie abbiamo trovato risposta a 30 di queste. Sono adolescenti, neonati, bimbi, disabili. Molti sono i casi di maltrattamenti e trascuratezza. Ma nei primi quattro mesi del 2017 sono già arrivate 40 richieste; è necessario l’impegno di tutti per allargare la rete dell’accoglienza».
Nel pomeriggio verrà messo in scena lo spettacolo teatrale "Dove lo Butto?" della compagnia Piccola Piazza d'Arti di Rimini. Verranno poi presentati i gruppi di auto-mutuo aiuto fra famiglie affidatarie del territorio, e seguirà buffet aperto a tutti.
SINOSSI Una professoressa e un bidello chiacchierone salgono in cattedra. Tante domande vengono poste per riflettere: “I rifiuti? Si buttano. Ma dove? E perché? E quando si tratta di rifiuti speciali? O meglio sociali? Le persone si possono buttare nel cestino? In una società di numeri uno c’è spazio per gli ultimi?”. Chi ne sa di più è quello che ne sa di meno, perché la realtà non è solo scritta sui libri. Ciò che è da buttare racconta in modo leggero ed efficace un'umanità sommersa: la vita di una grande e bizzarra famiglia. È una raccolta indifferenziata per non rimanere indifferenti, un modo divertente e ricco di significato per presentare la casa famiglia come luogo dove raccogliere è accogliere.
Scarica la locandina: Dove lo butto?
APG23
02/05/2017
"Un’altra strada è possibile" è una staffetta podistica da Firenze a Viareggio per la liberazione delle vittime della tratta a scopo sessuale. L'evento vuole sensibilizzare alla tratta degli esseri umani nel suo aspetto più evidente, la prostituzione. Alcune delle strade percorse sono infatti luoghi di prostituzione. La staffetta parte da Firenze, in Piazza Dalmazia, alle 18 di venerdì 5 maggio.
E’ organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in collaborazione con un cartello di associazioni e con il patrocinio del Comune di Firenze. L’evento fa parte della campagna “Questo è il mio corpo”, lanciata lo scorso luglio dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. A presentare l'iniziativa, questa mattina a Palazzo Vecchio c'erano la presidente della commissione Pari Opportunità e referente della Comunità Papa Giovanni XXIII Serena Perini, il presidente della commissione Sanità Nicola Armentano, Giovanni Paolo Ramonda (Comunità Papa Giovanni XXIII), Matteo Spanò (Agesci), Giovanni Pieroni (Azione cattolica), Nicola Rizzello e Sabina Aiazzi (Comunità Nuovi Orizzonti), Romano Tiraboschi e Oriana Giantin (Movimento dei Focolari), Annabelle, ragazza nigeriana vittima di tratta, l'attrice Beatrice Fazi e Lucia Bellaspiga del quotidiano Avvenire.
Ha voluto portare il suo saluto anche il procuratore della Direzione distrettuale antimafia della Toscana Giuseppe Creazzo, che ha garantito "il massimo supporto a iniziative come questa che vogliono sensibilizzare l'opinione pubblica su questo grave fenomeno". I presidenti di commissione Perini e Armentano si sono detti "orgogliosi di stare al fianco del lavoro di queste associazioni e di garantire il nostro impegno nel sostenere il loro lavoro per ridare una vita di libertà e di diritti a chi viene sfruttata come una schiava, con danni fisici e psicologici incalcolabili, che rappresentano cicatrici permanenti nelle loro vite".
Nell'esperienza delle unità di strada, operatori, volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII si è visto che l'unico modo che si ha per combattere questa schiavitù è colpire la domanda, ovvero il comportamento del cliente. Molte legislazioni europee già lo fanno (è il cosiddetto "modello nordico"), le più recenti sono quella francese di aprile 2016 e quella irlandese dello scorso marzo. La campagna propone delle azioni per chiedere al Parlamento e al governo italiani una legge che sanzioni il cliente, in particolare la proposta di legge Bini (Atto Camera 3890 "Modifica all'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, concernente l'introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione").
APG23
02/05/2017
Non capita spesso che un ex cliente del mercato del sesso si dichiari in pubblico, di fronte ai giornalisti per lo più. Eppure è capitato, oggi a Firenze, nel cuore di Palazzo Vecchio in centro città. Nicola Rizzello, un operatore di una comunità di recupero per vittime delle dipendenze di Nuovi Orizzonti (il movimento fondato da Chiara Amirante), ha preso la parola durante la conferenza stampa di presentazione della marcia podistica contro la prostituzione che si snoderà in Toscana a partire dal 5 maggio 2017. In platea lo ascoltavano, fra gli altri, la moglie. Al suo fianco Annabelle, nigeriana, trent'anni, vittima di tratta ai fini di sfruttamento sessuale. E aveva appena parlato il delegato regionale dell'Azione Cattolica per la Toscana, Giovanni Pieroni, che non l'aveva mandata a dire: «nonostante sia evangelico, io non riesco proprio ad amare i clienti delle prostitute».
«Ero tossicodipendente», ha iniziato a parlare Nicola, «e vivevo il sesso come una dipendenza. Davanti a me c'erano delle donne, delle persone. Ma io non me ne accorgevo. Non pensavo in quel momento a chi le avesse messe in strada, ero come accecato. Se fosse intervenuto qualcuno a mettermi in prigione, a farmi vedere il livello di bruttezza cui era arrivata la mia vita, forse sarei riuscito a salvarmi prima, a non abusare di loro».
Nicola un giorno, quando l'unica soluzione rimasta al suo vuoto interiore sembrava essere la morte, trovò la forza di chiedere aiuto, e venne accolto nella comunità che gli avrebbe restituito poi la dignità e la vita. «In Comunità ho imparato la legge dell'Amore. Ecco perché oggi dico che l'unico argine al fenomeno della tratta delle donne ai fini dello sfruttamento sessuale può essere solo l'intervenire sui clienti, fargli loro capire con una multa salata qual è il costo umano del loro piacere».
Uscendo di sala, Nicola raccoglie un volantino e chiede un numero di telefono: vuole partecipare in qualità di maratoneta all'evento, che avverrà in notturna.
Da Piazza Dalmazia, scelta proprio perché ritrovo abituale delle donne costrette alla prostituzione, si partirà il 5 maggio alle 18. I runners percorreranno le vie del sesso, passando per Prato, Lucca, Pisa, per arrivare ventiquattr'ore dopo a Viareggio. Incontreranno le ragazze, parleranno con loro, raccoglieranno la loro voce.
Anche Beatrice Fazi, l'attrice di Un medico in famiglia, si è trovata a confidarsi oggi durante la conferenza stampa: «Anni fa quando passavo per la Salaria coi miei figli e vedevo quelle donne ai margini della strada, dentro di me pensavo: speriamo che non mi facciano domande! Dentro di me ero convinta che se erano lì a prostituirsi, in fondo se l'erano cercata. Poi l'anno scorso mi sono trovata a recitare in piazza a Roma, nel ruolo di una donna crocifissa durante la Via Crucis organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. L'esperienza è stata talmente forte che ora non posso non ripensare al corpo martoriato di Gesù ogni volta che vedo una donna in strada.
Giovanni Paolo Ramonda, il presidente dell'associazione di don Benzi, ha ricordato la campagna per ridare dignità del corpo femminile: Questo è il mio corpo propone anche in Italia l'adozione del modello nordico (adottato in Svezia, ma anche in Francia, Irlanda e altri paesi europei) che ha ottenuto ottimi risultati nel contrasto allo sfruttamento della prostituzione. Disincentiva la domanda attraverso sanzioni ai clienti. È l'unica soluzione possibile anche per Romano Tiraboschi, intervenuto come portavoce del movimento dei Focolari. A moderare la presentazione era Lucia Bellaspiga, inviata del quotidiano Avvenire: «il mercato della prostituzione va contrastato ricordando la legge della domanda e dell'offerta. Se voglio combattere il traffico di zanne d'elefante cosa si fa? Si multano i clienti che vengono trovati con l'avorio nelle borse. Se si può fare per salvare la vita di quegli animali, tanto più si potrà fare quando si parla di esseri umani».
APG23
28/04/2017
Romania, dal 17 al 25 aprile: una quindicina di ragazzi, provenienti da varie zone d’Italia, sono partiti per vivere l’esperienza del Campo Fuori Le Mura, accompagnati da don Federico Pedrana, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII. Un Campo “fuori le mura”, cioè fuori dalle comodità, dagli stereotipi, dal tutto scontato, tra gli emarginati e gli scartati.
Romania, coi bimbi in orfanotrofio
«Il tema di questa esperienza era “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” – spiega don Federico -. Alcuni ragazzi provenivano dal mondo della parrocchia, altri venivano dal percorso in Comunità Terapeutica. In questo nostro percorso di preghiera e condivisione in Romania, abbiamo riflettuto sulle ferite che ci accompagnano, che magari hanno le radici nel nostro passato più o meno tormentato. Ma abbiamo visto anche le ferite dei bambini in orfanotrofio, delle persone senza fissa dimora che vivono per strada, dei disabili esclusi, del popolo rom emarginato… Solo l’incontro con Gesù ci fa risorgere dalle nostre morti».
Un’esperienza forte, che ti sbatte in faccia la durezza di certe situazioni di vita, come quando C., un ragazzino di 15 anni che vive in orfanotrofio, ci ha mostrato le cicatrici sul braccio e ci ha raccontato con una freddezza che faceva accapponare la pelle di quando si era tagliato con una lametta. Oppure ti apre il cuore alla speranza, quando ascolti la testimonianza di R., una ragazza rumena che viveva in un orfanotrofio, ma che ora lavora in una sartoria di una parrocchia… se lei ce l’ha fatta ad uscire da una situazione che sembrava senza futuro, c’è speranza per tutti...
Una settimana che lascia il segno in chi arriva e in chi resta: «È già da alcuni anni che proponiamo questa esperienza - spiega don Federico -. Per alcuni ragazzi è stato lo spunto per decidere di fare un anno di servizio civile o un anno di volontariato in una realtà della Comunità Papa Giovanni XXIII. Anche per le persone che incontriamo sono giornate importanti: a volte regalare una partita a pallone, un’ora di serenità a loro, è già tanto, perché li togli da una routine pesante e troppo spesso violenta… Sentono che a qualcuno importa di loro».
In Romania fuori nevicava e faceva freddo… ma il cuore dei bambini dell’orfanotrofio di Bucarest è stato riscaldato dalla presenza di un gruppo di giovani che hanno scelto di vivere con loro e per loro una settimana del loro tempo. Anche questo è Pasqua di Resurrezione.