APG23
22/05/2017
Hai tra i 18 e i 28 anni? È uscito il nuovo Bando di Servizio Civile! Le iscrizioni chiudono il 26 giugno.
Con la Comunità Papa Giovanni XXIII saranno disponibili 58 posti in 16 Paesi esteri: Camerun, Zambia, Argentina, Bolivia, Brasile, Bangladesh, Sri Lanka, Cile, Svizzera, Russia, Georgia, Romania, Albania, Croazia, Francia, Paesi Bassi.
Il webinar è un'occasione per conoscere la nostra associazione ed il tipo di esperienza che propone.
Partecipa venerdì 16 giugno, scegli l'orario che preferisci e scopri i progetti di #serviziocivile all'estero con Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII! Ecco come:
Approfondisci:
Iscriviti alla newsletter: http://bit.ly/2pVFzFU
Info progetti all'estero: caschibianchi@apg23.org
Info progetti in Italia: odcpace@apg23.org
Numero verde: 800 913 596
Pagina Facebook: @serviziocivile.apg23
APG23
22/05/2017
È una versione moderna della ruota degli esposti che si usava fin dal Medioevo. Si tratta di una struttura dotata di riscaldamento, chiusura in sicurezza della botola, presidio di controllo h 24 e in rete con il servizio di soccorso medico. Le mamme in difficoltà vi possono lasciare, totalmente al sicuro, i propri neonati. Le culle per la vita presenti in tutt’Italia sono un’estrema possibilità di accoglienza per evitare un gesto di rifiuto e di abbandono. In Emilia Romagna ce ne sono altre due: a Finale Emilia e a Parma.
I primi di maggio anche a Bologna è stata inaugurata e benedetta da Mons. Matteo Zuppi quella voluta dall’Associazione Medici cattolici di Bologna presso la Casa generalizia delle Suore Minime di S. Clelia Barbieri in Via Tambroni angolo via Guccini. La cinquantaseiesima in Italia.
«È una cosa bellissima e preziosa, anche dovesse servire a salvare una sola vita. – ha dichiarato l’Arcivescovo di Bologna durante l’inaugurazione. Anzi, tutti noi ci auguriamo che nessuna donna arrivi mai ad essere così disperata da rinunciare a una parte di sé stessa, ma questa culla rimane comunque un segno di speranza, a disposizione di tutti». Numerosi gli interventi di carattere medico e giuridico a cui hanno seguito la voce delle associazioni a sostegno della vita. Oltre all’intervento di Antonella Diegoli di Feder Vita Emilia-Romagna sulla rete dei Centri e Servizi di accoglienza, ha presentato il proprio impegno anche la Comunità Papa Giovanni XXIII attraverso Daniela Ercoles, referente emiliana, del Servizio accoglienza e condivisione.
Sostenere la maternità e tutelare i piccoli abbandonati
Nel 2015 la Comunità Papa Giovanni XXIII ha preso in carico in tutta Italia 319 gestanti di cui più della metà erano incerte se abortire o meno. Il 62% ha scelto di continuare la gravidanza, mentre il 26% ha abortito. Dunque, in 2 casi su 3 l’incontro, l’accoglienza o il sostegno alla maternità hanno permesso alle gestanti di accogliere la vita.
«Per quello che riguarda i bambini non riconosciuti alla nascita – ha spiegato Daniela Ercoles - i Servizi Sociali li affidano temporaneamente a famiglie in attesa della loro collocazione definitiva presso la famiglia adottiva. Molti bimbi abbandonati negli ospedali però sono portatori di una disabilità; in questo caso i percorsi adottivi si complicano e, spesso, si interrompono. Per quel bimbo disabile una famiglia disponibile all’affido familiare o all’adozione spesso non c’è. Mi sento orgogliosa di affermare che sovente nelle nostre Case famiglia è possibile trovare per questi bambini una famiglia allargata che diventa la loro famiglia, stabile e definitiva, per sempre». Nella zona compresa tra Bologna, Modena e Ferrara, tramite un’ormai collaudata convenzione per accogliere in emergenza i bimbi più piccoli, nel 2016 e nei primi mesi del 2017 la Comunità Papa Giovanni XXIII ha accolto 26 minori.
APG23
18/05/2017
Si è svolta sabato 13 maggio l’inaugurazione ufficiale della Casa Famiglia “Terra promessa” di Città Sant’Angelo, a Pescara, con un sole splendente e un vento leggero che ha deliziato le numerose persone presenti.
«Rendiamo grazie al Signore che suscita sempre buone intenzioni e buoni propositi»: ha iniziato con queste parole la S. Messa il vescovo di Pescara- Penne mons. Tommaso Valentinetti. «Abramo, verso la terra promessa, è spinto ad andare verso se stesso, a scoprire la sua vocazione. La logica del servizio, della propria vocazione, si riconosce anche nell’amore sponsale, come quello di Gianni e Fabiola, e trova la sua espressione nell’amore alla famiglia», ha continuato Mons. Valentinetti nell’omelia.
All’inaugurazione era presente Primo Lazzari, vice responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, che prendendo la parola ha sottolineato come la famiglia, per Don Oreste, fosse la più bella intuizione di Dio, perché Dio è famiglia. «La casa famiglia – ha continuato Primo Lazzari – è come la perla del villaggio, dove splende la condivisione, dove ognuno si reca per essere abbracciato, per cercare ciò di cui ha bisogno». E, rivolto a Gianni e Fabiola Cantelmi, sposi e genitori della casa famiglia ha detto: «oggi, per voi, si avvera il sogno tanto desiderato, essere il volto tenero e misericordioso del Padre che accoglie. Sarà qui che si cercherà di dare, nella ferialità, un amore senza misura a quei piccoli e quei poveri che chiedono quasi scusa di esistere. L’augurio, a voi e a tutti in generale, sia davvero di riuscire ad impegnarci a fare del mondo una grande casa famiglia».
#FOTOGALLERY:CF_Pescara#
Anche il sindaco di Città Sant’Angelo, Gabriele Florindi, ha accolto con gioia i suoi due nuovi concittadini, ringraziandoli per la loro presenza e dicendo che «ora conosciamo tutti questo luogo, a cui fare riferimento e in cui venire a gioire ogni qualvolta avremo bisogno di dare o di ricevere una mano e sentirci utili». E ha concluso così: «alla fine di questi otto anni in carica come sindaco, la mia aspirazione è di concludere il mio mandato conferendo a Città Sant’Angelo il titolo di città della solidarietà e della carità. Non so se questo titolo esiste, ma se non esiste lo creeremo noi. Questa casa famiglia si aggiunge alla città del sole, per i bambini autistici, e alle nostre case di riposo, dove gli anziani vengono trattati adeguatamente».
Durante l’offertorio, Gianni e Fabiola, accompagnati dai loro figli e da alcune persone care, hanno portato all’altare i doni, tra cui un vasetto con della terra: terra di Sulmona, dove hanno abitato fino ad agosto, e terra di Città Sant’Angelo, come segno di unione tra le radici del passato e di un presente che si intrecciano.
Dopo i saluti e i ringraziamenti, Mons. Valentinetti ha voluto regalare a Gianni e Fabiola un telegramma del Papa, in risposta a una lettera scritta da don Antonio Rapagnetta, sacerdote della diocesi Pescara – Penne e proprietario della struttura della casa famiglia. Papa Francesco ha inviato le sue congratulazioni: «Esprimo vivo compiacimento per la provvidenziale realizzazione di questa casa famiglia, che rende manifesta la speciale predilezione della Chiesa per l’infanzia, sempre memore dell’esempio del suo Signore, che si è identificato e incarnato nei più piccoli e indifesi». Il Santo Padre ha invocato poi abbondanti grazie e favori celesti, per una rinnovata e viva testimonianza del Vangelo della carità.
Al termine della celebrazione e dei saluti, è stato scoperta la targa in legno con inciso il nome della casa famiglia, che sovrasta imponente la porta d’ingresso.
È stata una giornata di gioia: alla Messa e alle parole delle autorità e di Gianni e Fabiola, è seguito un rinfresco all’aperto, con momenti di festa durati fino al tardo pomeriggio.
APG23
17/05/2017
APG23
17/05/2017
Sono centinaia le richieste di accoglienza di minori in difficoltà che arrivano alla Comunità Papa Giovanni, nelle varie provincie del Veneto in cui è presente, ogni mese. Ecco che si attiva il Veneto per la famiglia: con l'intenzione di favorire la prevenzione del disagio sociale la Regione Veneto ha attivato lo strumento delle "Alleanze per la famiglia": possibilità di finanziamento da parte degli enti locali di iniziative per la promozione di reti di solidarietà fra famiglie.Â
La Comunità Papa Giovanni XXIII rilancia con le iniziative per la promozione dell'affido familiare: corsi di formazione, reti di famiglie, organizzate attraverso l'associazione regionale La Casa di Oreste. Â
In questo contesto si è tenuto a Padova il 15 maggio 2017 nell’Auditorium San Gaetano il convegno regionale “SOStare in famigliaâ€.
Ecco di cosa si è parlato: il Piano Nazionale per la Famiglia approvato dal Consiglio dei Ministri nel 2012 traccia le linee di indirizzo in materia di politiche familiari per garantire la centralità e la cittadinanza sociale alla famiglia, e promuove l'attivazione in tutta Italia delle Alleanze locali per la famiglia . L’obiettivo del Governo è quello di sostenere l'attivazione di reti locali, costituite da forze sociali, economiche e culturali, che attuino le politiche orientate al benessere della famiglia. I protagonisti del territorio vengono stimolati per sostenere la famiglia come strumento di prevenzione del disagio sociale. Fra i promotori del convegno si è attivato il Comune di Padova, impegnato nella costruzione delle collaborazioni locali per l’attivazione delle Alleanze sul territorio.
Il convegno si è sviluppato attorno a due filoni: il primo teorico sulle politiche di servizio sociale; il secondo più propriamente operativo. Nella seconda parte sono state presentate le iniziative ed i progetti attivi sul territorio regionale del Veneto.
Sono intervenuti:Â
Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII
argomento: le istanze delle famiglie per le politiche sociali
Vincenzo Salerno , direttore dipartimento di pedagogia dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia (Iusve)
argomento: prevenzione e attivazione di risorse
Riziero Zucchi , docente di pedagogia speciale, Università degli Studi di Torino
argomento: quale partenariato tra genitori e sistema esperto?
Barbara Segatto , presidente del corso di laurea in Servizio Sociale, Università di Padova
argomento: verso un welfare di comunità per i bambini e le famiglie
Andrea Pozzobon , Docente di pedagogia sociale di comunità e della famiglia, Iusve
argomento: la promozione di processi di partnership tra famiglie, servizi e comunitÃ
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Ha moderato la mattinata Barbara Bellotto , responsabile dell’Ufficio per la Famiglia del Comune di Padova
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Nel pomeriggio Paolo Rigon , referente del tavolo regionale Un welfare per i minori ha portato la voce del mondo sociale. Nella tavola rotonda moderata da Giorgio Malaspina della Comunità Papa Giovanni XXIII il punto di vista istituzionale è stato portato da:
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Mirella Gallinaro , garante Regionale dei diritti della persona
Giovanna Ferrari , per l’Ufficio Scolastico, ambito territoriale di Padova
Laura Nardini , funzionario Servizi Sociali Regione Veneto
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«È sempre più difficile dare risposte a tutte le richieste di accoglienza e di sostegno alla marginalità che arrivano. Ecco perché il sostegno alle famiglie che sono in difficoltà è una forma importante di prevenzione e di rimozione delle cause che creano le ingiustizie», spiega Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. E continua: «Nel convegno sono stati dati strumenti utili alle varie realtà educative impegnate in regione nel sostegno alla famiglia: scuole, parrocchie, enti sportivi e di aggregazione, oltre che agli addetti ai lavori degli enti pubblici. È il caso ad esempio delle reti di vicinanza fra famiglie, o delle social street».
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Ha concluso l'evento il racconto delle esperienze di Ca Edimar - Comune di Padova - Alisolidali - Comunità Papa Giovanni XXIII.
Anche tu, nel tuo piccolo, puoi fare la tua: contattando le nostre segreterie di zona oppure attraverso il sito La Casa di Oreste.
APG23
16/05/2017
Una via intitolata ai “Diritti dei bambini”, in ogni città. L’idea è stata lanciata dal tavolo “Un Welfare per i minori” che raccoglie le associazioni e dei movimenti del Veneto che si occupano di tutela dell’infanzia, per tenere alta l’attenzione sul tema delle difficoltà familiari dei più piccoli. L’idea è quella di una campagna per rivolgersi alle istituzioni e far valere le ragioni dei più deboli. Ieri, nella giornata internazionale della famiglia, l’hanno presentata a Padova, durante il convegno “SOStare in famiglia” organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
Durante i lavori se ne è parlato in maniera velata, ma il tema è quello di enti locali che spesso non hanno più risorse per sostenere le famiglie in difficoltà.
#FOTOGALLERY:padova#
L’ordine degli assistenti sociali del Veneto nei giorni precedenti aveva lanciato l’allarme: «La rete dei servizi sociali per i minori in regione si sta progressivamente indebolendo». In sala oltre 200 fra assistenti sociali e professionisti concordano: la direzione principale su cui muoversi, tutti assieme, è quella della prevenzione.
Gli enti pubblici per correre ai ripari promuovono le Allenze locali per la famiglia: sostanzialmente degli strumenti per coltivare le piantine della solidarietà fra famiglie.
È intervenuto Giovanni Paolo Ramonda, conosciuto in sala come presidente di quella Comunità Papa Giovanni XXIII cui spesso i partecipanti al convegno si rivolgono per le richieste di accoglienza di minori ed adulti in difficoltà. Il suo intervento è un appello alla politica: «Nei giorni scorsi su Repubblica un articolo stimava in circa 3000 euro lo stipendio che una mamma dovrebbe guadagnare se il suo lavoro fosse riconosciuto e retribuito. Eppure spesso la mamma è lasciata sola. Una politica lungimirante dovrebbe garantire un sostegno sostanziale alla maternità e alla famiglia, come sta accadendo ad esempio in Francia e in Germania. Nel 2014 avevamo lanciato la proposta di uno stipendio per le mamme di 800 euro al mese. Il ruolo educativo delle famiglie deve essere riconosciuto dalle istituzioni, come primo interesse sociale».
Ramonda ai professionisti del welfare ha lanciato una sfida: «La proposta è quella di lavorare insieme. Dobbiamo stimarci, mettere le competenze che abbiamo in comune, metterci al fianco delle famiglie in difficoltà riconoscendo le specificità di ciascun ente coinvolto».
Ma quali sono le difficoltà dei minori di cui stiamo parlando? Secondo Mirella Gallinaro, garante regionale veneto dei diritti della persona, causa di sfascio di famiglie è spesso la conflittualità fra coniugi, soprattutto quando si trovano alle prese con divergenze rispetto all’eduazione dei figli. Poi viene il problema della difficoltà per i genitori di conciliazione dei tempi richiesti dal lavoro e dalla famiglia. «Mancano – spiega la garante – servizi di sostegno ai figli di genitori che lavorano, spesso soli nel fare i compiti o alle prese con la superficialità delle relazioni stabilite sui social network. Il territorio deve prevedere sevizi di sostegno alla normale vita delle famiglie, non solo all’emergenza».
Ecco allora perchè dedicare una via un parco o una piazza ai diritti dell’infanzia è così importante. Fra le richieste del tavolo “Un welfare per i minori” c’è anche quella di riaprire l’Osservatorio regionale (chiuso ormai 3 anni fa) sul disagio dell’infanzia: in questo momento in Veneto nessuno si sta preoccupando di raccogliere i numeri che caratterizzano i bisogni. I partecipanti del convegno ritorneranno a casa con un piccolo cerotto attaccato alla camicia: è quello dei bambini e delle famiglie, che tutti insieme, si vogliono tutelare.
APG23
16/05/2017
Una via intitolata ai “Diritti dei bambini”, in ogni città. L’idea è stata lanciata dal tavolo “Un Welfare per i minori” che raccoglie le associazioni e dei movimenti del Veneto che si occupano di tutela dell’infanzia, per tenere alta l’attenzione sul tema delle difficoltà familiari dei più piccoli. L’idea è quella di una campagna per rivolgersi alle istituzioni e far valere le ragioni dei più deboli. Ieri, nella giornata internazionale della famiglia, l’hanno presentata a Padova, durante il convegno “SOStare in famiglia” organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
Durante i lavori se ne è parlato in maniera velata, ma il tema è quello di enti locali che spesso non hanno più risorse per sostenere le famiglie in difficoltà.
#FOTOGALLERY:padova#
L’ordine degli assistenti sociali del Veneto nei giorni precedenti aveva lanciato l’allarme: «La rete dei servizi sociali per i minori in regione si sta progressivamente indebolendo». In sala oltre 200 fra assistenti sociali e professionisti concordano: la direzione principale su cui muoversi, tutti assieme, è quella della prevenzione.
Gli enti pubblici per correre ai ripari promuovono le Allenze locali per la famiglia: sostanzialmente degli strumenti per coltivare le piantine della solidarietà fra famiglie.
È intervenuto Giovanni Paolo Ramonda, conosciuto in sala come presidente di quella Comunità Papa Giovanni XXIII cui ci si può rivolgere per le richieste di accoglienza di minori ed adulti in difficoltà. Il suo intervento è un appello alla politica: «Nei giorni scorsi su Repubblica un articolo stimava in circa 3000 euro lo stipendio che una mamma dovrebbe guadagnare se il suo lavoro fosse riconosciuto e retribuito. Eppure spesso la mamma è lasciata sola. Una politica lungimirante dovrebbe garantire un sostegno sostanziale alla maternità e alla famiglia, come sta accadendo ad esempio in Francia e in Germania. Nel 2014 avevamo lanciato la proposta di uno stipendio per le mamme di 800 euro al mese. Il ruolo educativo delle famiglie deve essere riconosciuto dalle istituzioni, come primo interesse sociale».
Ramonda ai professionisti del welfare ha lanciato una sfida: «La proposta è quella di lavorare insieme. Dobbiamo stimarci, mettere le competenze che abbiamo in comune, metterci al fianco delle famiglie in difficoltà riconoscendo le specificità di ciascun ente coinvolto».
Ma quali sono le difficoltà dei minori di cui stiamo parlando? Secondo Mirella Gallinaro, garante regionale veneto dei diritti della persona, causa di sfascio di famiglie è spesso la conflittualità fra coniugi, soprattutto quando si trovano alle prese con divergenze rispetto all’eduazione dei figli. Poi viene il problema della difficoltà per i genitori di conciliazione dei tempi richiesti dal lavoro e dalla famiglia. «Mancano – spiega la garante – servizi di sostegno ai figli di genitori che lavorano, spesso soli nel fare i compiti o alle prese con la superficialità delle relazioni stabilite sui social network. Il territorio deve prevedere sevizi di sostegno alla normale vita delle famiglie, non solo all’emergenza».
Ecco allora perchè dedicare una via un parco o una piazza ai diritti dell’infanzia è così importante. Fra le richieste del tavolo “Un welfare per i minori” c’è anche quella di riaprire l’Osservatorio regionale (chiuso ormai 3 anni fa) sul disagio dell’infanzia: in questo momento in Veneto nessuno si sta preoccupando di raccogliere i numeri che caratterizzano i bisogni. I partecipanti del convegno ritorneranno a casa con un piccolo cerotto attaccato alla camicia: è quello dei bambini e delle famiglie, che tutti insieme, si vogliono tutelare.
(foto di Roberto Zaccaria)
APG23
15/05/2017
Il 6 maggio scorso la zona Centro Europa della Comunità Papa Giovanni XXIII (che riunisce le persone che vivono in Olanda, Regno Unito, Stati Uniti, Germania e prossimamente Belgio) ha organizzato una cena solidale nella parrocchia di St. Patrick, Bristol (UK). I 116 invitati hanno dimostrato la loro solidarietà e supporto alle iniziative della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Simona e Andrea durante la cena solidale
L’iniziativa è nata dall’incontro Simona Filippi e Andrea Barroero, che stanno facendo il percorso per verificare la vocazione nella Comunità, con il parroco di St. Patrick. Simona (36) ed Andrea (28) sono sposati e vivono da 7 anni a Bristol. Lui è responsabile di una ditta che importa prodotti alimentari italiani, mentre Simona lavorava da un commercialista. Sono originari della provincia di Cuneo ed hanno conosciuto la Comunità Papa Giovanni durante una visita ai loro familiari in Italia. «Da tempo eravamo in preghiera ed in ascolto» dicono Simona ed Andrea, «e quando abbiamo raccontato al parroco qui a Bristol la nostra scelta di iniziare il percorso di verifica vocazionale, egli ci ha proposto subito di organizzare una cena per raccogliere fondi, mettendo a disposizione la sala ricevimenti della parrocchia, che al tempo stesso è anche la mensa della scuola elementare di St. Patrick. Un invito al quale non si poteva dire di no!»
In breve tempo si è cercato di realizzare un evento che ha suscitato molto interesse, non solo tra i parrocchiani della zona e gli amici della coppia, ma anche tra molti fornitori di cibo e vino italiano che hanno donato spontaneamente cibo e bevande. Al centro della serata la testimonianza di C., giovane ragazza italiana che sta completando il percorso terapeutico nella casa famiglia di Boxtel (Olanda).
«Non è mai facile mettersi in gioco» continuano Simona e Andrea, «soprattutto quando si dona parte di sé, del proprio vissuto. Ancora di più quando questo vissuto ha conosciuto momenti di particolare sofferenza e intensità. La sua testimonianza ha commosso e tenuto col fiato sospeso, messo in discussione e toccato tutti i presenti».
I parrocchiani, entusiasti dell'iniziativa, hanno espresso la chiara intenzione di ripetere anche in un futuro la cena.
APG23
15/05/2017
Lasciare un lavoro ben pagato, in una grande azienda, per scommettere su chi è considerato uno “scarto della società”.
Dedicare la propria vita a proteggere, curare e rassicurare chi è così fragile da essere completamente nelle tue mani.
Scegliere di far crescere i propri figli insieme alle persone che solitamente “fanno paura”, aprendo la propria casa a chi ha bisogno di una famiglia.
Con l’incoscienza dei diciotto anni, partire per un posto dall’altra parte del mondo, diventare mamma di bimbi che non hanno una famiglia. E restarci per tutta la vita.
Rinunciare alle comodità di una vita normale per vivere con i senza dimora, i carcerati, i tossicodipendenti, perché tutti hanno il diritto di sentirsi scelti.
Prendere la strada in salita, controcorrente, in apparenza folle, sentendo che “è qui che il Signore mi chiama”.
Tutto questo è metterci la vita.
Le persone della Comunità Papa Giovanni XXIII hanno scelto di mettere la loro vita con quella dei più poveri e vulnerabili, perché non sono estranei ma fratelli da amare e custodire. Lo fanno ogni giorno, da 50 anni, certi che c’è solo una cosa in grado di far tornare la voglia di vivere a chi ha perso la speranza: l’amore di una famiglia e la consapevolezza di essere importante per qualcuno. E, come diceva don Oreste, «non c’è chi salva e chi è salvato, ma ci si salva insieme».
Le persone della Papa Giovanni ci mettono la vita, ogni giorno, tutti i giorni. Nel silenzio della quotidianità delle Case Famiglia e famiglie aperte, nelle Capanne di Betlemme per senza dimora, nelle cooperative sociali e nelle comunità terapeutiche in Italia e nelle periferie dei Paesi più poveri del mondo.
Abbiamo voluto dar voce a tutti loro, per raccontare chi c’è dietro e dentro la Comunità Papa Giovanni XXIII: persone normali – mamme, papà, fratelli – ma con una straordinaria capacità di amare.
Sul sito 5x1000.apg23.org pubblicheremo 11 video-storie in cui altrettanti membri della Comunità racconteranno che cosa significa per loro “metterci la vita”. Lucia, Giada e Matteo, Fabio, Roberto, Enrico, Tiziana, Jessica, Enzo, Franca e Mirella: persone molto diverse tra loro ma unite dalla certezza che una vita “apparentemente perfetta” non sempre è una vita piena e felice. Una vita condivisa, invece, sì.
Dare il 5x1000 alla Papa Giovanni significa affidarlo a tutti loro. Noi ci mettiamo la nostra vita, tu mettici il tuo 5x1000.
CODICE FISCALE 00310810221.
Per maggiori informazioni visita il sito dedicato al 5x1000.
APG23
12/05/2017
Tutto è pronto per i festeggiamenti del centenario delle apparizioni ai tre pastorelli di Fatima. Anche la casa famiglia che si trova a soli 10 minuti dal santuario, ha festeggiato la visita del Papa.
La Comunità Papa Giovanni XXIII “approda” in Portogallo nel 2011, grazie alla disponibilità di Lea Tobia, che ha poi passato il testimone a Raffaella e Fabrizio Trovato, con la loro casa famiglia.
«Durante la visita del Papa» racconta Fabrizio, «Lea ha rappresentato la Comunità nella Messa di vigilia, la sera del 12 maggio, in particolare durante la preghiera dei fedeli in lingua italiana, poi ha accompagnato un nostro accolto in carrozzella (che è suo figlioccio nei sacramenti) durante la Messa celebrata dal Papa, il giorno 13. Io ho pregato una piccola parte del rosario in lingua italiana prima della Messa solenne. La Comunità è stata altresì rappresentata da mia moglie Raffaella che ha accompagnato l'altro figlio in carrozzella durante la Messa con il Papa». Nonostante la pioggia intermittente stia creando notevoli disagi, i pellegrini hanno continuato ad arrivare da tutto il Portogallo e dal mondo. «Qui è un tripudio!» racconta Fabrizio. «Ci si arrampica sugli alberi, sui pali della luce, dappertutto per di avere una buona visuale! È uno spettacolo nello spettacolo! Dovreste essere qui e vedere! I portoghesi non li ferma nessuno! Alcuni sono arrivati alcuni giorni fa e hanno dormito in macchina. Altri pellegrini arrivano stravolti, massacrati, con i piedi gonfi, però sono felici e si abbracciano… poi arrivano al santuario e di nuovo si mettono in ginocchio per gli ultimi metri, e sto parlando anche di vecchiette di 70 anni e più, che vanno a effondere il loro cuore davanti a Nostra Signora. Che bello!»
#FOTOGALLERY:fatima#
La famiglia Trovato è missionaria a Fatima da novembre 2012 e in questi anni Fabrizio e Raffaella hanno detto sì a 15 accoglienze, 5 dall’Italia, le altre dal Portogallo. E quando una famiglia parte per la missione, anche i figli diventano missionari. «Anche i nostri 4 figlioli, Tobia, Martino, Agnese, Rita sono stati protagonisti di questa avventura nella Fede; del resto quando il Cielo elargisce un Bene, non lo dà ai genitori soltanto, ma è per tutto il nucleo familiare!» spiega Fabrizio. Rita, partita dall’Italia che aveva 14 anni, in piena età adolescenziale, ora è inserita benissimo in Portogallo e Agnese, che ha vissuto con la famiglia a Fatima fino a novembre scorso, ora continua la sua missione come Servizio Civile in una casa famiglia in Liguria.
In occasione del centenario delle apparizioni di Fatima e del decennale della nascita al cielo di don Oreste, è stato organizzato un ritiro di preghiera previsto per l’1, 2 e 3 settembre 2017 aperto a tutti. «Sarà una bella occasione per presentare il nostro carisma a qualche portoghese!» dice con entusiasmo Fabrizio. E in questi anni la presenza missionaria della Comunità Papa Giovanni XXIII a Fatima, anche se piccola, è stata molto importante, perché in Portogallo per i bambini abbandonati o con handicap, l’unica soluzione è l’istituto. Un’altra importante attività in Portogallo è l’incontro con le vittime di strada a Lisbona a settimane alterne. «Per il momento con me vengono due sacerdoti che si alternano nelle uscite» spiega Fabrizio. «Ad oggi siamo riusciti a far uscire dalla strada già due persone».
APG23
12/05/2017
Il 14 maggio è la Festa della Mamma, e noi vogliamo celebrare le mamme. Tutte le mamme, quelle “di pancia” e quelle “di cuore”, che nelle case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII sono mamme di figli di tutte le età, che non sono nati da loro ma a cui hanno ridato la gioia di vivere, che hanno accolto in affidamento familiare quando erano soli.
Le loro vite raccontano storie uniche e speciali di mamme e figli, testimoniano che l’amore di una mamma cura e il calore di una famiglia salva.
Abbiamo raccolto le storie di queste mamme, e poi ci siamo chiesti: cosa racconterebbero i bambini se potessero dirci cosa provano a sentirsi soli, ad aspettare per mesi e trovare, finalmente, due braccia che ti stringono e una mamma che ti ama?
Abbiamo cercato di immaginarlo dando voce ad Alessio, un bimbo gravemente disabile, abbandonato da tutti e accolto 25 anni fa da Franca e Primo nella loro casa famiglia.
“Accanto a me ci sono altri bambini, in culle trasparenti. Ma non restano per molto. C’è sempre un momento in cui arrivano un uomo e una donna, li prendono tra le braccia e, riempiendoli di baci, li portano via. Devono andare in un bel posto, perché si vede che sono felici.
Il mio uomo e la mia donna però non arrivano mai. Ogni tanto c’è qualcuno che mi prende in braccio, mi dà da mangiare, mi cambia il pannolino, ma poi mi rimettono sempre nella mia culla.
Ormai li conosco tutti i loro volti, arrivano e poi vanno via.
Mi sento come se non fossi abbastanza buono per meritare anche io un uomo e una donna che mi portino via. Sono così triste che ho sempre meno voglia di sorridere, di giocare, anche di mangiare. Dormo sempre di più ormai, tanto non ho più nulla di nuovo da vedere intorno a me.
Poi un giorno, affacciati alla mia culla, vedo due visi che non avevo mai visto prima. La donna ha lunghi capelli neri e l’uomo le tiene un braccio intorno alle spalle, ha degli occhialini tondi. Mi prendono e non mi lasciano. La donna mi avvolge in una coperta, l’uomo mi sistema nella loro macchina. Arriviamo in un posto sconosciuto, ci sono altri bambini. Ogni giorno mi danno baci, mi coccolano e parlano con me. Mi ripetono i loro nomi – mamma, papà – come se potessi mai confonderli o dimenticarli. Loro sono il mio uomo e la mia donna felici. Felici di avermi, felici di abbracciarmi.”
Ecco, ora, la sua storia raccontata da Franca, la sua mamma.
Per la festa della Mamma, scegli un regalo d’amore per la mamma della tua vita.
Fai una donazione a sostegno delle case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII e delle nostre mamme “di cuore”
Scarica e stampa il biglietto di auguri
Firmalo e consegnalo alla mamma per condividere con lei questo tuo gesto
Buona Festa della Mamma.
APG23
11/05/2017
Lo scorso 9 maggio, presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato, Luca Russo, papà di casa famiglia e autore del libro L’Eutanasia di Dio insieme all’avv. Antonella Perricelli, dell’ufficio legale della Comunità Papa Giovanni XXIII, sono stati ricevuti con audizione per parlare dei disegni di legge nn. 2801 e connessi, a proposito delle disposizioni anticipate di trattamento.
«La prossimità alle persone con disabilità» ha detto Luca Russo davanti ai senatori presenti, «ci legittima ad intervenire con autorevolezza nel dibattito pubblico sul tema dell’eutanasia e nello specifico della normativa inerente le disposizioni anticipate di trattamento. Riteniamo di poter osservare da un pulpito d’onore gli sviluppi della normativa e di poter contribuire ragionevolmente con le nostre osservazioni alla formulazione di una legge che realmente possa cercare il bene maggiore di ciascuno e di tutti, favorendo la crescita della nostra società civile in umanità e solidarietà, principi ineluttabili del nostro vivere comune».
Il DDL approvato alla Camera dei Deputati e ora all’esame del Senato, dopo le modifiche introdotte dall'aula della Camera, continua a destare preoccupazione. Ecco di seguito alcune criticità sottolineate dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, presentate nell’intervento portato da Luca Russo e Antonella Perricelli (qui il testo completo sulle criticità del DDL sulle DAT):
L’alleanza terapeutica: La normativa dovrà riconoscere al consenso informato un valore fondante solo qualora rientri in un progetto di Alleanza terapeutica medico-paziente. Se così non fosse, il consenso informato si ridurrebbe ad un atto amministrativo sic et simpliciter. Ridurremmo le volontà del paziente alla mera sottoscrizione con firma autografa.
Minori e incapaci saranno davvero tutelati? «Il DDL riconosce a Tutori e rappresentanti legali dei minori e delle persone interdette, amministratori di sostegno un potere decisionale “anaffettivo”», afferma con preoccupazione Russo. «In moltissime situazioni le persone con disabilità gravi e gravissime con cui la nostra Comunità condivide la vita ogni giorno, in modo stabile e continuativo, 24h su 24, hanno tutori che non li hanno mai incontrati».
Idratazione e nutrizione: Il DDL prevede che l’alimentazione e idratazione artificiale siano considerabili come trattamento sanitario. «Acqua e cibo non diventano una terapia medica soltanto perché vengono somministrati per via artificiale», dice con preoccupazione Russo. «La sospensione di tali pratiche va valutata come una forma particolarmente crudele, di “abbandono” del malato».
DAT troppo vincolanti: Secondo Russo e Perricelli «in moltissime situazioni la volontà espressa nel “tempo della salute” non corrisponde alla volontà del paziente nel momento in cui si è venuto a trovare nel “tempo della debolezza”. Su questo punto chiediamo che le DAT abbiano carattere non vincolante. Dovrebbero avere solo un valore orientativo circa le volontà del paziente e che “saranno tenute in considerazione” (così come viene previsto dalla Convenzione di Oviedo del 1997) dal personale medico.
Obiezione di coscienza negata: «L’obiezione di coscienza è un diritto!» affermano con forza Russo e Perricelli, a nome di tutta la Comunità Papa Giovanni XXIII. «Si dissente fortemente sulla mancata previsione nel testo dell’esercizio del diritto, da parte del medico o di altro personale sanitario, di rifiutarsi di prestare la propria opera di fronte a una richiesta di intervento che sia contraria ai propri principi etici».
Conclude l’intervento un accorato appello ai politici che in questi giorni hanno il compito di decidere riguardo a queste tematiche così delicate: «Crediamo in una politica che sappia mettersi a servizio delle persone fragili e indifese, nella consapevolezza che la loro condizione fisica non riduca né annulli la loro dignità. Crediamo nella politica che abbia a cuore il grande desiderio del nostro fondatore don Oreste Benzi che sovente ripeteva: “un popolo si può considerare tale quando non lascia nessuno per strada, altrimenti saremo solo un’accozzaglia di gente”».
Video sulle Case Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII