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APG23
01/04/2020
Solo Cose Belle, il film sulle Case Famiglia in onda su Sky
Solo Cose Belle, il film ispirato alle case famiglia di don Oreste Benzi, sarà disponibile su Sky e NowTV dal 4 Aprile (prima visione: Sky Cinema 2, sabato 4 aprile alle 21,15). La programmazione TV di questo periodo, in cui si è costretti a rimanere a casa per proteggere noi stessi e gli altri, offre una commedia che con leggerezza racconta la storia di una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, dove persone fragili trovano l'accoglienza, l'amore e la protezione di una famiglia. Storie difficili ma aperte alla speranza del cambiamento. Proprio come insegnava don Oreste Benzi, il prete degli ultimi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. «Solo cose belle è un film dedicato all'attenzione per gli altri e al rispetto della diversità, diverte emozionando e lo fa con delicatezza e rispetto. Mi ha colpito sapere che la programmazione sarebbe stata proprio in questi giorni, in cui stiamo vivendo l'emergenza sanitaria legata al Covid-19. Tutti noi stiamo assumendo comportamenti per proteggere noi stessi e i nostri cari, e penso alle case famiglia della Papa Giovanni XXIII, a cui mi sono ispirato per questo film, che devono continuare a proteggere e garantire tutto il necessario a chi è già fragile e, oggi, ancor più a rischio». Spiega il regista Kristian Gianfreda. La commedia, corale, brillante e divertente, racconta l'incontro tra due mondi solo apparentemente lontani: un piccolo paese di provincia alle prese con le prossime elezioni comunali e una casa famiglia abitata da una mamma e un papà, da un richiedente asilo appena sbarcato, da un'ex-prostituta, da un giovanissimo ex carcerato, da due ragazzi con gravi disabilità, dal figlio naturale della coppia. Benedetta (Idamaria Recati), sedicenne figlia del sindaco (Giorgio Borghetti), costantemente messa alla prova nel mantenimento del suo ruolo di ragazza perfetta e talentuosa si innamora di Kevin (Luigi Navarra), il ragazzo agli arresti domiciliari presso la casa famiglia. Un incontro che rompe l'equilibrio precario della sua vita e dei suoi compaesani: l'amore, l'amicizia e i valori dell'accoglienza saranno più forti dei pregiudizi e della paura del diverso? ​ Sostieni le Case Famiglia che anche in questo periodo di emergenza sanitaria, accolgono e proteggono chi è più fragile. Dona ora per le Case Famiglia della Comunità.  
APG23
30/03/2020
L’emergenza sanitaria aumenterà  la povertà 
L'Alleanza contro la Povertà esprime profonda preoccupazione per gli effetti della pandemia di Covid-19 sulle fasce più fragili della popolazione. L'emergenza sanitaria è già diventata economica e porterà a un drammatico aumento della povertà nel nostro Paese. Per questo, l'Alleanza ritiene che per far fronte all'emergenza servano misure immediatamente esecutive per fare in modo che le persone non cadano in povertà. Sono inoltre fondamentali, sin da ora, misure adeguate a sostegno degli attori sociali e istituzionali del territorio a cui competono compiti di cura e di assistenza. Sarà necessario che il Reddito di Cittadinanza sia rafforzato per raggiungere tutte le persone in condizioni di povertà con interventi mirati, volti innanzitutto:  a correggere criteri di accesso penalizzanti per le famiglie numerose, i minori e gli stranieri, che saranno ulteriormente colpiti dalla crisi in corso,  a rafforzare la presa in carico delle persone in condizione di bisogno, attraverso un'implementazione dell’infrastruttura sociale sul territorio. L'Alleanza chiede quindi un confronto nel merito con le istituzioni, mettendo a disposizione esperienza e competenze maturate negli ultimi anni di azione sul tema della lotta alla povertà.
APG23
30/03/2020
Solo cose belle su Sky Cinema 2 e su NowTV, il film sulle case famiglia
Solo Cose Belle, il film ispirato alle case famiglia di don Oreste Benzi, sarà disponibile su Sky e NowTV dal 4 Aprile (prima visione: Sky Cinema 2, sabato 4 aprile alle 21,15). La programmazione TV di questo periodo, in cui si è costretti a rimanere a casa per proteggere noi stessi e gli altri, offre una commedia che con leggerezza racconta la storia di una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, dove persone fragili trovano l'accoglienza, l'amore e la protezione di una famiglia. Storie difficili ma aperte alla speranza del cambiamento. Proprio come insegnava don Oreste Benzi, il prete degli ultimi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. «Solo cose belle è un film dedicato all’attenzione per gli altri e al rispetto della diversità, diverte emozionando e lo fa con delicatezza e rispetto. Mi ha colpito sapere che la programmazione sarebbe stata proprio in questi giorni, in cui stiamo vivendo l’emergenza sanitaria legata al Covid-19. Tutti noi stiamo assumendo comportamenti per proteggere noi stessi e i nostri cari, e penso alle case famiglia della Papa Giovanni XXIII, a cui mi sono ispirato per questo film, che devono continuare a proteggere e garantire tutto il necessario a chi è già fragile e, oggi, ancor più a rischio». Spiega il regista Kristian Gianfreda.       Il 9 maggio è arrivato nelle sale cinematografiche italiane, e con proiezioni-evento, Solo cose belle, il film-manifesto che racconta le comunità di tipo familiare (case famiglia), dove una vera mamma e un vero papà si prendono cura dei bambini e degli emarginati che nessuno vuole. È un film dedicato al valore della diversità e alla lotta all’emarginazione. (Leggi l'articolo di Avvenire). Solo cose belle racconta l’incontro tra due mondi solo apparentemente lontani: un paesino dell’entroterra romagnolo alle prese con le prossime elezioni comunali e una Casa Famiglia abitata da una mamma e un papà, da un richiedente asilo appena sbarcato, da un’ex-prostituta, da un giovanissimo ex carcerato, da due ragazzi con gravi disabilità, dal figlio naturale della coppia.   #FOTOGALLERY:senato#   Nel cast ci sono due attori esordienti: Ida Maria Recati e Luigi Navarra; attori professionisti come Giorgio Borghetti, Carlo Maria Rossi e Barbara Abbondanza; altri attori e comparse che sono persone appartenenti alle Case Famiglia e ragazzi disabili. Il film, opera prima di Kristian Gianfreda, è prodotto da Coffee Time Film e Sunset Produzioni ed è stato presentato in anteprima a Rimini lo scorso 7 dicembre, in occasione del cinquantennale della Comunità Papa Giovanni XXIII, evento a cui ha presenziato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.   Solo cose belle: la trama del film sulle case famiglia Solo Cose Belle è una commedia, racconta di persone “sbagliate” che nella loro vita imperfetta fanno cose grandi. Benedetta (Ida Maria Recati), figlia sedicenne del sindaco di un paese dell’entroterra romagnolo, si scontra con l'apertura in paese di una Casa Famiglia. Vi abitano persone dal passato difficile e desiderose di riscatto. Benedetta s’innamorerà del giovane ex carcerato Kevin (Luigi Navarra) e condurrà lo spettatore in un viaggio all’interno della struttura. Tra sospetti, lacrime, risate e sgomberi, la ragazza scoprirà la bellezza dell’accoglienza e l’importanza della solidarietà. È la storia del nostro mondo ai margini, del conflitto quotidiano con la diversità, rappresentata un ex carcerato, da un migrante, da una ragazza di strada, da un ragazzino disabile, da un anziano. L'intero paese è coinvolto dall'apertura della casa; nello scompiglio generale arriva il finale a sorpresa. Tutto sembra tornare come all'inizio, mentre tutto è cambiato.   Kristian Gianfreda, il regista Kristian Gianfreda è al suo primo lungometraggio, ma da più di vent’anni racconta la diversità attraverso l’audiovisivo. Solo cose belle nasce dalla lunga esperienza sul campo della Comunità Papa Giovanni XXIII e delle tante Case Famiglia dell’Associazione, che da anni lavorano per diffondere i valori dell’inclusione sociale e per combattere l’emarginazione sociale. Per questo hanno lavorato alla pellicola, in scena o a supporto della produzione, sia attori professionisti del cinema, del teatro e della televisione, sia persone della Comunità e figure che hanno un’esperienza pregressa in Case Famiglia o in altri progetti sociali: ex carcerati, ex prostitute, ex tossicodipendenti ed ex senza fissa dimora, nonché alcuni ragazzi con disabilità.   #FOTOGALLERY:film# «Nella migliore tradizione della commedia all’italiana, Solo cose belle è un lungometraggio che riesce a raccontare in modo profondo l’incontro tra due mondi opposti che improvvisamente (e loro malgrado) si incrociano. E racconta di come, attraverso intrecci inaspettati, rapporti contrastati e personaggi bizzarri, finiscano per conoscersi e dialogare: da una parte un sonnacchioso e convenzionale paesino, dall’altra l’inusuale e rumoroso microcosmo di una Casa Famiglia, ossia quel luogo in cui gli “sbagliati” e i “superflui” di questa società trovano possibilità e occasioni» spiega Gianfreda. «È soprattutto una commedia – continua il regista – che con il suo tono leggero ma profondo arriva a chiunque abbia voglia di ascoltare, perché diverte emozionando e lo fa con delicatezza e rispetto, nonostante vengano affrontati temi difficili e attuali. Solo cose belle ci racconta che la bellezza è anche fatica, che la felicità non è sempre un regalo e che a volte passa attraverso le lacrime. Ed è per questo che le cose belle hanno un valore ancora maggiore».   Le riprese, come fosse una casa famiglia vera Qualche  indiscrezione dal “dietro le quinte” sul set: «I ritmi sono stati molto serrati, spesso è capitato di dover rifare una scena anche 20 volte, perché tutto doveva essere perfetto» spiega Francesca Ciarallo dell'ufficio audiovisivi della Comunità Papa Giovanni XXIII che ha affiancato la produzione del lungometraggio. «È stato fondamentale l’apporto di Sara Cavani, segretaria di edizione, che sedeva sempre vicino al regista. Lei controllava che tra una scena e l’altra tutto fosse coerente. È molto brava e competente, lei ha fatto tutti i film di Genovese».   #FOTOGALLERY:film#   Nel film Solo cose belle alcuni attori hanno interpretato se stessi: Francesco Young, che vive in una casa famiglia in Friuli e Marco Berta, che fa parte della casa famiglia di Piacenza. «Sono stati bravissimi, me lo hanno confermato anche i “professionisti” che erano sul set con noi. Con la loro spontaneità, a volte hanno salvato delle scene», conferma Francesca, che annuncia anche il rilascio di un documentario di backstage, con interviste e scene dal set. Il primo ciak in un paesino romagnolo Solo cose belle ha battuto il 22 agosto 2018 il primo ciak a san Giovanni in Marignano, in Romagna. Per un mese San Giovanni in Marignano, paesino dell’entroterra romagnolo, è diventato un grande set: «La maggior parte delle riprese è stata fatta lì», continua Francesca, «Altre scene sono state girate a Rimini, Riccione, Cattolica, Spadarolo. È stato un mese di lavoro molto intenso, ma il clima sul set è sempre stato bello, sereno». «Quando abbiamo finito le riprese erano tutti dispiaciuti per la conclusione di questa bella avventura. I due protagonisti sono stati bravissimi, parlo dei due ragazzi esordienti, che erano alla loro prima esperienza. Ieri sera Luigi diceva: Il primo film non si scorda mai! Era molto emozionato». Il 7 ottobre 2018 le riprese del film sono state raccontate da TG2 Storie (vedi dal minuto 23:30).   Solo cose belle: perchè questo titolo Solo cose belle è il titolo del film che racconta “la pupilla dell’occhio” della Comunità Papa Giovanni XXIII, cioè la casa-famiglia. Il titolo deriva da una famosa frase di don Benzi: «Le cose belle prima si fanno e poi si pensano…» e introduce alla trama del film, in cui persone “sbagliate” (agli occhi del mondo) sono capaci di fare cose belle, grandi, seppure nella loro vita imperfetta.   La proiezione straordinaria Il 7 dicembre 2018, in occasione del cinquantennale della Comunità di don Benzi, a Rimini c'è stata una proiezione straordinaria del film Solo cose belle, che racconta la vita in una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII. Circa 7mila persone radunate al Palacongressi di Rimini hanno potuto apprezzare le vicende dei protagonisti  di Solo cose belle, una storia avvincente che ha suscitato risate, commozione, riflessioni su cosa significhi inclusione e solidarietà. L'uscita nelle sale è prevista per gennaio 2019.   #FOTOGALLERY:50film#   Solo cose belle: scheda film La regia del film è del riminese Kristian Gianfreda, che da più di 20 anni racconta la diversità attraverso l’audiovisivo. La pellicola è prodotta da Coffeetime Film e dalla casa di produzione forlivese Sunset Produzioni, in collaborazione con la Comunità Papa Giovanni XXIII, la cooperativa la Fraternità e la cooperativa il Calabrone. Una troupe di 40 persone, 34 attori principali, 5 location differenti in provincia di Rimini, 24 giorni di riprese; moltissime persone arrivate da tutta Italia hanno aiutato la riuscita del film, sia dietro alle quinte che sul set: il film è il primo lungometraggio costruito attorno alla vita di una casa famiglia. I protagonisti del film sono due giovani attori esordienti: Ida Maria Recati, che interpreta Benedetta, e Luigi Navarra, che nel film è Kevin. Nel film oltre ad attori professionisti recitano persone con diverse abilità che interpretano se stesse, sono i veri abitanti delle case della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23), che si sono messi in gioco con gioia e determinazione. Le musiche del film sono del gruppo Bevano Est, una band romagnola. Nel supporto alla produzione e alla logistica hanno operato le realtà della galassia Apg23: centri diurni per disabili, comunità terapeutiche, case di accoglienza per ragazze liberate dalla prostituzione. Nei ruoli principali troviamo Giorgio Borghetti, Idamaria Recati, Luigi Navarra, Marco Brambini, Patrizia Bollini, Caterina Gramaglia, Erica Zambelli, Carlo Maria Rossi. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Andrea Valagussa (Don Matteo, La Strada di Casa), Andrea Calaresi, Susanna Ciucci, Marco Brambini, Filippo Brambilla, Kristian Gianfreda, Matteo Lolletti. Pensato in occasione delle celebrazioni per i 50 anni della Comunità di don Benzi (che ricorre proprio nel 2018). L'organizzazione e la supervisione generale del film sono curate da Stefano Alleva, registra teatrale, di film (Affari di Famiglia)  e di serie tv (Elisa di Rivombrosa, Un posto al sole). La pellicola ha ricevuto il contributo dall’Emilia Romagna Film Commission; è sostenuta dalle cooperative sociali il Pungiglione, Rinascere, i Tesori della Terra, Il Ramo, e da Confcooperative Emilia Romagna, Fugar Produzione SPA, Teddy SPA, Agenzia Viaggi Manuzzi, Orogel Spa. Gli sponsor tecnici sono Alter Echo, Trevi, Pascucci, Pmg Italia.   Visita anche il sito: www.solocosebelleilfilm.it
APG23
26/03/2020
Don Elio Piccari: il sacerdote amico di Don Benzi
«Umile, gioioso e fedele collaboratore che ha costruito la Comunità Papa Giovanni all'ombra di don Oreste Benzi. Don Elio Piccari è stato un giullare di Dio che ha insegnato a tanti disabili e a generazioni di ragazzi la bellezza della preghiera, il senso di appartenenza alla Chiesa e la concreta attenzione per gli ultimi e gli ammalati». E' quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, alla notizia della morte di don Elio Piccari.   Don Elio, 82 anni, ha vissuto una vocazione coltivata in famiglia. A 24 anni l'ordinazione e le prime esperienze da cappellano. Nel 1968 la sua vita si lega a quella di don Benzi, dando vita alla parrocchia "La Resurrezione", nel quartiere della Grotta Rossa a Rimini, e alla Comunità Papa Giovanni XXIII. Un cammino segnato dall'unione con Gesù e la condivisione con gli ultimi.   «Don Elio aveva una grande capacità nello stare con i ragazzi disabili. - continua Ramonda - Fu lui ad animare i primi campi con gli “spastici”, come si diceva allora, sulle dolomiti, a Canazei, nel settembre 1968. Da quell'esperienza nacque la Papa Giovanni XXIII».   Per approfondire: Intervista, foto e testimonianze
APG23
25/03/2020
L’estremo saluto a Italo Nannini
Il 22 marzo è tornato al Padre Italo Nannini, presidente per tanti anni dell’Associazione L’Africa Chiama di Fano. Innamorato di Dio, grande amico e ammiratore di Don Oreste, è sempre stato al servizio dei più poveri in modo indomabile. Convinto che fosse possibile costruire il Regno di Dio e la sua Giustizia su questa terra, ha speso la vita per aiutare i più poveri attraverso tanti progetti in Africa sub sahariana. Noi tutti dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII ci uniamo nella preghiera a Teresa, Raffaella e Emanuele in questo momento di grande dolore Giovanni Paolo Ramonda, in ricordo di Italo, scrive: «Ho incontrato Italo ancora qualche mese or sono a Fano ad un incontro dove parlavo delle povertà nel mondo e lui ovviamente era presente perché da sempre ha speso la sua vita, quella della sua famiglia, e dell’Africa Chiama per i piccoli, i poveri, gli ultimi. Un fare molto concreto che ha letteralmente salvato migliaia di bambini dalla morte dando loro cibo, casa, scuola, sanità in un contesto come quello africano bisognoso di tutto. Deciso e determinato a fare il bene con una fede schietta, semplice, silenziosa ma pienamente evangelica. Oggi siamo orfani della sua presenza ma ci avvaliamo della sua preghiera che certamente dal cielo ci assiste con tutti i santi della storia che hanno creduto all’Amore. Grazie Italo per il tuo sì pieno, è per noi stimolo a donarci completamente nelle periferie del mondo». Io ho conosciuto Italo più di vent’anni fa quando mi invitò a casa sua affinché gli spiegassi come facevamo ad aiutare i bambini orfani dell’AIDS attraverso il Progetto Rainbow in Zambia, Kenya e Tanzania. Mi disse che lui e la sua famiglia volevano fare un’offerta a sostegno di questi bambini. Ma in realtà quella che ho incontrato non era solo una famiglia che voleva fare un’offerta, ma una famiglia già aperta da tanti anni all’accoglienza di bambini zambiani che avevano bisogno di cure mediche in Italia. Una famiglia che voleva fare di più per aiutare i bambini più poveri tra i poveri. E il motore di questa famiglia era Italo che sentiva forte nel cuore il pianto dei poveri che non possono aspettare. In modo garbato ma pressante riusciva a trasmette l’urgenza a chiunque lo conoscesse di dovere fare qualche cosa per aiutare i poveri. Bisognava fare presto e bene ed aiutare il maggior numero di bambini e persone vulnerabili possibile. Da quando l’ho conosciuto ho sempre visto in lui questa capacità di tradurre l’amore grande per i più poveri in azioni concrete di aiuto immediato. Migliaia di bambini malnutriti, tanti bambini di strada, bambini portatori di handicap, madri incinte a rischio di contagio AIDS, non c’era situazione che non lo interrogasse, e che non lo stimolasse a cercare di aiutare. Un aiuto, il suo, non offerto solo per bontà o compassione, ma proposto fieramente come atto di giustizia, come una risposta irrinunciabile e non rimandabile alle grandi ingiustizie che vivono i poveri in questo mondo. Ispirato dalle parole di Sant’Agostino: “Non dare per carità ciò che va dato per giustizia” senza se e senza ma Italo dava da mangiare agli affamati, vestiva gli ignudi, dava da bere agli assetati, curava i malati e accoglieva gli stranieri ovunque potesse farlo, e contemporaneamente portava con forza la voce dei poveri là dove non sarebbe mai arrivata. Mentre porgeva una mano ai più poveri, richiamava e sensibilizzava la sua amatissima città di Fano, che tanto spesso ha risposto alle sue chiamate all’azione e alla sensibilizzazione per costruire anche da noi un mondo migliore. Da quell’incontro di vent’anni fa Italo, insieme alla sua famiglia e all’Associazione dal loro fondata “L’Africa Chiama”, ha sempre sostenuto il Progetto Rainbow, oltre che portare avanti progetti propri sempre a sostegno dei bambini più vulnerabili. Non ci sono parole per esprimere il mio sentimento di profonda riconoscenza per il bene che, grazie a Italo, abbiamo saputo fare e per il senso di profonda condivisione di ideali e sentimenti che ci ha sempre unito. Ci piace riportare qui le parole di un’amica che, saputa la notizia, ci ha scritto: «Che triste notizia! Italo lascia una eredità che i suoi portano avanti con grande tenacia. Riposerà in pace con i giusti!». Grazie di tutto Italo, un abbraccio forte, ciao.
APG23
23/03/2020
Carlo Casini, testimone della vita
«Coraggioso, proficuo e determinato nel suo impegno per un pieno sì alla vita. Carlo Casini ha dato un contributo fondamentale alla difesa della dignità della vita, a partire dall'embrione». E' quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, alla notizia della morte di Carlo Casini, fondatore del Movimento per la Vita. «E’ stato testimone di valori e un punto di riferimento culturale, in Italia ed in Europa al Parlamento europeo. Intendo esprimere - conclude Ramonda - a nome di tutta la nostra Comunità la vicinanza e le condoglianze alla famiglia, al Movimento per la Vita e alla sua Presidente, Marina Casini. Dobbiamo ringraziare il Signore per averci fatto incontrare Carlo Casini e aver arricchito il nostro paese con le sue battaglie e il suo esempio».   
APG23
23/03/2020
Coronavirus: l’albergo della Comunità  ospita i pazienti del Covid19
Rimini, 21 marzo 2020 - E' stato aperto oggi il primo albergo in Italia per far fronte all'emergenza Coronavirus. La struttura, di proprietà della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, ha iniziato infatti ad accogliere i malati che hanno superato la fase più acuta e che, per ragioni di prudenza, non possono tornare a casa, sia le persone in isolamento che non hanno la possibilità di mantenere effettive distanze in casa dai familiari conviventi ed anche coloro che risultano positivi al coronavirus ma che si trovano lontani dalla loro residenza. Si tratta di un modello sperimentale, previsto nel recente decreto "Cura Italia" e che adesso veda la luce per la prima volta dopo aver seguito un attento protocollo messo a punto dall'ASL, dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, in collaborazione con la Protezione Civile e la supervisione della Prefettura, allo scopo di alleggerire il carico degli ospedali della provincia di Rimini, tra le più colpite dall'emergenza Covid19. #FOTOGALLERY:royal# «È un modello che mi auguro possa essere replicato in altre parti d'Italia. È il tempo della responsabilità. Quando la Prefettura ci ha contattato abbiamo offerto immediatamente la nostra collaborazione alle Autorità, dando la disponibilità ad accogliere fino a 50 persone per volta», spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Papa Giovanni XXIII, la Comunità che continua ad accogliere migliaia di persone fragili nelle 201 case famiglia in tutta Italia. L'albergo della Papa Giovanni, l'Hotel Royal di Cattolica, ogni anno ospita i ragazzi e le famiglie per le vacanze. Ora la struttura è stata riconvertita in un ospedale da campo anti-Coronavirus. Le procedure di sicurezza sono state messe a punto con estrema precisione per garantire gli operatori della Papa Giovanni che si occuperanno di gestire i nuovi ospiti, che alloggeranno da soli in una camera con bagno e non avranno contatti diretti con gli operatori. Gli ambienti saranno igienizzati ed i materiali sanificati seguendo le stesse procedure previste per un ospedale.     Il distanziamento sociale è l’unico strumento per limitare la diffusione del Covid-19, ma non deve farci dimenticare che ci sono persone che ora hanno bisogno del nostro aiuto.  Sostieni le attività di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII in favore di persone affette da COVID-19 che non hanno un luogo sicuro dove trascorrere la quarantena in sicurezza. Grazie.     Rassegna stampa Vita.it  Interris.it Corriere.it Romagnanoi.it Riminitoday.it Resto del Carlino - Rimini Avvenire Il Giorno  La Repubblica Corriere di Romagna Corriere Adriatico    
APG23
20/03/2020
Servizio Civile Universale: sospesi i progetti fino al 3 aprile
A seguito del DPCM del 10 marzo 2020, il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Universale ha emanato la circolare "recante indicazioni agli enti di servizio civile in relazione all'impiego degli operatori volontari nell'ambito dell'emergenza epidemiologica da COVID-19". La circolare dispone: la sospensione dei progetti di servizio civile sull'intero territorio nazionale e la conseguente sospensione dal servizio degli operatori volontari, attualmente in permesso straordinario per causa di forza maggiore, fino al 3 aprile 2020 la sospensione delle partenze all'estero dei volontari in servizio civile in progetti esteri il rientro degli operatori volontari attualmente all'estero nel progetto sperimentale dei Corpi Civili di Pace 2019 Gli operatori volontari di questo ente di servizio civile, in caso di chiarimenti o dubbi possono contattare l'ufficio del servizio civile dell'ente Comunità Papa Giovanni XXIII via email a odcpace@apg23.org o serviziocivile@apg23.org    Questa pagina sarà in continuo aggiornamento nell'evolversi dell'emergenza   Servizio Civile: educare alla pace L’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII rende noto che sono in corso le selezioni dei candidati che hanno utilmente presentato domanda sul sistema informatico DOL del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale. Le selezioni hanno inizio il 30 ottobre e termineranno a fine novembre. Le date dei colloqui ed i nominativi convocati, oltre ad essere inviati per email a ciascun candidato con un anticipo di almeno 10 giorni, vengono pubblicate sulla home page del sito di riferimento del servizio civile di questo ente www.odcpace.org e, come recita l’art. 6 del bando 2019 di servizio civile, tale pubblicazione ha valore di notifica. Cos'è il Servizio Civile Universale Superare la malnutrizione in Zambia, offrire un tetto e un pasto al giorno a chi vive in strada in Kenya e Bolivia così come in Albania, integrare i disabili fisici e mentali in Bangladesh e Sri Lanka, contribuire alla rimozione delle cause che creano ingiustizia a Ginevra presso le Nazioni Unite;  esperienze di vita in strutture di accoglienza, centri diurni, case famiglia anche in 13 regioni Italiane: Piemonte, Emilia Romagna, Calabria, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto. Sono occasioni per educarsi ed educare alla pace, formarsi sotto l'aspetto professionale, civico e sociale attraverso la condivisione diretta e l'impegno con altri giovani per trasformare in modo nonviolento i conflitti del mondo che viviamo.   Chi può fare il Servizio Civile Universale Possono presentare domanda i giovani italiani e stranieri con regolare permesso di soggiorno, di età compresa tra 18 e 28 anni, senza precedenti penali; sulla base delle richieste presentate e di colloqui personali verranno formate delle graduatorie per l’accesso al bando. Il servizio civile con la Comunità Papa Giovanni XXIII dura 12 mesi e impegna 25 ore settimanali. I giovani ricevono un contributo spese di 439,50 euro mensili. Nei progetti all’estero viene aggiunta una diaria giornaliera che va dai 13 ai 15 euro a seconda del Paese di destinazione. Per maggiori info progetti Italia odcpace@apg23.org progetti Estero caschibianchi@apg23.org Numero Verde 800 913 596 Whapp 340 2241702 #FOTOGALLERY:2019# Il bando per il servizio civile 2019 Il servizio civile è un'esperienza di formazione e volontariato rivolta dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile ai giovani fra i 18 e i 28 anni. Consiste in un anno di attività di impegno civico concreto, in Italia o all'estero, all'interno di un progetto presentato da un ente accreditato. I campi di intervento vanno dal servizio a persone in situazione di disagio, ad attività educative negli enti pubblici; dall'impegno fra le emergenze dei paesi del sud del mondo al supporto alle attività culturali degli enti pubblici. Il servizio civile consente ai giovani di fare un anno di volontariato in Italia o all'estero; impegna fra le 30 e le 40 ore a settimana e in Italia prevede un rimborso spese di 433 euro mensili. L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, ente di servizio civile accreditato, presenta ogni anno progetti di servizio civile in Italia e all'estero. Sono tante le realtà in cui ragazzi e ragazze possono coinvolgersi e sperimentarsi, condividendo la loro quotidianità con minori, persone con disabilità, adulti che si trovano in condizioni di disagio, senza una casa o affetti da dipendenze ed inseriti in percorsi di recupero, donne in difficoltà, vittime di tratta e/o con minori a carico, immigrati e profughi, detenuti che hanno scelto misure alternative alla pena ed ex detenuti. Altri volontari svolgeranno attività di informazione, formazione e sensibilizzazione:  educazione alla pace, comunicazione dal basso, progettazione, approfondimenti sul rispetto dei diritti umani. È possibile un anno di volontariato nelle case famiglia, nelle cooperative e nelle accoglienze per homeless e minori in difficoltà in Italia; in tutto il mondo sono attive, grazie al progetto dei Caschi Bianchi, attività di vicinanza alle popolazioni più povere o vittime di conflitti. Oltre alla proposta di condivisione diretta, importante nelle proposte della Comunità Papa Giovanni XXIII è l’azione diretta a rimuovere le cause dell’emarginazione, caratteristica che è trasversale a tutti i progetti. #FOTOGALLERY:giovani#   Testimonianze dei giovani in servizio civile Il Servizio Civile è una delle modalità date ad un giovane di mettersi in dialogo con il territorio, di prender coscienza delle ingiustizie e delle conflittualità presenti e di provare a dare una risposta. Lo ha scoperto Sara, che sta  svolgendo servizio civile in una struttura di accoglienza per ragazze vittime di tratta, fuggite dal racket della prostituzione: «Inizialmente i bisogni delle ragazze accolte possono sembrare banali, come una visita medica o una chiacchierata spensierata – racconta – ma poi capisci che sono questi i momenti che le arricchiscono e le aiutano nel loro percorso. L’unica cosa alla quale erano abituate era sentirsi chiedere quanto costassero. Questo a lungo andare  lacera l’anima di una donna, la rende fragile e la svuota di ogni sentimento.»     «Nell’essere volontario in servizio civile è insita la volontà di dare qualcosa di sé agli altri, che porta a chiederti cosa puoi fare». Lo spiegano Francesco e Giulia, Caschi Bianchi in Brasile. Si son ritrovati a scoprire nelle persone che incontrano bisogni che accomunano tutti: «Ogni persona ha una richiesta differente, ma alla base di tutto riconosciamo un bisogno ancora più totalizzante: sentirsi amati». Sara, volontaria in un centro diurno per disabili, ci conferma come il servizio civile aiuti a comprendere maggiormente la complessità di oggi, guardando la vita in un percorso di ricerca di senso: «In questi mesi di servizio civile ho capito che normalità e diversità sono solo parole, etichette che una maggioranza di persone applica a sé e ad una minoranza di altre. Ho capito che i nostri modi fin troppo educati spesso ci fanno perdere spontaneità e sincerità verso gli altri e verso le nostre stesse emozioni.»     Storia del Servizio Civile: un modo diverso per cambiare il mondo Dal riconoscimento dell’obiezione di coscienza nel dicembre del 1972 ad oggi, attraverso il Servizio Sostitutivo Civile prima ed il Servizio Civile Nazionale poi, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha incontrato oltre 6.000 giovani ai quali ha offerto la possibilità di essere cittadini attivi difendendo gli ultimi ed educando gli altri e se stessi alla pace. Dal 2018 il servizio civile diventa Universale. Servizio Civile Universale: le sfide della nuova legge del 2018 Dal 2001 l’alternativa alla difesa armata attuata dagli “obiettori”, obbligati alla leva, è diventata una scelta volontaria. Si è arricchita del servizio delle donne e si è confrontata con molte altre dinamiche legate all’impegno dei giovani. Oggi, per le previsioni contenute nella Riforma del Terzo Settore (DL 106/2016), si compie un’altra importante trasformazione: il Servizio Civile Nazionale diviene Universale (SCU) e vi possano partecipare tutti i giovani che lo chiedono: italiani, stranieri regolarmente soggiornanti, cittadini della Comunità Europea. Le novità di maggior rilevanza per gli enti si traducono soprattutto nella previsione esplicita di una programmazione triennale, non prevista in precedenza, ed una annuale a livello nazionale. Fino ad oggi, infatti, gli enti di servizio civile, come la Comunità Papa Giovanni XXIII, fungevano da “sentinelle” sul territorio: rilevavano i bisogni a livello locale e a questi cercavano di rispondere attraverso i progetti di servizio civile. Con la riforma questa dinamica viene ribaltata: sono le Istituzioni ad individuare i bisogni prioritari e gli Enti a proporre possibili risposte attraverso programmi ed progetti. Il monte ore per i volontari verrà ridotto a 25 ore settimanali e la durata potrà variare da 8 a 12 mesi. Viene inoltre aperta la possibilità, per gli enti, di proporre ai candidati per il servizio civile in Italia, progetti che prevedano la possibilità di trascorrere 3 mesi presso una sede dell’ente all’interno dell’UE o, in alternativa, di usufruire di un tutoraggio “finalizzato alla facilitazione dell'accesso al mercato del lavoro”. Oggi, il Servizio Civile è l'unico Istituto che in alternativa alle Forze Armate concorre alla Difesa della Patria, seppur con mezzi e attività non armate. Questa dimensione, con il servizio civile universale viene ancor più enfatizzata dal legislatore, anche se le norme secondarie e le prassi di gestione consolidate paiono talvolta allontanare l’esperienza da questa finalità. Fondamentale perché il Servizio civile cresca in qualità ed efficacia anche attraverso questa riforma, sarà la collaborazione tra gli Enti orientata a proporre ai giovani un’esperienza chiave di incontro, cittadinanza attiva e difesa della patria con mezzi nonviolenti, che origini dalla condivisione diretta e sia orientata alla rimozione delle cause dell’emarginazione. Se riusciremo a promuovere l’incontro dei giovani con gli ultimi che ci riconducono all’essenza ed al senso della vita, ciò che è limitato per norma si potrà fare per libera scelta. Se non dovessimo riuscirci, l’appiattimento del servizio civile sulle prestazioni di cui noi abbiamo bisogno sarà dipeso solo da noi.   Lettera aperta ai giovani in servizio civile Giovanni Paolo Ramonda, presidente dell’Apg23, ha dato il benvenuto ai volontari in servizio civile nel 2019 con una lettera aperta. Eccola.   Cari e care giovani, diamo il benvenuto a ciascuno di voi, con l'augurio che questa esperienza sia una palestra di cittadinanza e nonviolenza, non solo per voi, ma anche per la nostra associazione, in un processo circolare in cui proprio voi, che iniziate con il servizio civile un percorso formativo, ci formate con il vostro entusiasmo, le vostre idee, le vostre domande e, a volte, le vostre critiche. Per la nostra Comunità la condivisione diretta è la via principale per sperimentare la nonviolenza e la promozione dei Diritti Umani. In questo anno vi verrà proposto di vivere un'esperienza di incontro con gli ultimi della storia, gli emarginati, le vittime dell'ingiustizia. Per qualcuno di voi probabilmente sarà come spalancare una finestra su mondi sconosciuti. Rappresenterà l'occasione per guardare le vostre comunità da un punto di vista privilegiato, il loro. Sarete degli artigiani impegnati a costruire queste fragili relazioni, con la bella stagione, ma anche nelle intemperie. Costruire. Una parola che ha in sé la creatività, la fatica, l'impegno, e un prefisso che ci ricorda che quello che facciamo ha senso solo se si fa assieme. Non importa che svolgiate servizio in una casa famiglia, piuttosto che in un centro diurno, in una comunità terapeutica piuttosto che in un cec,  in Italia piuttosto che all'estero. Sarà in tutti i casi una palestra di cittadinanza nella misura in cui accrescerà il vostro sentirvi parte di qualcosa di più ampio di voi stessi, delle vostre cerchie ristrette,  nella misura in cui vi farà sentire la responsabilità di dare il vostro contributo. Sarà un'esperienza di nonviolenza nella misura in cui vi aiuterà a scoprire l'umanità che c'è in ogni persona e vi spingerà a proteggere quell'umanità sofferente. Sarà nonviolenta se vi porterà a un cambiamento dentro voi stessi prima ancora che negli altri. Un grazie in anticipo perché il vostro impegno contribuisce a fare cultura: la cultura della solidarietà, della nonviolenza, della valorizzazione delle differenze, dell' I CARE di cui parlava don Milani. «L’Obiezione di Coscienza come valore della coscienza e scelta dell’individuo – commentava durante un Convegno del 2003 Don Oreste - non scompare nel Servizio Civile, ma si tramuta in proposta di vita quotidiana improntata alla nonviolenza e alla solidarietà. (…) L'altro guarirà non perché gli hai detto il suo errore, ma perché mentre parlavi ha sentito il tuo amore e gli è venuta nostalgia anche a lui di amare». Qualunque siano i motivi che vi hanno portati qui, questo è quello che vorremmo proporvi, la proposta più alta che possiamo e vogliamo farvi. Care e cari, vi auguro ancora un buon servizio civile! Giovanni Paolo Ramonda Presidente dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII   Contatti Info progetti italia: odcpace@apg23.org Info progetti estero: caschibianchi@apg23.org Chiama il numero verde: 800.913.596 Scrivici su Whatsapp: 340.2241702 #scegliamolapace    
APG23
17/03/2020
Covid-19: aggiornamenti dalla Comunità 
Settimane fa a tutti noi è stato chiesto di fermarci per fronteggiare insieme, distanti ma uniti, questa emergenza sanitaria. Anche noi della Comunità Papa Giovanni XXIII abbiamo dovuto sospendere o rallentare le nostre attività. Questa è per noi una condizione inusuale. Noi, che “le cose belle prima si fanno e poi si pensano”, che “i poveri li andiamo a cercare”, noi famiglie aperte e in uscita, ci siamo trovati – per la prima volta nella nostra storia di oltre cinquant’anni – a doverci fermare a casa. Alcuni di noi, soprattutto chi vive con persone fragili, gravemente disabili, anziane, sono rimasti in quella stessa posizione per continuare responsabilmente a prendersi cura di chi ci è stato affidato e in noi ha trovato famiglia, protezione e sicurezza. Gli altri, tutti quelli che potevano farlo senza mettere in pericolo nessuno, hanno iniziato subito a pensare ad una via possibile per riprendere le attività, pur adattandole alla situazione contingente e seguendo tutte le indicazioni precauzionali. Vogliamo raccontarvi una per una tutte le nuove esperienze che stanno nascendo da questa situazione di grave crisi. Perché questi sono certo giorni di difficoltà, sofferenza e preoccupazione, ma anche di speranza e di vita che ricomincia. Tanti hanno bisogno di noi oggi. Ancora di più avranno bisogno di noi appena tutto sarà passato, perché questa situazione avrà conseguenze devastanti per moltissime persone. Non solo sul piano della salute, ma della loro dignità, delle loro possibilità, del loro lavoro, della loro capacità di provvedere a se stessi e alle proprie famiglie. E noi vogliamo essere pronti a offrire loro una nuova possibilità.   AGGIORNAMENTI DAL MONDO APG23 26 Maggio: Ro' la Formichina, riapre il centro diurno! 16 Maggio: Intensificate le attività di sostegno ai senza dimora in Abruzzo La Capanna di Betlemme di Chieti e l’Unità di Strada della Comunità Papa Giovanni XXIII, attiva nella provincia di Pescara, durante l’emergenza sanitaria ha cercato in ogni modo di trovare una soluzione abitativa per tutte le persone senza dimora del territorio. E ieri sera ha consegnato una pizza a tutti chi ancora rimane in strada!   13 Maggio: Fatima, la nostra casa famiglia fra solidarietà e pandemia 11 Maggio: San Damiano, il centro diurno chiuso da 2 mesi.  9 Maggio: Carcere di Minorile di Acireale Marco Lovato e Laura Lubatti, marito e moglie, e mamma e papà di una casa famiglia della Comunità situata a Santa Venarina, in provincia di Catania, hanno ideato un progetto di scrittura creativa per rimanere vicini, nonostante il distanziamento sociale imposto per evitare il diffondersi del contagio da coronavirus, ai ragazzi dell’Istituto penitenziario minorile di Acireale. Marco Lovato racconta come è cambiato il loro impegno in questi mesi 7 Maggio: Bologna: accoglienza per isolamento preventivo A Bologna, la Comunità ha ricevuto in uso dalla Diocesi una canonica che attualmente accoglie 2 persone per periodi di isolamento preventivo. Per prendersi cura di queste persone sono presenti due volontari che hanno scelto l’auto-isolamento per dar loro oltre che assistenza, compagnia e conforto. Solo dopo questo periodo le persone potranno essere accolte nelle strutture del vicino “Villaggio di don Oreste” che riunisce una Capanna di Betlemme per senza fissa dimora, una Comunità terapeutica per ragazzi con dipendenze, una Casa Famiglia e una casa d’accoglienza per adulti. Tutto questo viene fatto per tutelare non solo la loro salute ma anche quella delle persone che già vivono nelle strutture. Se vuoi sostenere questo progetto clicca qui. 3 Maggio: Un piano di emergenza per l’accoglienza dei detenuti fuori dalle carceri All’interno del progetto CEC (Comunità Educante con i Carcerati) della Comunità Papa Giovanni XXIII, è stato messo a punto un piano per l’accoglienza dei detenuti al fine di contribuire ad alleviare il problema del sovraffollamento nelle carceri italiane in questo momento di emergenza sanitaria. Lo racconta Giorgio Pieri, responsabile del progetto.   30 aprile: Accoglienza persone senza dimora a Cesena Qualche giorno fa ci hanno chiamati dall’ospedale “Bufalini” di Cesena: dovevano dimettere un uomo, una persona senza dimora, ricoverato in condizioni precarie più di 2 settimane prima, risultato però negativo ai test Covid-19. Non aveva nessuno che lo andasse a prendere, nessuna casa in cui tornare, non aveva nemmeno vestiti da mettersi addosso. Siamo andati noi. Leggi qui il racconto di Giorgio.   29 aprile: Bangladesh, i missionari raccontano l'impatto devastante dell'epidemia di Covid-19   27 aprile: Operazione Colomba, un volontario racconta la situazione in Palestina  25 aprile: Oggi più che mai i nostri volontari sono a fianco degli ultimi, in Italia e in tutto il mondo Le persone povere ed emarginate sono quelle che stanno soffrendo di più: si sentono abbandonate a loro stesse, prive dei mezzi per affrontare questa situazione si emergenza e spesso anche degli strumenti per comprenderla a pieno. La Comunità Papa Giovanni XXIII, in Italia e nel resto del mondo, sta cercando in ogni modo di continuare ad offrire sostegno e vicinanza a chi, oggi, è ancora più solo, ha ancora più bisogno, ancora più fame. Sempre più persone contano sulle nostre Unità e Mense di Strada e si affidano ai nostri volontari: a loro, che sono in prima  linea ogni giorno, abbiamo chiesto di raccontare come vivono questo momento a fianco degli ultimi. Leggi qui le loro storie.     24 aprile: Prosegue, con altre forme, la vita di relazione del Centro Diurno per anziani di Forlì Gli operatori e i volontari della “Casa dei Nonni” di Forlì continuano a garantire vicinanza e aiuto agli ospiti abituali. Inizialmente visitavano a domicilio i casi più fragili, quegli anziani che vivono da soli o con famigliari che non sono in grado di assisterli adeguatamente, per portare loro la spesa, sistemare la casa e in alcuni casi aiutarli nella cura di sé. Ora l’elenco dei bisogni si è allargato fino a comprendere altre persone: con il protrarsi della quarantena gli anziani mostrano segni di depressione e deperimento cognitivo, che le famiglie faticano ad arginare. Si è creata così una catena telefonica che ha messo in contatto tra di loro tutti i nonni, abituati a trascorrere le loro giornate insieme, che ora hanno modo di chiacchierare e farsi compagnia. Gli operatori, oltre alle visite di persona, si sono organizzati per registrare quotidianamente piccoli video di intrattenimento.   23 aprile: Libano, la vita sempre più impossibile dei profughi siriani Le restrizioni per il contenimento del Coronavirus hanno aggravato - se mai possibile - le condizioni di vita nei campi profughi. L'appello di Operazione Colomba: «La fatica che proviamo anche in Italia non ci faccia diventare sordi al dolore degli altri» Leggi di più    22 aprile: L'accoglienza all'Hotel Royal in onda sul TG1     20 aprile: L’emergenza sanitaria raccontata dalle nostre Case Famiglia La vita delle famiglie è radicalmente cambiata: si vive sempre insieme tra le mura di casa, tra didattica a distanza, ginnastica in soggiorno, pasta fresca e pane fatto in casa. Nel caso delle nostre Case Famiglia, tutto questo va moltiplicato in modo esponenziale. Per il numero di persone accolte, per le esigenze dei piccoli con disabilità, per la fragilità degli anziani. Abbiamo raccolto le testimonianze delle nostre mamme e dei nostri papà, che raccontano i momenti di questa nuova quotidianità, le preoccupazioni e le fatiche, ma anche la gioia che viene dal prendersi cura di chi ha più bisogno, dall’essere insieme e vicini. Le puoi leggere tutte qui.   19 aprile: La Romagna che dona, al via l'asta online  Rippotai e Nuova Comunicazione hanno dato vita all’asta online di raccolta fondi La Romagna che Dona: aziende, artisti e artigiani del territorio romagnolo hanno donato opere, prodotti o servizi a sostegno delle attività della Comunità Papa Giovanni XXIII a contrasto dell'emergenza COVID-19 come la riconversione dell’Hotel Royal di Cattolica, a struttura di accoglienza per persone contagiate che non hanno un luogo sicuro in cui trascorrere la quarantena, e l’acquisto di mascherine, dispositivi di protezione e materiale medico/sanitario per continuare le attività di accoglienza di chi è solo e fragile come disabili, minori non accompagnati ed anziani.   18 aprile: Capanna di Betlemme di Chieti, distribuzione spesa del sabato   16 aprile: Riparte il servizio civile fra i più fragili 118 giovani fra i 18 e i 28 anni hanno ripreso oggi il proprio impegno nei progetti di servizio civile della Comunità Papa Giovanni XXIII, rimodulati dopo l'esplosione dell'emergenza Covid-19. I volontari si occuperanno di consegna di cibo e medicinali a domicilio, disbrigo di alcune attività burocratiche, attività di formazione a distanza per bambini e disabili ospitati in case famiglia e realtà di accoglienza, costruzione di video didattici, supporto a comuni ed enti locali. «Grazie ad un lavoro di analisi delle singole situazioni, che ha coinvolto tutta la Comunità Papa Giovanni XXIII a livello nazionale – spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente dell'Associazione di Don Benzi – siamo riusciti a riattivare il servizio per 118 operatori volontari su 122. In molti casi questa operazione ha richiesto creatività e versatilità, in altri ha portato ad attivare collaborazioni con altri enti e realtà. Le nuove circostanze, così faticose, ci fanno riscoprire il senso profondo del servizio civile: difendere la Patria in modo nonviolento per noi significa avere cura delle persone più fragili».   15 aprile: Il Ramo attiva numero verde per anziani La Cooperativa Sociale “Il Ramo” attiva un numero verde ( 800.55.62.14 ) per persone con disabilità, anziane e i loro famigliari in particolari situazioni di fragilità e isolamento, nel territorio del cuneese, del fossanese e nei comuni di Savigliano e Saluzzo. Il numero è attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 16, per l'intera durata dell’emergenza. 14 aprile: Spesa solidale a Saluzzo (CN) A Saluzzo, in provincia di Cuneo, è stata lanciata una grande iniziativa di solidarietà per aiutare le fasce deboli della popolazione. Tutti i cittadini possono contribuire al finanziamento dei buoni spesa alimentari erogati dal Comune oppure possono aiutare acquistando alimenti non deperibili, come olio, caffè, uova, saponette, shampoo, dentifricio, carta igienica, detersivi presso gli esercizi aderenti (MD Market e Presto Fresco). Gli alimenti donati saranno stoccati e distribuiti attraverso: la Comunità Papa Giovanni XXIII, l’Emporio della Caritas, la Casa di pronta accoglienza della Caritas, Il progetto “Un Sorriso”, le associazioni ed i gruppi solidali delle parrocchie. Clicca qui per vedere la locandina.    12 aprile: Pasqua al Villaggio della Gioia   12 aprile: Pasqua per gli ospiti dell'Hotel Royal 10 aprile: Intervista a Giovanni Ramonda, Responsabile Generale della Comunità Giovanni Paolo Ramonda fa il punto sugli interventi messi in campo dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in Italia e nel mondo per fronteggiare l'emergenza. Per chi accoglie, l'isolamento forzato ha reso ancora più forte e impegnativa la condivisione con i poveri. La risposta ai nuovi bisogni, le scelte dei missionari, la scoperta di un nuovo stile di vita. Cosa è cambiato e cosa dovrà cambiare. Clicca qui per leggere l’articolo.   8 aprile: Operazione Colomba   7 aprile: La Cooperativa Sociale La Fraterinità, a casa tua. 6 aprile: La Casa Famiglia nel tempo del coronavirus "Eccoci qua. 28 anni insieme. Una volta correvi cantavi e ballavi e così allietavi la vita della nostra casa famiglia. Adesso siamo ancora insieme ma in quarantena ed io con te, ad affrontare una battaglia difficile, forse la più difficile. Per fortuna sei a casa e non sei isolato in ospedale. Speriamo di farcela anche questa volta. Siamo nelle mani amorose di Dio."  Antonio, papà di Casa Famiglia, racconta questo momento difficile di Andrea, ragazzo disabile che vive nella Casa Famiglia S. Antonio (Rimini). #FOTOGALLERY:andrea#   2 aprile: Poliambulatorio La Filigrana Un numero di telefono, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17, per chiedere e ricevere supporto psicologico gratuito durante questo periodo di emergenza sanitaria e distanziamento sociale. A rispondere le psicologhe de La Filigrana, “Poliambulatorio del Gratuito” della Comunità Papa Giovanni XXIII, che dal 2015 offre servizi specializzati in cambio di una libera offerta a sostegno del progetto. È aperto a tutti, con priorità alle famiglie che vivono in stato di disagio e povertà. Il numero da chiamare in questi giorni per un colloquio telefonico gratuito è il 348-2539120. 1 aprile: Cooperative Sociali  25 marzo: Capanna di Betlemme, Chieti 24 marzo: Centri Diurni   23 marzo: Hotel Royal per i pazienti 20 marzo: Scuola Don Oreste 19 marzo: Festa del Papà in Casa Famiglia #FOTOGALLERY:festapapa# 16 marzo: Capanne di Betlemme   15 marzo: Ro' la Formichina    14 marzo: Case Famiglia 13 marzo: Scuola del Gratuito 12 marzo: un messaggio di speranza delle Case Famiglia
APG23
13/03/2020
Coronavirus e prostituzione: «Fermate i clienti»
«L'Italia è ferma per il coronavirus, centinaia di denunce sono scattate per chi non ha rispettato i provvedimenti del Governo, ma i clienti dell'industria della prostituzione continuano ad uscire in cerca di donne da sfruttare sessualmente». La denuncia arriva da Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Papa Giovanni XXIII, la Comunità di don Oreste Benzi, il sacerdote che per primo in Italia ha lottato per la liberazione di migliaia di donne dall'inferno della prostituzione. La Comunità Papa Giovanni XXIII in una lettera al Governo e alle Autorità locali ha chiesto che si "prenda ogni opportuno provvedimento al fine di limitare al massimo la diffusione del COVID-19 scoraggiando la domanda di prestazioni sessuali a pagamento".   "In tutta Italia, da nord a sud, si segnala la presenza di potenziali vittime di tratta a scopo di prostituzione lungo le strade. I clienti — precisa la lettera — contrariamente alle misure previste dal DPCM dell'11 marzo 2020, espongono loro stessi, le loro famiglie ed ambienti di lavoro a un possibile contagio. Un comportamento che mette in pericolo tutti, dato che in Italia il mercato della prostituzione coinvolge milioni di clienti”. La Comunità chiede anche che siano garantite “alle potenziali vittime di tratta informazioni adeguate sia rispetto ai rischi per la salute, sia sulle possibili vie di uscita dal sistema prostituivo".   Infine nella lettera si fa appello affinché "in Italia si adotti il c.d. modello nordico, che prevede la sanzione dei clienti, percorsi di protezione e reinserimento sociale per le donne prostituite e programmi di educazione e sensibilizzazione dell'opinione pubblica. In molti paesi europei, a partire da Svezia e Francia, questo modello è già applicato ed è dimostrata la sua efficacia nella riduzione del numero di clienti, conseguentemente di persone prostituite e di questa forma di violenza verso le donne. Per tutelare la salute pubblica, per giustizia, per un'effettiva parità di genere".   Scarica la lettera
APG23
04/03/2020
8 marzo: una luce sui balconi per le donne di Idlib
Aderiamo all'appello delle organizzazioni umanitarie che chiedono di mettere un lumino su tutti i balconi, per denunciare la drammatica situazione che stanno vivendo le donne ed i civili in fuga da Idlib, ai confini con la Siria. Il regime di Damasco in operazioni congiunte con la Russia ha infatti bombardato nei giorni scorsi un'area fortemente abitata. Leggi l'appello su Avvenire L'appello della Comunità Papa Giovanni XXIII «Chiediamo ai governanti Europei di non voltare le spalle alle vittime di questa tragedia umanitaria, di non stringere accordi per l'esternalizzazione delle frontiere con paesi in cui il rispetto dei diritti umani è fortemente deficitario e di aprire canali di ingresso sicuri e legali per chi scappa dalla guerra». E' quanto afferma Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità di don Benzi, in merito alla gravissima crisi umanitaria che si sta creando ai confini tra la Grecia e la Turchia. «I governi europei hanno permesso alle principali industrie di armamenti europee di continuare a vendere armi in quei territori da dove scappano i migranti. - continua Ramonda - Queste aziende sono le stesse che hanno ottenuto le commesse per dotare Frontex di sistemi d'arma e di controllo delle frontiere per impedire ai profughi di entrare in Europa. L'unica industria che dal 2008 ad oggi non ha conosciuto la parola crisi è l'industria bellica. Papa Francesco ci ha richiamato più volte che “non si può parlare di pace e continuare a vendere le armi”». Da oltre 5 anni i volontari di Operazione Colomba, Corpo Civile di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, condividono la vita delle vittime della guerra siriana nel campo profughi di Tel Abbas, in Libano. Di seguito il comunicato del tavolo Asilo Nazionale sottoscritto anche dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.   Le richieste del Tavolo Asilo Nazionale L’Ue intervenga subito con un piano urgente di ricollocamento dei profughi che giungono in Grecia e Bulgaria Le associazioni del Tavolo asilo sono estremamente preoccupate di quanto sta accadendo ai confini dell’Europa, dove stiamo assistendo a massicce violazioni dei diritti umani ed al completo fallimento delle politiche europee in materia di asilo. Le immagini dei migranti in fila o letteralmente aggrappati alle coste greche o alle frontiere bulgare, e quelle della guardia costiera che speronano le precarie imbarcazioni cariche di profughi per impedire che sbarchino sul suolo europeo, la morte di un bambino a causa di questi atti disumani, rappresentano inaccettabili violazioni del principio del diritto internazionale del non respingimento dei richiedenti asilo e rifugiati e del diritto d’asilo previsto dalle Costituzioni e dalla Carta di Nizza, nonché una violazione delle direttive UE in materia di protezione internazionale che consentono a tutti l'accesso al territorio per fare esaminare le proprie richieste di protezione o d’asilo. La scelta fatta da tutti gli Stati dell'Unione europea di sottoscrivere un accordo con il governo turco nel 2016 al fine di scaricare sulla Turchia l’onere dell’accoglienza dei profughi in gran parte provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq, erogando ogni anno al governo turco, come contropartita, enormi finanziamenti tratti dai bilanci nazionali, non è stata soltanto sbagliata, ma anche contro producente. Si è infatti fornita al presidente turco un’arma di ricatto efficacissima: milioni di persone che potrebbero tentare di arrivare in Europa se il regime decidesse di aprire le frontiere, come paventa anche in questi giorni per ottenere sempre più risorse. Non si può restare inerti davanti alla cancellazione della civiltà giuridica dell’Europa. Le politiche di esternalizzazione delle frontiere attuate dagli Stati UE finiscono per produrre crimini contro l'umanità: investire sulla militarizzazione delle frontiere, sugli accordi di riammissione, su rimpatri e sui controlli di frontiera nei Paesi d’origine e di transito, rinunciando alla cultura dei diritti, e alimentando il business dell’immigrazione irregolare, ci ha sottomesso alla legge del più forte, quella che il leader turco non ha remore ad imporre. L’Unione Europea intervenga subito ai sensi di quanto prevede il Trattato sul funzionamento dell'Unione (art. 78.3) attuando un piano di ricollocazione straordinario e urgente dei richiedenti asilo che giungono in Grecia e Bulgaria per sottrarre alla violenza e all'arbitrio le decine di migliaia di esseri umani che hanno diritto ad essere accolti e a chiedere asilo in Europa. Il Piano deve prevedere quote adeguate e va attuato con procedure celeri e senza l'applicazione di requisiti legati alla nazionalità al fine di evitare irragionevoli discriminazioni e determinarne il fallimento, come purtroppo già è avvenuto nel 2015 con le misure allora assunte a favore di Grecia e Italia e rimaste quasi del tutto inattuate. A Buon Diritto, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Avvocato di Strada, Caritas Italiana, Centro Astalli, CIR, Comunità Papa Giovanni XXIII, CNCA, Europasilo, Federazione delle Chiede Evangeliche in Italia, FOCUS-Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Intersos, Legambiente, Medécins du Monde missione Italia, Medici per i Diritti Umani, OXFAM Italia, Save the Children Italia, Senza Confine, SIMM (Società Italiana Medicina delle Migrazioni) del Tavolo Asilo Nazionale (foto: Rimini porto sicuro, giugno 2019)  
APG23
19/02/2020
Sandra Sabattini: la diocesi di Rimini annuncia la Beatificazione
Sandra Sabattini beata: dopo la data, ora sono ufficiali anche il luogo e l’ora. Domenica 14 giugno p.v., con inizio alle ore 17, avraÌ€ luogo la celebrazione eucaristica nella solennitaÌ€ del Corpo e Sangue di Cristo, nel corso della quale si procederaÌ€ alla beatificazione della Venerabile Sandra Sabattini, dell’Associazione Papa Giovanni XXIII. La celebrazione eucaristica si svolgeraÌ€ presso la Fiera di Rimini. La scelta di tale luogo eÌ€ dettata da due motivi: accogliere le migliaia di fedeli che sono attesi, e dare la piuÌ€ ampia possibilitaÌ€ ai “fratellini” e alle “sorelline” (come le chiamava don Oreste) della APG23 in carrozzina o con handicap e disabilitaÌ€ fisiche di poter partecipare nella maniera migliore possibile a questa festa. Sandra saraÌ€ la prima fidanzata santa ammessa all’onore degli altari. Vi arriva dopo una causa durata 13 anni. La fase diocesana del processo, avviata nel 2006, si eÌ€ chiusa il 6 dicembre 2008. Il 2 ottobre 2019 Papa Francesco ha promulgato il decreto riguardante la beatificazione di “Alessandra (Sandra) Sabattini, Laica”. In occasione della ufficialitaÌ€ del luogo e ora della beatificazione della Venerabile Sandra, il Vescovo di Rimini ha inviato una Lettera alla ComunitaÌ€ Diocesana. In essa traccia in maniera sintetica alcuni tratti del carisma della prossima Beata, e invita la ComunitaÌ€ a orientare questi quattro mesi che separano dalla beatificazione come un cammino di avvicinamento utile e prezioso. “Ritengo che la figura di Sandra possa essere segnalata come icona credibile e attraente della santitaÌ€ della porta accanto, compresa da Papa Francesco come «la santitaÌ€ di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio»”. Per una santitaÌ€ del genere, ricorda il Vescovo Francesco Lambiasi in un altro passo della Lettera, “non occorrono esperienze eccezionali di impegno ascetico o di contemplazione mistica. Alla nostra cara Sandra eÌ€ bastata la trama di una vita ordinaria, tessuta di fede viva, sostenuta da una preghiera intensa e diffusa. Una vita spesa nel lieto e fedele compimento del proprio dovere, punteggiata da piccoli gesti di un amore teso all’estremo, in una appassionata amicizia con Cristo «povero e servo», in un servizio generoso e infaticabile a favore dei poveri. Una volta incontrato GesuÌ€ personalmente, lei non ha piuÌ€ potuto fare a meno di amarlo, di puntare su di lui, di vivere per lui, nella Chiesa”. Il Vescovo di Rimini nell’esprimere gioia piena per l’evento della beatificazione che segneraÌ€ in modo marcato e indelebile il cammino della Chiesa riminese, ringrazia la Parte Attrice della causa di beatificazione – l’APG23 – che si eÌ€ pienamente coinvolta nella preparazione dell’evento, ed esprime cordiale riconoscenza al Clero, alle ComunitaÌ€ parrocchiali, alle ComunitaÌ€ di vita consacrata, alle varie Associazioni e Movimenti, al Gruppo promotore, alle Istituzioni pubbliche e ai tanti Volontari che si stanno dedicando a far conoscere la figura e il messaggio di Sandra, attraverso mostre, testimonianze e pubblicazioni. Lo stesso mons. Lambiasi ha scritto un volume dedicato alla figura di Sandra, Scelgo te e basta. Vivere a braccia spalancate (edizioni ilPonte), un’opera che eÌ€ piuÌ€ di una biografia e meglio di un romanzo, utile a comprendere l’avventura di questa “povera cristiana”. Nata a Riccione il 19 agosto 1961, Sandra Sabattini ha respirato la fede fin da piccola e ancor piuÌ€ quando, insieme ai genitori ed al fratellino, va a vivere nella canonica dello zio prete, don Giuseppe Bonini, a Misano Adriatico, e di seguito a Rimini, nella parrocchia di San Girolamo. A 12 anni incontra don Oreste Benzi e la comunitaÌ€ “Papa Giovanni XXIII”; due anni dopo giaÌ€ partecipa ad un soggiorno per adolescenti sulle Dolomiti con disabili gravi, dal quale ritorna con le idee chiare: “Ci siamo spezzati le ossa, ma quella eÌ€ gente che io non abbandoneroÌ€ mai”. Si spende nel servizio per i disabili e per i tossicodipendenti, e va a cercare i poveri di casa in casa. Nel 1980, dopo il diploma di maturitaÌ€ scientifica a Rimini, si iscrive alla FacoltaÌ€ di Medicina all’UniversitaÌ€ di Bologna. Uno dei suoi sogni eÌ€ di essere medico missionario in Africa. Fidanzata con Guido Rossi dall’agosto 1979, anch’egli membro della Papa Giovanni; insieme vivono una relazione improntata ad un amore tenero e casto, alla luce della Parola di Dio. DiraÌ€ Sandra: “Oggi c’eÌ€ un’inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi”. Il 29 aprile 1984, ad Igea Marina, mentre si reca ad un incontro della Papa Giovanni, viene investita da una macchina, entra in coma e muore il 2 maggio successivo. EÌ€ stato accertato un miracolo dovuto alla intercessione della giovane riminese, e cosiÌ€ la Venerabile eÌ€ stata iscritta da Papa Francesco tra i beati: le persone a lei devote o la gente della diocesi di origine possono pregarla con fiducia e imitarla con frutto.
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