APG23
05/01/2019
1000 in cammino per la pace a Bologna. Così si apre il 2019 a Bologna per le vie del centro, con la 4ª Marcia per la pace, centrata sul tema "Diritto alla pace e all'accoglienza" promossa dal Portico della pace, rete di associazioni, comunità religiose, movimenti, gruppi informali della città metropolitana, e patrocinata da Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, Città metropolitana e Comune di Bologna, e in questo 2019 anche dall'Università di Bologna.
La Marcia è nata nel 2015 dalla proposta della Comunità. Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi, a seguito degli attentati terroristici in Europa e del conflitto in Siria. È lo stile della nonviolenza e della dignità di ogni essere umano che la caratterizza. In questa edizione 2019 non a caso riecheggiano le parole del suo fondatore, don Benzi, che sul diritto al viaggio e all'accoglienza ammoniva: «I migranti sono ponti gettati tra mondi. Siamo popoli destinati a convivere e prima lo capiremo meglio sarà per tutti».
In Piazza Nettuno intervengono anche le autorità sul tema della pace, dell'accoglienza e dello stile del dialogo tra tutti, dall’arcivescovo Matteo Zuppi, al sindaco Virginio Merola, e anche con la presenza di Romano Prodi. «È la pace l'anima dell'Europa - ha ricordato quest'ultimo - che, dopo le devastazioni dei due conflitti mondiali, i padri fondatori vollero al centro della nostra Unione. E da 70 anni, entro i suoi confini, l'Europa ha garantito la pace. Così non è stato tutto attorno a noi: dall'Africa al Medio Oriente, una 'guerra a pezzi' - come è stata definita dal Papa - ha coinvolto intere nazioni, comunità religiose e ha travolto senza distinzione uomini, donne, bambini, giovani».
Donne per il dialogo, città del dialogo
In cammino per la pace c'erano anche diversi testimoni d'eccezione. Che nella quotidianità lottano per la pace perchè han sperimentato che è la lotta essenziale per la vita in tante latitudini. C'era Sara Manisera, giornalista freelance che abita a Beirut e che, nel 2018, ha vinto il Premio Archivio Disarmo “Colombe d'oro per la pace”. nota in particolare per il videoducumentario Donne fuori dal buio, storie di donne, mogli e madri dell'Iraq che raccontano di comunità diverse, di diversi dialetti e culture e del lungo cammino di rinascita dopo tanti lutti dalla Guerra del Golfo del 2003 ad oggi. Testimoni in terre lontane e pure testimoni coraggiosi in terre vicine. E c'era pure un'altra donna che lotta per il diritto alla pace, Monica Caula del Comitato per la riconversione della RWM (l'industria bellica che procurò ordigni militari all'Arabia Saudita nella guerra in Yemen) che con un esposto alla Procura e un appello al Comune da mesi chiede di bloccare l'espansione della fabbrica e di convertire la produzione a fini civili. Scelta auspicata con fermezza anche in un messaggio di fine anno dei Vescovi sardi.
Il Sindaco di Casalecchio Massimo Bosso, ha ricordato come in centinaia di città italiane sono nate esperienze di pace e inclusione attraverso il network delle città interculturali per incontrare e incontrarsi tra culture, tradizioni religiose e comunità diverse. Incontri di Mo(n)di è l'evento culturale che promuove ogni anno per dare voce a chi vuole scegliere la via del dialogo interculturale e interreligioso nella scuola, nelle istituzioni, nella sanità e tra le comunità religiose.
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L'arcivescovo: «La pace non è affidata solo ai governanti. Tocca a noi costruire ponti nelle nostre città»
«La pace non c’è una volta per sempre, perché è sempre minacciata dal male, erosa da tanti individualismi, dai semi di intolleranza, dalla violenza ordinaria, dall’aggressività nei pensieri e nelle azioni, dall’incapacità a dialogare e riconoscere il prossimo». È l'esortazione di mons. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna durante la celebrazione del 1° gennaio in Cattedrale, che fa seguito alla Marcia della pace. «Non è nemmeno una preoccupazione accessoria. È una lotta drammatica per la vita, contro le terribili sorelle della guerra che sono la povertà, le malattie, la distruzione, la disperazione, la fame». In riferimento a quanti cercano un futuro tentando di entrare in Europa, mons. Zuppi li ha chiamati “lottatori di speranza” che ci interpellano con le loro vite a costruire ponti e trovare vie nuove di giustizia per «combattere i disequilibri». Per questo occorre non fomentare divisioni ma unire le forze, non dimenticando le terre impoverite e sfruttate da cui provengono «quei fratelli e sorelle che emergono dal grande abisso del terzo mondo alla ricerca di futuro». «La pace è affidata sì ai responsabili delle nazioni ma è anche sempre artigianale e passa per le nostre persone. Diventiamo noi costruttori di un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia».
Papa Francesco: «La pace si basa sull'interdipendenza degli esseri umani»
Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2019 Papa Francesco ricorda con chiarezza che la Pace non è un ideale astratto che riguarda pochi potenti né un diritto da citare al termine di conflitti vicini a noi ma riguarda tutti ed è di vitale importanza. Per questo richiede una "buona politica" e una testimonianza credibile e coraggiosa ogni giorno. All'inizio del 2019 non a caso ricorda che essa si basa «sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani. La pace è una conversione del cuore e dell’anima» e richiede la cura di tre dimensioni indissociabili: «la pace con sé stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza e, come consigliava San Francesco di Sales, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi”, per offrire “un po’ di dolcezza agli altri”. La pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…; osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé. E la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire».
APG23
28/12/2018
«Siamo ritornati alla vita, sperimentiamo che è un dono, l’abbiamo riscoperta in Comunità e non abbiamo più paura» così proclamano i 120 ragazzi ex tossicodipendenti al culmine della messa del “Riconoscimento” celebrata il giorno di Santo Stefano nella chiesa “La Resurrezione” di Rimini.
Un appuntamento di grande significato che lo stesso don Oreste Benzi volle istituire più di 20 anni fa e che ogni anno la Comunità Papa Giovanni XXIII ripropone per festeggiare il ritorno alla vita dei ragazzi che durante l’anno in corso hanno concluso il percorso di recupero presso le proprie strutture terapeutiche.
In una chiesa gremita e ricca di commozione le parole del vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, arrivano ai ragazzi come un fermo monito: «Il vostro cuore quando vivevate come zombie aveva cessato di battere; ora avete scoperto che siete dei capolavori, firmati da Dio. Oggi ricevete un nuovo Battesimo. Seminate la gioia nel giardino del vostro fratello e lo vedrete fiorire anche nel vostro».
Un invito al Bene sottolineato anche da Giovanni Paolo Ramonda presente all’iniziativa, un segno di speranza in tempi in cui la dipendenza da droghe, alcol, gioco d’azzardo continua ad avere tristi primati. Quanto a consumo di droghe nel 2017 nel nostro paese il 22% degli adulti compresi tra i 15 e 64 anni ha fatto uso di una qualche sostanza. (Osservatorio europeo delle droghe e tossicodipendenze). Non meno preoccupante il fenomeno della dipendenza da gioco e dell’abuso di alcolici; sempre nel 2017, hanno giocato d’azzardo almeno una volta 17 milioni di italiani. Rispetto all’abuso di alcol si parla di 8,6 milioni di persone in età adulta e 1,7 i giovani tra cui minorenni, a cui, peraltro andrebbe evitata la vendita.
Dipendenze patologiche: come chiedere aiuto
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha attivato il numero unico per le richieste di aiuto, 348.9191006
Comunità Terapeutica Rimini
Risponde al numero 0541.50234
Comunità Terapeutica Forlì
Risponde al numero 0543.799278
Comunità Terapeutica Lodi
Risponde al numero 02.9061106
APG23
21/12/2018
Una strada di Rimini sarà intitolata a Don Oreste Benzi, il prete romagnolo “dalla tonaca lisa” fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. La cerimonia si terrà domani sabato 22 dicembre alle ore 11 presso il Palacongressi di Rimini, in via della Fiera. Il Vescovo Lambiasi, il Prefetto Camparota ed il sindaco Gnassi scopriranno la targa con la nuova intitolazione. Sarà presente Giovanni Paolo Ramonda, successore di don Benzi alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII.
La cerimonia si svolgerà al termine dell'evento di presentazione della Fondazione “Don Oreste Benzi”. Si tratta di un nuovo ente che ha lo scopo di promuovere, approfondire e favorire lo studio del pensiero, della testimonianza di vita e delle opere promosse e attuate da don Benzi, a lui riconducibili o da lui ispirate. L’evento sarà moderato dalla giornalista Paola Severini Melograni.
«Siamo felici e onorati che una strada sia intitolata a don Oreste Benzi proprio qui a Rimini, la sua città, dove ha svolto il suo servizio sacerdotale e dove ha fondato la nostra Comunità. Da qui si è diffusa in 42 paesi del mondo ed è in forte espansione. Riceviamo continuamente richieste di aprire nuove case famiglia e comunità da ogni angolo del globo. Segno che il carisma di don Benzi - la condivisione diretta della vita con gli ultimi e la rimozione delle cause delle ingiustizie - è universale» spiega Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Papa Giovanni.
L’evento si inserisce nell’ambito delle iniziative per il cinquantesimo anniversario della Comunità fondata da don Benzi, culminate con la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso 7 Dicembre.
APG23
20/12/2018
Se ne è andato il 19 dicembre 2018 un ribelle, guerriero di Dio. Ha lottato fino alla fine, non per salvare la sua vita, ma avere la vita per continuare a stare con i poveri più poveri negli angoli più estremi del mondo.
André Volon era un missionario, parola che lo faceva arrabbiare, perché racchiudeva le conseguenze di un dominio colonialista che aveva impoverito i paesi del Sud del mondo. Piuttosto si ritrovava nella visione di San Daniele Comboni quando diceva: «L’Africa agli africani». Ecco, lui voleva essere come quelle persone con le quali andava a condividere: povero tra i poveri e così testimoniare quel Dio che si incarna nell’umanità.
André era di origine belga. Nato il 20 marzo del 1945 a Lons Saint Remy, Belgio, prima di approdare alla Comunità Papa Giovanni XXIII aveva fatto diverse esperienze alla ricerca della giustizia, alla ricerca dell’”essere”, alla scoperta di Dio.
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Diceva di essere una persona «in continua evoluzione nel rapporto con la Chiesa» e la sua storia lo dimostra: dopo aver frequentato il seminario dei Gesuiti per le missioni straniere in Belgio, era stato 2 anni in un convento trappista in Francia, poi a Roma per fare il noviziato nel ramo contemplativo maschile della congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta. Dopodiché, nel 1980, arriva a Spello per fare un anno sabbatico.
Nel 1981 incontra don Benzi con una lettera di raccomandazione di Carlo Carretto. Sono bastate queste parole «Noi come comunità siamo chiamati ad andare nel fosso» proferite dal sacerdote, per capire che quella della Papa Giovanni sarebbe stata la vocazione giusta per lui. La sua Patria è stata il mondo intero. Nel 1985 è stato in Zambia, poi in Tanzania, Brasile, India, Kenya, Gerusalemme, Haiti. Il 26 settembre del 1987 si consacra a Dio.
Un anno fa stavi meditando un libro sul pensiero di ViKtor E. Frankl: «Ha senso soffrire. Quando la vita ha un senso». Ebbene, la vita ha avuto un senso forte per te, le ingiustizie ti erano insopportabili tanto che hai chiesto a Dio una grazia tutta speciale: la misericordia.
Grazie André per il tuo calore, per la passione, il fuoco che hai lasciato a quanti hanno avuto la fortuna di incontrarti.
Leggi l'intervista del '96
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19/12/2018
Sono 103 i profughi arrivati oggi dalla Libia all'aeroporto militare di Pratica di Mare. Tra questi 51 saranno accolti nelle case della Papa Giovanni XXIII, la Comunità fondata da don Oreste Benzi, il sacerdote che per primo aprì una casa famiglia in Italia nel 1973. Il volo è partito da Tripoli ed è atterrato alle ore 16.15 allo scalo militare presso Roma. Il corridoio umanitario è stato gestito dal Governo Italiano con la mediazione e collaborazione della Comunità di don Benzi.
«Con questo corridoio umanitario abbiamo salvato interi nuclei familiari: donne, uomini e bambini provenienti da Sudan, Etiopia, Eritrea e Yemen strappate dalle prigioni libiche. Adesso saranno accolti nelle nostre case dove potranno ricevere il sostegno necessario per superare i traumi subiti ed iniziare una nuova vita». Questo il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.
I rifugiati saranno ospitati in Romagna (12 a Rimini, 5 in provincia di Ravenna) ed in Toscana (34 in provincia di Massa-Carrara) presso alcune delle 201 case famiglia dell'associazione, che già accolgono 1.283 persone di tutte le età e provenienze.
«Lavoreremo per l'integrazione di queste famiglie, inserendo i bimbi a scuola e cercando un lavoro per loro. - continua Ramonda - Non è semplice, ma non si può parlare di vera accoglienza senza una reale integrazione».
La Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, opera da 50 anni al fianco degli ultimi. Oltre alle 201 case famiglia in Italia, gestisce altre 50 case famiglia all’estero.
Case famiglia APG23: le tre caratteristiche fondamentali:
La casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII si caratterizza per la presenza di un papà ed una mamma. Non operatori in strutture residenziali ma strutture affettive.
E' una vera famiglia. Tutti ci vivono 24 ore su 24, 365 giorni all'anno. Non un’occupazione lavorativa ma una scelta di vita. Famiglie che aprono le porte di casa all'accoglienza di chi ha bisogno.
C'è posto per tutti: minori, disabili, anziani, italiani o stranieri e chiunque cerchi di ritrovare un posto nella società dopo aver sbagliato.
APG23
17/12/2018
A La Pintana, quartiere povero e malfamato alla periferia di Santiago del Cile, il Natale è un momento davvero speciale. I bambini attendono con trepidazione la Vigilia, perché sanno che quel giorno riceveranno un regalo, il più delle volte quello desiderato. Per l’occasione tutta la famiglia si prepara indossando i vestiti più belli. Dopo cena i bambini escono e vanno nelle piazze per vedere Babbo Natale che passa salutando tutti.
A mezzanotte tornano a casa e sotto l’albero trovano quell’unico e tanto atteso regalo che poco dopo si mostreranno a vicenda per le vie del quartiere. Le strade si popolano di bambini in bicicletta, con i pattini, che giocano a pallone o con le pistole d’acqua. Nessuno ha voglia di andare a dormire per godere al massimo di quel dono e condividere l'allegria con i propri amici.
Sebbene in questa festa la famiglia sia la cosa più importante, il REGALO rappresenta l’affetto e l’amore dei genitori e dei nonni che con tanti sforzi e sacrifici riescono comunque a donare ai propri figli quello che tanto volevano.
Anche al Progetto Acuarela della Comunità Papa Giovanni XXIII il Natale viene celebrato con una bella festa per i bambini seguiti e per le loro famiglie. Babbo Natale non manca mai: arriva sempre sul carro rosso dei pompieri suonando la sirena! Oltre al suo regalo i bambini ricevono anche un sacchettino con caramelle, gelati, zucchero filato e pop-corn per festeggiare insieme ai propri cari!
In Colombia, con la Comunità di Pace
Nella Comunità di Pace di San José de Apartadó il giorno di Natale è un giorno di cammino. La celebrazione inizia di solito il 22 dicembre, quando i suoi membri si mettono in marcia a piedi o a dorso di mulo per raggiungere Mulatos, un villaggio sperduto nella selva. Un luogo simbolico, della memoria, scelto per commemorare 8 membri brutalmente uccisi il 21 febbraio 2005 da gruppi armati intenzionati ad appropriarsi della loro terra.
È qui che si svolge, nei due giorni successivi, l’assemblea generale della Comunità. Al termine del secondo giorno, il 24 sera, in un’atmosfera quasi surreale, il padre gesuita Javier Giraldo celebra la Messa della Vigilia nella biblioteca del villaggio.
«Celebrare il Natale è celebrare la nascita di Gesù, è celebrare la Vita. Per questo è significativo riunirsi in questo luogo dove dei criminali hanno messo fine alla vita biologica di 8 persone. Noi ci riuniamo qui per ribadire che ci sono dimensioni della vita non vulnerabili alla morte: tutto quello che un essere umano costruisce con i suoi pensieri e con i suoi sentimenti, con i suoi ideali e con i suoi sogni in comunione con i suoi simili. Tutto ciò non conosce morte, è questa la salvezza che il giorno di Natale nasce per noi», commenta padre Javier. Finita la cerimonia, tutti si dirigono verso la cucina per condividere l’abbondante cena della festa: trippa, carne fritta, yucca, riso e platano.
Immancabili il caffè e l’acqua con panela (cubetti di zucchero di canna) e la Natilla, dolce tipico natalizio della regione di Antioquia a base di latte, panela, cannella e mais. Anche se si trova già pronto nei negozi, i contadini sono soliti farlo in casa. La preparazione è lunga e richiede un giorno intero. Prima si sgranano le pannocchie di mais, poi vengono cotti i chicchi, successivamente passati nei molini 3/4 volte fino ad ottenere una farina. Tutti gli ingredienti vengono poi lavorati in enormi pentole dalle donne che mescolano in piedi per ore con lunghi pali di legno.
In occasione della festa ognuno indossa el estreno, ossia l’abito nuovo acquistato proprio per il Natale. E poi via, tutti insieme a ballare nel chiosco principale del villaggio. Pur di avere la musica viene addirittura fatto appositamente arrivare su di un mulo il generatore di corrente! Il 25 dicembre, infine, si riprende il cammino per tornare a casa.
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In Bangladesh tutti partecipano alla festa
A Chalna il giorno di Natale è per tutti un momento di grande festa. Addobbi di cartapesta e stoffa colorata illuminano le vie della missione, mentre un buon profumo di carne arrosto proviene dal grande piazzale, trasformato per l’occasione in pista da ballo! La musica non manca mai, così come i giochi e la lotteria che premia i tre più fortunati.
I bambini ricevono in dono un sacchettino con caramelle, palloncini e qualche prodotto per l’igiene. Se a Messa vanno solo i cattolici, alla festa partecipano anche gli induisti e i musulmani. Il Natale diventa così una bella ricorrenza per stare insieme e promuovere il dialogo interreligioso.
In Tanzania è la festa della famiglia
In Tanzania l’Avvento è per tutti un periodo di attesa. I cristiani si preparano all’arrivo di Gesù, gli altri invece attendono il momento di tornare a casa. È infatti tradizione trascorrere questa festa in famiglia. Ecco perché chi può torna al villaggio d’origine, comprandosi anche un bel vestito nuovo!
Il giorno di Natale si mangia sempre il pilau, delizioso riso speziato con carne, patate, fagioli e piselli e il pollo. Per l’occasione la tribù dei Wachaga prepara addirittura un particolare distillato di banane, in una singolare commistione tra sacro e profano. I missionari della Comunità Papa Giovanni XXIII mangiano tanzaniano, ma non si fanno mai mancare un piatto italiano: che siano le lasagne o la pizza è uguale, profumano sempre di casa!
Il Natale viene festeggiato anche al Centro Ngome per bambini malnutriti. Qui si balla, si canta e si offre alle famiglie il pilau. Per molte questo è l’unico Natale che festeggeranno. Sono infatti così povere che non si possono permettere di cucinare questo piatto a casa. È sicuramente una festa semplice, ma forse è bella proprio per questo. Priva di luci colorate e lustrini, fa riscoprire la gioia di stare insieme!
In Russia è più volte Natale!
A Elista, capitale della Repubblica di Calmucchia, Natale e Capodanno si festeggiano non una ma più volte! Le celebrazioni partono all’inizio di dicembre con il Capodanno calmucco. In questa regione russa di fede buddista, le famiglie si incontrano, bevono the e mangiano una squisita pasta dolce fritta.
Il 25 dicembre è la volta del Natale cattolico. In Russia è un giorno lavorativo, ecco perché i missionari della Comunità Papa Giovanni XXIII vanno a Messa la sera della Vigilia. Al ritorno festeggiano sempre in casa famiglia, mangiando i piatti della festa e scambiandosi qualche regalo! A fine anno incominciano infine le feste ortodosse.
Natale è il 7 gennaio. Visto che una delle ragazze accolte è di questa religione, i missionari la accompagnano sempre alla suggestiva liturgia di mezzanotte che di solito dura fino al mattino.
La ricorrenza più sentita in assoluto è però il Capodanno, celebrato anche in epoca sovietica come la festa della famiglia. Un momento speciale, da vivere insieme ai propri cari, in occasione del quale vengono portati in tavola i piatti della tradizione: la carne di maiale e di pecora, l’insalata con le rape rosse e l’immancabile insalata russa!
APG23
03/12/2018
«Siamo fortemente preoccupati dagli effetti del Decreto Sicurezza sulle vite dei nostri fratelli immigrati che vivono nelle nostre case famiglie e famiglie aperte. Il rischio, già tangibile in questi primi giorni dall’entrata in vigore, è far piombare i migranti nell'irregolarità, recidendo i tanti percorsi di integrazione e rinascita cui stiamo assistendo nelle nostre case. In particolare rischiano forme di esclusione sociale i migranti più vulnerabili». È quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito al Decreto Sicurezza promulgato oggi.
«Associare il fenomeno migratorio esclusivamente a quello della sicurezza — continua Ramonda — non solo è fuorviante ma rischia di sdoganare sentimenti di rifiuto e odio verso gli stranieri. Proponiamo che sia ripristinato il decreto flussi, che rappresenta il canale di ingresso regolare per lavoro in Italia, previsto dall’art. 22 D.lgs. 286/98, la cui applicazione è stata bloccata negli ultimi anni. A questo si dovrebbe reintrodurre il sistema dello sponsor, a chiamata diretta, anche da parte di privati per l’inserimento nel mercato del lavoro del cittadino straniero».
La Comunità Papa Giovanni XXIII è da sempre in prima linea nell’accoglienza e integrazione dei migranti. Sin dagli anni '90 il fondatore, don Oreste Benzi, fu precursore nella lotta di liberazione delle ragazze schiavizzate ai fini della prostituzione.
Per il Presidente la migrazione è un fenomeno che va regolamentato, non può semplicemente essere negato. «Occorre pertanto aumentare la quota percentuale del PIL destinato alla cooperazione allo sviluppo — conclude — e favorire i canali di ingresso sicuri e legali, tra cui i corridoi umanitari, promuovere una reale ed efficace integrazione».
APG23
03/12/2018
La Giornata Internazionale delle persone disabili del 3 dicembre di ogni anno è stata indetta nel 1992 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ha come scopi la promozione dei diritti e del benessere delle persone con disabilità, ed un’attenzione sulla loro presenza nella vita politica, sociale, economica e culturale dei paesi membri.
Tema del 2018: il coinvolgimento delle persone con disabilità nel garantire l'inclusione e l’uguaglianza, come parte dell'agenda 2030 che ha incluso la salute e il benessere per tutti fra i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle nazioni.
Io Valgo a Cesena
3 dicembre 2018: volano alti i palloncini in piazza del Popolo a Cesena. Ad ognuno di loro è appeso un sogno; lo hanno scritto lì sopra i partecipanti della manifestazione IO VALGO. Un corteo colorato e vario di circa 400 persone formato da tante persone diversamente abili, dalle loro famiglie, da educatori, da bambini e i ragazzi presenti con le loro classi, da rappresentanti delle istituzioni . Tutti insieme a camminare per le vie della città a ricordarci, in occasione della giornata internazionale dei diritti con le persone con disabilità, il valore inestimabile della diversità intesa come risorsa e valore per la comunità. «Ci hai insegnato a guardare la vita in una prospettiva diversa» raccontano i ragazzi di un istituto superiore di Cesena tramite un flash mob che hanno organizzato assieme a una loro amica diversamente abile. «Ogni persona ha diritto di vivere una vita felice»; «Non chiediamo assistenza per loro, vogliamo che diventino soggetti attivi di questa nostra società»: queste le frasi emerse nel corso della manifestazione e le istanze che da alcuni anni muovono gli educatori del Centro diurno riabilitativo Don Oreste Benzi della Comunità Papa Giovanni XXIII ad organizzare questo evento in collaborazione con tutti i centri e le cooperative.
(Emanuela Frisoni)
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Io Valgo è l'iniziativa che la Comunità Papa Giovanni XXIII anima ogni anno in diverse piazze italiane, proprio in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità. «Ognuno vale per gli altri, nonostante la fragilità, in quanto costruttore di vita, destinatario di una missione unica e insostituibile, cittadino attivo e protagonista della storia», diceva don Oreste Benzi.
Io valgo a Rimini
In collaborazione con la Rete Centri, a Rimini il 3 dicembre un corteo è partito dal Ponte di Tiberio (reso accessibile grazie agli interventi eseguiti dall’Architetto Nicola Bastianelli) per arrivare presso la Scuola media Panzini, con video e testimonianze sul tema “Io valgo perché sono capace”. Al termine Street food organizzato dalle persone disabili del Progetto Osteria della Cooperativa La Fraternità.
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Io valgo a Catania
Il 28 novembre c'è stata una lezione dimostrativa di Danceability dalle 10 alle 12 presso "Centro coreutico Accademico di Sicilia Khoreia" a Giarre (CT)
Il 30 novembre è stato organizzato un Laboratorio teatrale aperto dalle 10 alle 12 presso i locali della Comunità Papa Giovanni XXIII via don Oreste Benzi, 2 a S.Venerina (CT)
Il 3 dicembre c'è stata la Rassegna conclusiva "Io valgo...ti racconto l'Artista che c'è in me" presso Teatro Eliseo di S.Venerina (CT)
Laboratorio teatrale per IO VALGO a Catania
Io Valgo anche in Zambia e Bangladesh
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha promosso iniziative per la Giornata mondiale della Disabilità anche in Zambia, dove opera dal 1985, e in Bangladesh, dove è presente dal 2000. In entrambi questi Paesi la Comunità di don Benzi porta avanti progetti che coinvolgono persone disabili, promuovendo l'integrazione e il riscatto sociale.
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Altre iniziative per la giornata della disabilità 2018
Al via tante iniziative, dal Piemonte alla Sicilia, che vedranno coinvolti giovani e adulti disabili dei Centri Diurni della Comunità con altri Centri territoriali e con studenti delle scuole medie e superiori per sottolineare, attraverso arte, musica, danza e sport, le capacità e le potenzialità che includono e integrano.
A Forlì presso la Polisportiva Otello Buscherini, le squadre di basket in carrozzina affiliate alla Uisp danno vita a vari confronti sportivi, durante l’evento voluto dal Lions Club Giovanni de’ Medici. Dà il benvenuto la squadra di casa, la Wheelchair basket Forlì fondata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Per info 3471029200.
A Fossano (CN) si va a scuola di condivisione, accostando due mondi diversi ma capaci di arricchire e arricchirsi. Io valgo: disabilità e carcere è il tema della mattinata di riflessione, video e testimonianze presso il Teatro “I Portici” con gli studenti delle scuole superiori fossanesi. Parteciperà anche Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità fondata da don Benzi.
A Bologna è stato organizzato un torneo di Bowling per il 7 dicembre, mentre l’8 dicembre c'è il 1° Festival della musica libera, durante il quale 10 gruppi musicali in formazione integrata, composti da artisti con disabilità e non, si esibiranno sul palco della Sala Centofiori nel segno dell'inclusione e della più ampia libertà espressiva. Vai alla locandina degli eventi di Bologna
Giornata delle persone diversamente abili 2017: il progetto di vita delle persone disabili
Nella giornata 2017 è stato al centro il tema del progetto individuale di vita per le persone diversamente abili. Nell'assistenza alle persone disabili è prevista infatti la stesura di un progetto individuale (legge 328 del 2000). Hanno spiegato gli organizzatori della giornata della disabilità 2017: «La persona con disabilità, come tutti, deve essere messa in condizione di pensare, sviluppare, costruire un suo progetto di Vita. Va sostenuta e aiutata in questo, ogni cittadino è coinvolto e deve sentirsi parte attiva in questo progetto».
«Un progetto di vita è innanzitutto un pensare in prospettiva futura, che vuol dire immaginare, fantasticare, desiderare, aspirare, volere... e contemporaneamente preparare le azioni necessarie, prevedere le varie fasi, gestire i tempi, valutare i pro e i contro, comprendere la fattibilità... Il progetto di vita per ognuno di noi comincia in famiglia e si realizza nei contesti di vita della persona: scuola, territorio, lavoro, tempo libero, relazioni sociali. Riguarda anche il delicato tema del dopo di noi come espressione di un percorso di autonomia che attraversa tutta la vita della persona. Su questo vogliamo riflettere, tutti insieme».
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Giornata delle persone diversamente abili 2016: Io Valgo X3
3 è l’articolo della Costituzione che sancisce l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge. 3 è anche l’articolo della dichiarazione universale dei diritti umani che rivendica il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza di ogni persona. Ecco perché nel 2016 Io valgo si è fatta in 3. Una giornata che non ha significato "valgo molto” ma “per molti”: per me, per te e per l’intera comunità in cui viviamo. Perché la disabilità non è una fragilità da commiserare, ma una ricchezza da tutelare.
APG23
30/11/2018
«Questa è la prima volta che un Presidente visita la nostra Comunità. Con grande gioia l'abbiamo accolta in questo giorno così importante per tutta la Comunità Papa Giovanni XXIII, presente qui in Italia, in tutte le regioni, e nel mondo in 43 Paesi nei 5 continenti. La vogliamo ringraziare per la sua presenza qui in mezzo alla nostra grande famiglia, una famiglia che accoglie. Grazie per il bene che vuole al Paese, al senso di giustizia che continuamente richiama nei suoi interventi, nel difendere i diritti fondamentali della vita, della famiglia, del lavoro, dell’attenzione ai deboli, dell’implementare un’economia di condivisione. Grazie per il suo incoraggiamento. Grazie per la giornata unica che ci ha regalato». Così Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Papa Giovanni XXIII, ringrazia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che è intervenuto durante le celebrazioni per il 50° anniversario dell'associazione di don Oreste Benzi.
È stato proiettato il film Solo Cose Belle: una commedia in cui una ragazzina sedicenne scopre le esperienze di vita tipiche di una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII. Il titolo si ispira ad una celebre frase di don Oreste Benzi: «Le cose belle prima si fanno poi si pensano»; «Il film mostra veramente com'è la vita, quali sono le gioie e le difficoltà che viviamo veramente ogni giorno», ha raccontato all'uscita una mamma di casa famiglia.
E per la prima volta un Presidente della Repubblica è stato in visita in una di queste straordinarie realtà di accoglienza multiutenza, dove minori in difficoltà sono ospitati al fianco di persone con disabilità, ragazzi usciti dal carcere, adulti vittime dell'emarginazione. Una famiglia davvero speciale, con delle vere figure genitoriali, anche per chi non le ha mai avute.
Filmato integrale: l'intervento di Sergio Mattarella al cinquantennale della Comunità Papa Giovanni XXIII
APG23
24/11/2018
La giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro la donna si celebra il 25 novembre di ogni anno, ed esorta ad un impegno incessante soprattutto verso «la violenza fatta alle donne e ai piccoli». Anche nel 2018 si moltiplicano le iniziative di solidarietà.
Nel mondo sono migliaia le donne che aiutano altre donne: volontarie, mamme, mediatrici, operatrici antitratta, medici, insegnanti, religiose di associazioni nazionali, sindacati e movimenti femminili. Per un giorno in particolare, ma anche durante il resto dell'anno, si uniscono a tanti uomini e a tanti giovani in iniziative contro la violenza rivolta alle donne.
L'Associazione Papa Giovanni XXIII da 50 anni si batte per la parità dei diritti delle donne e della loro dignità accogliendo migliaia di bambine, adolescenti e donne. Sono ferite da abusi, maltrattamenti; da oltre 20 anni vengono accolte molte vittime della violenza della tratta e dello sfruttamento della prostituzione. Quest'ultimo tema, che era cavallo di battaglia dell'impegno del fondatore don Oreste Benzi, è il punto di partenza di un cambiamento culturale sempre più urgente.
«Se nella società si continua ad essere liberi di acquistare il corpo femminile e usarlo a piacimento, abusandone come fosse un giocattolo, allora non ci sarà mai nessuna parità di genere, nessun rispetto. E non potranno mai diminuire le numerose forme di violenza legittimate da una cultura del dominio e del possesso. I casi di femminicidi lo dimostrano. E anche quelli più nascosti e dimenticati avvenuti per mano di clienti italiani su giovani donne prostituite, nel 2018 a Bergamo, Modena, Castelfranco Emilia, Torino e Frosinone», spiega Irene Ciambezi referente contro la tratta delle donne della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Violenza alle donne: ecco i numeri
A luglio 2018 in occasione della Giornata internazionale contro la tratta, la Comunità Papa Giovanni XXIII è entrata a far parte della Rete nazionale abolizionista della prostituzione. Nel documento sono confermati dati agghiaccianti: Il dieci per cento di tutti i crimini sessuati contro donne e bambine, stupro, percosse, ferimenti e uccisioni sono perpetrati su prostituite.
Nella prostituzione la donna è oggetto di violenza non solo da parte dei trafficanti ma anche da parte dei clienti che ne richiedono ‘i servizi sessuali’. È maggiore la violenza che le donne subiscono (il 35% in più di violenza rispetto alla popolazione femminile generale con un 26% in più di dipendenza da alcool e droghe) e le donne costrette alla prostituzione sono in pericolo per la propria salute:
Il rischio di HIV è di 13.5 volte più elevato che nella popolazione generale femminile (dati OMS),
Il disturbo post traumatico da stress è presente nel 68% dei casi e nell’80% è presente la depressione;
i livelli di dissociazione sono similari a quelli della popolazione psichiatrica.
Inoltre, secondo un recente report condotto dal ginecologo Wolfgang Heide, le donne prostituite in Germania a 30 anni hanno già segni di invecchiamento precoce, hanno inoltre una serie di disturbi psicofisici quali: dolori cronici addominali, gastriti e infezioni frequenti e ogni tipo di malattie a trasmissione sessuali".
L'impegno di Don Oreste Benzi in difesa delle donne
Diceva don Oreste Benzi che ogni donna è una meraviglia, una presenza di dono per gli altri a partire dalla maternità, dalla relazione con il proprio sposo, dai talenti femminili creativi ed unici. «In molti paesi la donna è schiava. È schiava proprio colei che guarda i figli, lavora, si fa in quattro per il bene comune», denunciava il sacerdote riminese. Oggi la sua Comunità in 41 paesi nel mondo sostiene il genio femminile garantendo una famiglia, l’educazione, le cure mediche e dove è possibile il lavoro. Spiegava Don Benzi: «Questa è vera prevenzione ad ogni forma di abuso. La storia ci insegna che se in un popolo la donna ha il necessario, sa farlo arrivare anche agli altri. Continuiamo ad ascoltare il grido delle donne disperate per essere voce di chi non ha voce; non lasciamo più che soffrano da sole e diciamo a chi fabbrica le loro croci di smetterla».
Giornata contro la violenza sulle donne 2017
«Ogni violenza è una sconfitta per l'umanità», ha detto Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne 2017. Da Bari a Modena, da Napoli a Verona, da Rieti a Cremona, da Massa Carrara a Rimini si sono moltiplicati gli incontri promossi dall'associazione sul tema della violenza alle donne e in particolare di quella causata dallo sfruttamento della prostituzione. Nel 2017 un centinaio i Comuni d'Italia in occasione del Decimo anniversario della morte di don Oreste Benzi hanno scelto di dare voce alle centinaia di donne sopravvissute alla tratta, a quelle accolte nelle case-famiglia e nelle famiglie affidatarie della Comunità di don Benzi perché maltrattate dai partner, abbandonate di fronte alla gravidanza, abusate tra le mura domestiche. Sono donne di diverse nazionalità: italiane, magrebine, nigeriane, rumene, albanesi.
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza delle donne 2017 si sono confrontati sul dramma dello sfruttamento del corpo delle donne migliaia tra studenti, universitari, gruppi di associazioni, sindacati, amministratori comunali, grazie all'impegno di Cisl, AC e Agesci. Queste ed altre realtà hanno confermato l'impegno nella raccolta firme per la liberazione delle donne vittime di tratta e sfruttamento, secondo la campagna Questo è il mio corpo. Le iniziative sono culminate in una manifestazione nazionale a Modena che ha ripetuto quella avvenuta 20 anni prima: Don Oreste Benzi aveva organizzato una catena umana per la liberazione delle schiave nella tristemente famosa Località Bruciata della città estense.
APG23
23/11/2018
«A Cesena i poveri entrano veramente nella casa del Vescovo, una scelta emozionante che ci aiuta come cristiani nel riscoprire le meraviglie di un’unica Chiesa Madre, che in comunione con i movimenti e le realtà ecclesiali, porta speranza»: così Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII commenta l’annuncio da parte del Vescovo di Cesena Douglas Regattieri di dedicare una parte dei locali dell'Episcopio all’accoglienza dei Senza Fissa Dimora.
Il Vescovo già a settembre dello scorso anno aveva aperto le porte, sempre nei locali dell'Episcopio, ad una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Continua Ramonda: «La nuova apertura è stata fortemente voluta dal Vescovo Douglas; a Lui siamo molto grati per l'esempio concreto di Chiesa in uscita che propone, come più volte auspicato da Papa Francesco. Il Vescovo ha ricordato che “l’amore ai poveri è esigenza della vita cristiana”. Noi vorremmo estendere il suo appello a tutta la società, perché un'umanità che non ha a cuore gli ultimi è destinata a perdersi nell’egoismo e nella paura dell’altro».
Sono 14 i posti letto per gli homeless che troveranno posto accanto alla Cattedrale; un’accoglienza che non sarà limitata nel tempo e che si affiancherà a quelle già presenti: una mamma in difficoltà con due minori, una persona del Mali, alcuni volontari, già si sostengono nell’aiuto vicendevole nella casa dell’Associazione di Don Benzi sorta in via del Vescovado.
La nuova casa per le persone della strada è figlia dell’esperienza dell’inverno dello scorso anno del gruppo Comunità Accoglienze: associazioni e realtà del territorio per 7 mesi avevano dato risposta con un dormitorio temporaneo all’emergenza freddo. La nuova casa sarà invece permanente, e vedrà la luce grazie alla collaborazione fra Diocesi, Caritas diocesana, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comune di Cesena, e varie altre realtà del territorio.
Verrà inaugurata domani, sabato 24 novembre alle ore 11 via Vescovado 9 a Cesena.
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APG23
21/11/2018
Subiscono violenza ogni notte, a volte spariscono e nessuno se ne accorge. Sono donne come tutte le altre, ma non vengono citate quando si parla di violenza sulle donne. Sono donne negate nella loro identità e dignità.
È a queste donne prostituite che la Comunità Papa Giovanni XXIII dedica il “momento pubblico di riflessione e preghiera in ricordo di Venetita e Ioara” che si terrà il 23 novembre 2018 a Verona, alle ore 21.30 in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre).
Si terrà nel luogo (Strada Bresciana Bassone, via Bresciana, c/o area distributore DWK) dove è stata massacrata nel novembre del 2014 Venetita Niacsu, 46 anni romena. Il suo delitto è rimasto impunito. Poco lontano un’altra vittima Lioara Petronela Ujica, anche lei rumena, trovata morta nell’agosto 2016. Il suo aguzzino ha un nome.
L’iniziativa rientra nella campagna Questo è il mio corpo promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, che da molti anni incontra settimanalmente sulle strade di Verona le donne, spesso ragazzine, oggetto di tratta e costrette a vendere il proprio corpo.
I volontari dell'unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII escono settimanalmente sulle strade di Verona, Legnago (VR) e Vicenza per incontrare le donne vittime di tratta, per offrire loro un po’ di conforto ed una via d’uscita. Sono per la maggior parte nigeriane e romene. Sono giovani, alcune di loro presunte minorenni.
Scarica il volantino: Veglia per Venetita