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APG23
18/02/2021
Papa Francesco videochiama donne vittime di tratta
Stamattina Papa Francesco ha fatto una videochiamata a sorpresa alle donne liberate dalla prostituzione accolte presso una casa famiglia della Papa Giovanni XXIII, in provincia di Ancona. Le giovani ospiti, incredule, sono donne salvate dal racket della prostituzione e liberate dalle unità di strada della Comunità di don Benzi. La videochiamata è stata effettuata nel corso di un'udienza privata presso il Palazzo Apostolico con don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Giovanni XXIII, da anni impegnato a favore delle ragazze schiavizzate dalla tratta e delle vittime delle sette e nominato dal pontefice “Missionario della Misericordia”.   «Le ragazze non potevano credere ai loro occhi — commenta don Buonaiuto —. Hanno ringraziato il Papa per la sua vicinanza e lo hanno invitato a casa. Ho portato in dono al Pontefice un'effige della Madonna dell'Umiltà di Gentile da Fabriano e le coroncine del Santo Rosario fatte a mano dalle ospiti della casa rifugio con le quali il Santo Padre ha improvvisato una videochiamata».   In uno dei Venerdì della Misericordia, il 12 Agosto 2016, Papa Francesco aveva incontrato le donne liberate dalla tratta della prostituzione accolte in una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII a Roma.
APG23
18/02/2021
Servizio Civile, boom di domande
Sono 882 in totale, 495 per i progetti in Italia e 387 per i progetti Caschi Bianchi all’estero, i giovani che tra dicembre 2020 e febbraio 2021 hanno scelto di candidarsi per l’esperienza di Servizio Civile con la Comunità Papa Giovanni XXIII a fronte di 339 posti disponibili.   «Siamo contenti dell'ampia risposta che i giovani hanno dato al bando, in linea con il dato nazionale che ha registrato un boom di domande: 125mila su 46mila posti disponibili. Significa che i ragazzi vogliono tornare ad essere protagonisti soprattutto dopo questo difficile anno in cui la pandemia ha costretto tanti ragazzi a rimanere relegati in casa». E' il commetto di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.   Ora dai primi di marzo i giovani saranno impegnati nei colloqui di selezione: le date e tutti gli aggiornamenti sul sito serviziocivile.apg23.org.   «Scegliere il Servizio Civile significa scegliere di coinvolgersi, attivarsi e dare il proprio contributo per la costruzione di una società più giusta ed inclusiva. — continua Ramonda — Ci uniamo alla CNESC (Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile), di cui la Comunità è parte, nel richiedere al nuovo Governo di farsi carico delle proposte già avanzate per l’ampliamento e la stabilizzazione del numero di posti messi a bando annualmente, per il miglioramento del processo di stesura e deposito di programmi e progetti e per un aumento del monitoraggio».
APG23
15/02/2021
Vaccini: «I brevetti non siano ostacolo per paesi poveri» 
La Comunità Papa Giovanni XXIII si unisce all'appello del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e di Caritas Internationalis per l’ equo accesso ai vaccini anti-COVID e ribadisce con ferma convinzione l’importanza che il vaccino, i necessari strumenti di prevenzione, trattamento e diagnosi e le conoscenze medico-scientifiche cruciali per fronteggiare la pandemia siano messi a disposizione di tutti i popoli come bene comune.   Riprendiamo l'affermazione di Papa Francesco in occasione del messaggio Urbi et Orbi - Natale 2020: «Non possiamo neanche lasciare che il virus dell’individualismo radicale vinca noi e ci renda indifferenti alla sofferenza di altri fratelli e sorelle. Non posso mettere me stesso prima degli altri, mettendo le leggi del mercato e dei brevetti di invenzione sopra le leggi dell’amore e della salute dell’umanità».   È il momento di rispondere alle problematiche globali con un rinnovato impegno per il multilateralismo e la cooperazione internazionale, nell'ascolto del grido dei poveri e della nostra casa comune. È il momento di soluzioni giuste e lungimiranti a problemi come l'iniquità del debito estero dei Paesi impoveriti, che li priva delle risorse necessarie per la salute e la protezione sociale dei propri cittadini. È il momento di rivedere radicalmente le spese militari, a beneficio di una umanità che soprattutto in questo momento chiede pace e non guerra, medicine e non armi, vaccini e non bombe.   Ci rivolgiamo ai Governi nazionali e alle istituzioni internazionali affinché non lascino intentata alcuna strada per permettere all’umanità intera di beneficiare dei progressi fatti dalla ricerca nella lotta al Coronavirus. In particolare i membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) dovrebbero lavorare insieme per assicurare che i diritti di proprietà intellettuale, quali i brevetti, i disegni industriali, i copyrights etc. non creino barriere alla pronta disponibilità, produzione e distribuzione dei prodotti medici contro il COVID-19, inclusi i vaccini.   Auspichiamo che la salute e la protezione dei più deboli e vulnerabili siano poste al centro delle così tanto attese politiche di ripresa e sviluppo. Infine, chiediamo al governo italiano di farsi guida autorevole di queste istanze nelle sedi internazionali ed europee, perché l'aspirazione alla fratellanza e alla solidarietà internazionale si concretizzi in azioni in grado di garantire ad ogni essere umano la protezione e le cure a cui ha diritto. 
APG23
08/02/2021
Giornata di preghiera contro la tratta
Ieri sera, alla vigilia di questa giornata, alle porte di Milano, è stata uccisa una donna costretta a prostituirsi. Ancora non si sa se vittima di un cliente o del racket. Vengono in mente le parole che don Oreste Benzi pronunciò ad un funerale di una vittima di tratta: «Oggi non celebriamo un funerale ma il martirio di una nostra sorella. Nessuno può sentirsi innocente. Dobbiamo liberare le schiave». Leggi su Agenzia SIR il contributo di Giovanni Paolo Ramonda,  Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, nella Giornata mondiale contro la tratta dedicata a Santa Bakhita, edizione 2021.
APG23
04/02/2021
Lettera del Presidente Ramonda a Mario Draghi
Egr. Prof. Mario Draghi, Presidente Incaricato alla formazione del nuovo governo Le scrivo in quanto presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata dal Servo di Dio don Oreste Benzi, da molti anni impegnata in Italia e nel mondo a condividere la vita di bambini e adulti vittime di ogni forma di disagio, violenza ed emarginazione. Innanzitutto, vogliamo complimentarci e porgere i migliori auguri per l’importante incarico che il Presidente Mattarella ha inteso assegnarLe. Vogliamo altresì ringraziarla per aver accettato questo importante e gravoso compito, in particolare in questo momento storico in cui il nostro Paese, come il resto della Comunità internazionale, si trova ad affrontare diverse sfide, tanto urgenti quanto prospettiche. Ed è per questo che oltre a ringraziarla e complimentarci ci permettiamo di sottoporre alla Sua attenzione alcuni argomenti, a parer nostro di primaria importanza, in particolare in questa contingenza storica. Le riflessioni di seguito esposte, sono frutto di decenni di impegno, per la nostra Associazione, a fianco delle persone più ai margini della società. Riteniamo che, per quanto si collochi in un momento critico per il nostro Paese, l’attuale crisi di governo possa offrire delle opportunità. La Pandemia, una tragedia globale, ha reso palese la consapevolezza di essere una comunità mondiale, dove il male di uno va a danno di tutti. E’ oggi ancor più diffusa l’idea che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme. In questo momento il Paese è gravido di conflitti sociali e politici acuiti dalla pandemia, che solo se sapientemente e prospetticamente affrontati, può ridursi il rischio che degenerino ulteriormente fino a divenire insolubili. Riteniamo per tanto doveroso chiederle, se lo riterrà, di porre nell’agenda politica del governo che si è impegnato a formare una sostanziale attenzione alla Pace, attraverso l’istituzione del Ministero della Pace, così come declinata nel documento che alleghiamo. Riteniamo che un adeguato investimento per la Pace possa, oltre che garantire una rinnovata stabilità al Governo che si appresta a formare, promuovere un piano di sviluppo e ricomposizione dei conflitti già menzionati. La Pace va sostenuta, curata, pianificata e organizzata. Dal livello locale e quotidiano fino a quello nazionale e dell’ordine mondiale. La nonviolenza” può “diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme”, come in altri termini già sostenuto anche da Papa Francesco. La necessità di una politica strutturale per la Pace è già scritta nella dichiarazione dei diritti umani dal '48 e nella nostra Costituzione; alla scomparsa nel dopoguerra del ministero della Guerra avrebbe dovuto succedervi immediatamente l'istituzione del ministero della Pace accanto a quello della Difesa e dell'Interno. Il ripudio della Guerra come azione attiva e la coesione sociale nazionale necessitano di nuovi assetti organizzativi ministeriali. Tantissimi sono i gruppi sociali e terzo settore che quotidianamente realizzano strategie di sostegno, cura, pianificazione e organizzazione della Pace. Tuttavia riteniamo che manchi una " casa" istituzionale dei costruttori di Pace”. In virtù dell’ampia esperienza maturata anche in chiave sussidiaria da parte dei difensori dei diritti umani nonviolenti, degli educatori alla Pace, di chi lavora per un’economia disarmata, ci pare opportuno che tale risorsa debba essere capitalizzata dalle istituzioni e dalla politica. L’esperienza strategica degli artigiani di Pace deve divenire patrimonio per una politica del bene comune estesa strutturalmente all’intero Paese nei diversi settori di intervento. L'Italia ripudia la guerra e il dettato costituzionale deve assumere il valore che gli è proprio, di forza vincolante e precettiva. Il Paese non può più continuare a sedersi vivendo della “rendita storica” dei nostri padri costituenti, se vuole attuare a pieno quanto essi hanno voluto, non può più limitarsi alla difesa o alla repressione delle minacce alla pace e alla coesione sociale, il cui ruolo indiscusso, da solo, seppur necessario, è insufficiente. Vorremmo che le Istituzioni adottassero la visione prefigurata dalla Carta Costituzionale per cui la costruzione costante ed ininterrotta della pace positiva è onere, compito e funzione pre-condizionale ad ogni altra azione di indirizzo politico ed in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030, in particolare l’SDG 16, con adeguate infrastrutture pubbliche che le rappresentino a pieno per cura e funzione. Lo Stato ha bisogno di istituzioni in grado di creare Pace e sostenere i gruppi e gli organi della società che quotidianamente costruiscono Pace attraverso un costante impegno per la promozione e la protezione delle libertà fondamentali e dei diritti umani internazionalmente riconosciuti. Non è più rimandabile “organizzare la pace positiva", lo Stato deve poter essere riconosciuto quale "casa di riferimento istituzionale" per tutte quelle forze della società civile che già operano nella costruzione di percorsi e attività di pace. Per questo riteniamo che l'istituzione di un Ministero della Pace risponda allo spirito e alla lettera degli articoli 10 e 11 della Costituzione, del Preambolo e degli articoli 1 e 2 della Carta delle Nazioni Unite, del Preambolo e degli articoli 1 e 28 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nonché della Dichiarazione sul Diritto alla Pace adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2016. L’istituzione di un Ministero della Pace risponde anche a precise esigenze di giustizia sociale quanto mai attuali e fortemente amplificate dalla pandemia. Solo costruendo giorno dopo giorno la Pace si genera un tessuto sociale positivo, in grado di superare le forze disgreganti, i populismi e le crisi, di reagire alle spinte violente che scaturiscono dai conflitti sociali ed economici e dalle tensioni delle periferie dell’emarginazione e di affermare il valore sommo della dignità umana, della eguale dignità di tutti gli esseri umani. Dire “dignità umana” significa dire che vita e pace costituiscono un binomio indissociabile. In questa ottica, il Ministero della Pace è una risposta innovativa al bisogno di sicurezza umana e benessere ed in grado di informare con nuove visioni politiche strutturali l’educazione, l’economia, i conflitti ed i rapporti locali, nazionali ed internazionali, la giustizia, l’ambiente, la difesa civile e la sussidiarietà verticale e orizzontale col le realtà del terzo settore. Per questo, Signor Presidente Incaricato, rinnovando ringraziamenti ed auguri, vorremmo chiederLe, nell'ambito dei suoi poteri istituzionali, di considerare e sollecitare questa proposta negli incontri che avrà con le forze politiche in vista della formazione del nuovo Governo, affinché la pace con un Ministero della Pace dedicato possa divenire effettivamente una Scelta di Governo.     Giovanni Paolo Ramonda Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII
APG23
04/02/2021
Quanta bellezza in quelle vite fragili
«Di chi stiamo parlando? Vite vere? Vite da spegnere perché ormai troppo sospinte nell’oltre, oppure vite da trattenere perché fanno ancora parte di una comunità umana?». Se lo chiede Luca Russo nel libro Quanta bellezza. Elogio dei corpi fragili e cultura della cura, Sempre Editore, la cui uscita in libreria coincide con la Giornata nazionale degli stati vegetativi, il 9 febbraio. Luca Russo, pugliese di origine, da oltre 20 anni ad Assisi accoglie con la moglie le vite fragili, rese tali da handicap gravissimi o da pesanti vicende umane. Laureato in Giurisprudenza, ha scelto di tutelare i deboli non nelle aule dei tribunali ma accogliendoli nella propria famiglia. E ora ha deciso di divulgare in un libro la sua versione dei fatti, con un linguaggio contemplativo, a tratti poetico: «Ci sono creature che quotidianamente, fin dal loro venire alla luce, hanno a che fare con la morte, tanto incerta è la loro vita – scrive – Essi, come funamboli, esistono in equilibrio e nessuna rete di protezione è sotto i loro passi.» Sono vite dipendenti da altre vite, che non possono autodeterminarsi, che non possono guarire. Ma, sostiene l’autore, «ogni creatura, sebbene inguaribile, è sempre curabile». Ed è passando «dalla cultura dello scarto alla cultura della cura» che si scopre il valore e il ruolo sociale di queste vite apparentemente «senza peso specifico». Intrecciando il pensiero di Immanuel Kant sul concetto di dignità umana, con le storie vere di Faith, Assuntina, Alfredo e Agnese, Luca Russo attraverso uno sguardo contemplativo riesce a cogliere bellezza e armonia dove uno sguardo superficiale nota solo imperfezione e limite.   E ridisegna l’approccio con la fragilità umana, proponendo di passare dal concetto di uguaglianza – «ogni persona è unica. Non ci sono uguaglianze all’interno dell’umanità» – a quello di equivalenza: «Ognuno vale quanto l’altro». Fino a scoprire che proprio quelle vite che sembrano minori perché dipendono dalle cure di altri, in realtà fanno emergere il meglio dell’umanità. L’autore ha deciso di devolvere i proventi del libro in favore delle case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII ___ LUCA RUSSO Nasce a Foggia nel 1970. Dopo il Liceo Classico e la Laurea in Giurisprudenza presso la LUISS di Roma, conosce la Comunità Papa Giovanni XXIII di don Benzi e inizia un'esperienza di casa famiglia. Nel 1998 apre con Laura, che poi diventa sua moglie, la casa famiglia "Fuori le Mura" ad Assisi, dove tutt'ora vivono con le due figlie naturali e altre persone che sono il cuore da cui nascono le riflessioni di questo testo: bambini affetti da gravi disabilità neurologiche, ragazze vittime di tratta, ex detenuti. Con Sempre Editore ha già pubblicato "L'eutanasia di Dio. Il cuore di un padre di fronte alla debolezza di un figlio" (2016). ___ L’autore presenterà il libro in diretta streaming il 9 febbraio alle 18, discutendone con Angelica Morri, medico specializzato nella riabilitazione delle persone in stato di veglia aresponsiva, e Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII (si potrà seguire sulla pagina Facebook della Comunità Papa Giovanni XXIII e dal sito apg23.org) È possibile accordarsi per interviste all’autore o chiedere copia del libro per recensione.
APG23
02/02/2021
Santa Giuseppina Bakhita, il ricordo di una schiava bambina
Santa Giuseppina Bakhita, nata nel 1869, all'età di 9 anni fu rapita in Sudan e fatta schiava. È stata proclamata Santa nel 2000 da papa Giovanni Paolo II, ed oggi è la santa protrettrice di tutte le donne e degli uomini che sono venduti come schiavi nel mondo. Per tutta la sua vita Giuseppina Bakhita portò sul suo corpo 144 cicatrici, segno delle tragiche esperienze di violenza subìte da bambina. Giunta in Italia dal Sudan, quando le fu permesso di tornare libera, diventò Suor Bakhita nell'Ordine delle Canossiane. Con la sua storia testimoniò la gioia del non sentirsi più sola, ma amata da Dio e dalle consorelle. Giuseppina: un onomastico dal significato importante L'8 febbaio per il nome Giuseppina (femminile di Giuseppe) ricorre l'onomastico, in ricordo appunto di Santa Giuseppina Bakhita, che è scomparsa l'8 febbraio 1947. Dall'ebraico il nome deriva da Yoseph, che ha il significato beneaugurale di "accresciuto da Dio". Così è stato infatti per la famiglia di Giuseppe, papà di Gesù. Bakhita, il film completo In ricordo di Giuseppina Bakhita sono stati realizzati il film "Bakhita" e la miniserie televisiva "Bakhita" in due puntate. Raccontano le torture e le umiliazioni subite dalla Santa, fino alla salvezza trovata grazie ad un commerciante italiano. Il film è stato prodotto con la regia di Giacomo Campiotti nel 2008; la serie TV è andata in onda sulla Rai nel 2009. La giornata di preghiera contro la tratta dedicata a Santa Bakhita L'8 febbraio di ogni anno si celebra dal 2015 (leggi la testimonianza di Irene Ciambezi) la Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, nella memoria di Santa Giuseppina Bakhita. Alla base in quell'anno c'era questo documento finale del Simposio Internazionale della Pastorale di Strada, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, promosso poi da Papa Francesco sotto forma di Piano d'Azione.  A questo sito sono disponibili oggi tutte le informazioni e il testo della preghiera contro la tratta. Per promuovere la giornata di preghiera dedicata a Santa Bakhita viene utilizzato l'hashtag #PrayAgainstTrafficking .     «Non è una giornata qualsiasi – aveva spiegato nella prima Giornata internazionale, quella del 2015,  l'allora presidente dell’associazione Slaves no more suor Eugenia Bonetti – ma un momento che ci vede tutti impegnati nel sensibilizzare le realtà della chiesa, del governo, dei media, dei privati e delle organizzazioni. Per debellare davvero la piaga della schiavitù della donna».   Promotori della giornata sono Talitha Kum, la Comunità Papa Giovanni XXIII, l'Unioni internazionali dei superiori generali (Uisg e Usg), il Dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale, la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Partner sono la Sezione Migranti e rifugiati, Caritas internationalis, l’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche, l’Anti-trafficking working group, Jesuit refugees service. Santa Bakhita, gli appuntamenti Vuoi rimanere informato sulle prossime iniziative contro la tratta di persone e in ricordo di Santa Bakhita? Lasciaci la tua email ed iscriviti alla newsletter mensile sulla prostituzione e sull'emarginazione.  Inserisci il tuo indirizzo email Privacy policy:Accetto il trattamento dei dati ai sensi della legge per la privacy.   Santa Bakhita 2021 Nel 2021 il tema della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta è stato "Economia senza tratta di persone": la giornata accende così i riflettori su una delle principali cause della tratta ossia il modello economico dominante, i cui limiti e contraddizioni sono acuiti dalla pandemia COVID-19. Ecco l'appello di Papa Francesco lanciato nel 2020.     L'8 febbraio 2021 dalle 10 alle 17 la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato una Maratona mondiale di preghiera online, che ha previsto video e testimonianze e coinvolgerà organizzazioni d'Europa impegnate al fianco delle vittime. La Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato anche altre iniziative di preghiera e riflessione sulla tratta a fini sessuale, in collaborazione con le diocesi di Bari, Catania, Ferrara, Genova, Lecce, Modena, Padova, Piacenza, Treviso, Venezia e altre. Scopri qui gli eventi organizzati in tutta Italia per l'edizione 2021 #FOTOGALLERY:TO2017# Santa Bakhita, gli eventi delle edizioni precedenti Nel 2019 la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato eventi nelle piazze di Roma, Verona, Piacenza e Genova.  Nel 2018, gli eventi della quarta Giornata internazionale hanno avuto come filo conduttore il tema “Migrazione senza tratta. Sì alla libertà! No alla schiavitù!”. Si sono registrate iniziative in tutta Italia per fare memoria dei 21 milioni di schiavi di oggi, vittime di sfruttamento sessuale e lavorativo: Papa Francesco ha incontrato la rete delle associazioni aderenti; a Verona sono intervenuti i vescovi del Triveneto; a Roma la Rete Talità Kum ha promosso una Veglia di preghiera nella Basilica di San Giovanni Laterano. Ferrara ha visto organizzata una serata di testimonianze; a Torino è organizzato un concerto gospel; a Sassari una marcia silenziosa nei luoghi di sfruttamento della donna. Eventi anche a Piacenza e a Rovigo. Papa Francesco contro la prostituzione Il 12 febbraio 2018 in udienza privata Papa Francesco ha incontrato 111 rappresentanti delle diverse organizzazioni che compongono il comitato contro la tratta, ed alcune giovani che hanno vissuto l'esperienza sulle proprie spalle. La Comunità Papa Giovanni XXIII ha accompagnato Blessing, una ragazza di 22 anni liberata dalle unità di strada contro la tratta dopo 8 mesi di prostituzione. Era costretta dai trafficanti che la ricattavano per la restituzione di un debito di 33.000 euro. Lei ha avuto la forza di denunciare il racket nonostante le gravi violenze e ripercussioni che si sono riversate sulla propria famiglia.   L'8 Febbraio 2015 il Santo Padre si esprimeva così: «Incoraggio quanti sono impegnati ad aiutare uomini, donne e bambini schiavizzati, sfruttati, abusati come strumenti di lavoro o di piacere e spesso torturati e mutilati. Auspico che quanti hanno responsabilità di governo si adoperino con decisione a rimuovere le cause di questa vergognosa piaga, una piaga indegna di una società civile. Ognuno di noi si senta impegnato ad essere voce di questi nostri fratelli e sorelle, umiliati nella loro dignità».   #FOTOGALLERY:papa# Martina, giovane volontaria delle unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII, così racconta l'incontro con il Santo Padre: È stato un incontro intenso, carico di emozione. Un’ora e mezza di udienza, una sala piccola, ricca di affreschi. Papa Francesco è stato accolto con un applauso fragoroso, dopo una trentina di minuti di silenzio di raccoglimento carico di emozioni. Ad attenderlo eravamo un centinaio; erano tanti i giovani e tanti i giovani immigrati. In particolare c'erano le ragazze nigeriane vittime di tratta. Suor Gabriella, comboniana e coordinatrice di Talitha Kum ha introdotto la nostra presenza, sottolineando come spesso ci si senta impotenti di fronte a questi “prediletti di Dio”.   Il Papa ha risposto alle 5 domande fatte da alcune ragazze africane e da tre giovani di colore: «C’è molta ignoranza sul tema e pare che ci sia poca volontà di comprendere la portata del problema che tocca da vicino le nostre coscienze. Ci vuole coraggio e onestà».   Papa Francesco ha proseguito sottolineando il suo impegno nel denunciare apertamente la tratta come un crimine contro l’umanità, dicendo quanto sia paradossale che molti giovani paghino la libertà dal proprio paese, scappando da guerre, situazioni di povertà, di fame, di miseria, con la schiavitù. «Occorre una presa di responsabilità comune e una più decisa posizione politica», ha detto.   Ai giovani che, anche in occasione del Sinodo 2018, gli hanno chiesto come poter sensibilizzare le persone nel loro quotidiano, ha risposto: «Andate nelle parrocchie, bisogna far aprire le porte all’accoglienza. Nella vita di queste persone ci sono dei segni che potete imparare a leggere, lì incontrate il Signore». E ha chiesto espressamente a Suor Gabriella una presenza di una rappresentanza di giovani che si occupando di tratta: «chiama il cardinale che se ne occupa a nome mio, digli che te l’ho detto io, così fai prima».   Al termine il Papa ha salutato uno a uno i presenti, con una parola particolare per ogni persona. Blessing, visibilmente emozionata, gli ha stretto la mano e gli ha consegnato il libro Non siamo in vendita di Irene Ciambezi: storie di schiave adolescenti lungo la rotta libica.   Alla stazione dei pullman, prima di rientrare a casa, Blessed mi ha confidato: «Qui è esattamente dove sono arrivata con il bus dalla Sicilia e dove ho incontrato per la prima volta la mia maman». Le ho sorriso e le ho detto: «hai avuto coraggio, guarda quante cose sono cambiate da quell’arrivo».     Vescovi del Triveneto riuniti a Verona A Verona oltre 500 persone hanno partecipato giovedì 8 febbraio 2018 alla veglia di preghiera promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in occasione della Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone dedicata a Giuseppina Bakhita. L'evento era presieduto dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia, con i vescovi di Verona, Giuseppe Zenti; Vicenza, Beniamino Pizziol; e Adria-Rovigo, Pierantonio Pavanello. «Siamo qui in rappresentanza di tutti i vescovi del Triveneto per partecipare con tutti voi a questo evento che mette in risalto un fenomeno allucinante – ha detto mons. Zenti in apertura, nella piazza che collega la stazione ferroviaria alla chiesa dedicata al Cuore immacolato di Maria –. Dobbiamo entrare nella prospettiva di Dio che salva l’umanesimo da un disumanesimo in cui l’uomo diventa uno strumento, viene usato. Siamo qui per riprendere la consapevolezza della dignità di ogni persona». #FOTOGALLERY:VR2018# (immagini della PhotoGallery: Caterina Balocco) Bakhita e Sonia, vite parallele Impressionante il parallelismo tra la storia di Santa Bakhita, resa presente attraverso le pagine del suo diario raccontate da una suora canossiana, e quella di Sonia, giovane nigeriana da poco sottratta al racket della prostituzione, che ha parlato protetta da un lenzuolo per tutelare la propria identità. Sono passati 130 anni ma l’incredibile serie di torture e violenze subite dalle due fin da bambine sembra la stessa. Con la differenza che per Bakhita l’arrivo in Italia, dopo essere stata venduta la prima volta a 7 anni e aver cambiato 5 diversi padroni, ha rappresentato l’incontro con la libertà. Mentre Sonia, venduta la prima volta a 5 anni, dopo essere arrivata in Italia con un viaggio di tre giorni in mare senza acqua né cibo, dal centro di accoglienza è finita nelle mani di una Madame che l’ha costretta a prostituirsi segregandola assieme ad altre ragazze. «Clienti su clienti, clienti su clienti… avevo lo schifo di quella vita… – ha raccontato Sonia, con voce spezzata – fino a quando una mattina, sul far dell’alba arrivò la polizia e ci liberò tutte». «Fermate i trafficanti, ma fermate anche i clienti! – ha invocato – Siamo lì per costrizione e ogni volta che venite a comprare il nostro corpo, quello si può chiamare soltanto stupro. Fermatevi!». Guarda il video di Telepace http://www.telepace.com/trasmissioni/tg-telepace/migrazione-senza-tratta/ Il Patriarca Moraglia: «Il volontariato non basta, servono leggi giuste». «È difficile prendere parola quando vite e fatti come quelli che abbiamo sentito hanno non solo provocato ma anche ferito interiormente – ha commentato il patriarca Moraglia – che prima della veglia aveva voluto incontrare personalmente, con gli altri vescovi e i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII, alcune giovani che si prostituiscono a poche centinaia di metri dal luogo in cui si è svolta la veglia –. Il volontariato cristiano è insostituibile, ma ci vogliono leggi giuste che aiutino chi in questo mercato è l’anello più debole, donne che per l’età potrebbero essere figlie, sorelle di chi per divertimento o per abitudine le tratta alla stregua di oggetti da comprare e usare. Santa Bakhita interceda per noi e per le tante Giuseppina Bakhita del nostro tempo». Migrazione senza tratta A coinvolgere nel dramma delle traversate del Mediterraneo da parte di uomini e donne in fuga ci ha pensato Gennaro Giudetti, volontario di Operazione Colomba che ha partecipato ad un salvataggio sulla nave Sea Watch, vedendo morire decine di persone tra cui un bambino di due anni e mezzo. Assieme a lui però anche la testimonianza di una alternativa possibile, attraverso il racconto di Abu Rabia, profugo siriano giunto con il primo “corridoio umanitario”, che gli ha permesso di arrivare in Italia in maniera legale e sicura. Una soluzione che toglie alla radice ogni possibilità di sfruttamento e legame con la criminalità organizzata, che approfitta della vulnerabilità di queste persone per organizzare lavoro nero e sfruttamento della prostituzione. Altra proposta per fermare tratta e sfruttamento di esseri umani è arrivata da Primo Lazzari, vicepresidente dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. «Stasera ci siamo dati appuntamento alle porte della chiesa – ha detto in chiusura – ci siamo incamminati per incontrare chi abita le periferie esistenziali, per riportare dentro le mura, dentro la chiesa, coloro che sono esclusi». E ha invitato a compiere un gesto concreto, aderendo alla Campagna Questo è il mio corpo che punta a fermare lo sfruttamento della prostituzione.   Santa Giuseppina Bakhita, il video dell'edizione 2017 L'edizione del 2017 della celebrazione di Santa Bakhita è stata occasione per i Vescovi di Vicenza e Verona di firmare personalmente, insieme al Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, il proprio impegno personale nella lotta contro la schiavitù della donna in Italia. Le autorità della Chiesa hanno sottoscritto infatti per l'occasione la campagna Questo è il mio corpo contro il racket della prostituzione. A Torino un lungo corteo ha percorso nel 2017 le vie della città. Ecco nel servizio della Rai regionale del Piemonte il racconto di com'è andata.     Leggi le storie, i richiami al mondo politico e le notizie da chi opera al fianco delle donne vittime di tratta: iscriviti alla newsletter mensile  
APG23
29/01/2021
«Bene stop armi Arabia, ora un Ministero della Pace»
«Accogliamo con grande soddisfazione la decisione del Governo di revocare, e non solo sospendere, l'esportazione di armi usate per la guerra in Yemen. Ora l'Italia non è più complice del massacro degli oltre diecimila civili morti nel conflitto. Un risultato frutto di un lungo e tenace lavoro delle associazioni, dei parlamentari delle Commissioni Esteri e del Ministero degli Esteri». E' quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovani XXIII in merito alla revoca delle autorizzazioni per l'esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti usate nella guerra in Yemen. «L’attuale crisi di governo può aprire delle opportunità. — continua Ramonda — In questo momento in cui il Paese deve mettere in atto ogni sforzo per ricomporre i conflitti sociali e politici acuiti dalla pandemia, auspichiamo che nell’agenda politica del governo che si formerà ci sia l’istituzione del Ministero della Pace. La Pace va sostenuta, curata, pianificata e organizzata». La Comunità Papa Giovanni XXIII promuove, insieme ad un cartello di associazioni, la campagna “Ministero della Pace, una scelta di Governo”. La proposta ha l'obiettivo di far istituire nel prossimo Governo, per la prima volta in Europa, un Ministero che si occupi delle politiche di Pace, sia in Italia che all'estero. www.ministerodellapace.org.
APG23
27/01/2021
Prevenzione abusi: il webinar di AC, CSI e APG23
Lunedì 1 Febbraio alle ore 18 si terrà il seminario online “Accogliere la vulnerabilità. Riparare le ferite degli abusi per promuovere ambienti sicuri”, in cui interverranno don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile “Beccaria” di Milano, nonché fondatore dell'associazione Kayros, Claudia Mazzucato, docente di diritto penale all'Università Cattolica di Milano, moderati da Emanuela Vinai .  L'incontro è promosso da Azione Cattolica, Centro Sportivo Italiano e Comunità Papa Giovanni XXIII nell'ambito del progetto Safe. Un progetto, co-finanziato dall’Unione Europea, realizzato dalle organizzazioni religiose italiane per promuovere la tutela dei minori e prevenire gli abusi sessuali. Il progetto prevede la formazione degli operatori delle associazioni al fine di riconoscere, segnalare e prevenire un abuso negli ambienti dove si svolgono attività educative e di accoglienza con minori di età e con persone vulnerabili. L'evento sarà trasmesso sul canale YouTube della Papa Giovanni XXIII (al link www.apg23.org/it/lifeapg23tv) e sulle pagine Facebook delle tre associazioni. «Ogni nostro tentativo di sanare le ferite e formare una cultura della prevenzione deve essere anzitutto fondato sull’ascolto delle persone ferite. Le vittime soffrono in modi diversi di conseguenze traumatiche a medio o lungo termine ed è a loro che deve essere rivolta la nostra piena attenzione.» E' quanto dichiara Emanuela Vinai, coordinatrice del Servizio Tutela Minori attivato dalla CEI. «Papa Francesco dice che “Le ferite non vanno mai in prescrizione”. Sull'altro lato ci sono gli abusatori, i carnefici. — continua Vinai — Sono persone piene di rabbia, di angoscia per la consapevolezza di avere causato danni seri e profondi nelle vittime. Anche loro vanno guidati in percorsi di cura, accompagnati, recuperati in un tracciato di discernimento volto alla riparazione del dolore che hanno causato. Alla luce della loro esperienza è importante che vengano coinvolti, con le modalità più opportune e prudenti, nelle attività e nei procedimenti che riguardano le persone ferite dagli abusi e le iniziative di accompagnamento. Su questo cammino, che è anche di riconciliazione, si innesta la prevenzione, volta ad evitare che il dramma possa ripetersi. Sanare le ferite vuol dire ricostruire la persona nella sua struttura». Per maggiori informazioni: progettosafe.eu Scarica la locandina
APG23
21/01/2021
In Siria la gente vive in condizioni disumane
Un devastante incendio ha distrutto, lo scorso 27 dicembre, un grande campo profughi presso la località libanese di Minyeh, che accoglieva un centinaio di famiglie siriane. Secondo la ricostruzione presentata dai volontari di Operazione Colomba, il Corpo non violento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, si tratta di un incendio doloso, che costituisce l’ennesimo episodio contro rifugiati siriani in Libano, dove la gravissima crisi politica ed economica sta esasperando gli animi della popolazione. Ad appiccare le fiamme, si legge in un comunicato di Operazione Colomba, sarebbe stato «un cittadino libanese che impiegava diversi siriani, verso i quali aveva accumulato un debito di soldi per stipendi non pagati». Secondo questa ricostruzione, dopo alcune nuove ostilità l’uomo libanese «si sarebbe presentato insieme da alcune persone in possesso di armi e taniche di benzina e avrebbe appiccato l’incendio». Purtroppo, la tragedia dei profughi siriani è una diretta conseguenza del terribile conflitto che da oltre dieci anni sta letteralmente distruggendo la Siria. Città e villaggi sono stati trasformati in cumuli permanenti di macerie. (…) Un Paese devastato ben oltre il limite del tollerabile. Il 90% della popolazione — secondo le stime delle Nazioni Unite — versa in condizioni di estrema povertà. E la fine del tunnel ancora non si vede. (A questo link si può l'intero articolo del giornale della Santa Sede) Da oltre cinque anni i volontari di Operazione Colomba, Corpo Civile di Pace della Comunità di don Benzi, sono presenti in Libano al fianco delle vittime della guerra siriana nel campo profughi di Tel Abbas. Come documentato nei quattro Report di Operazione Colomba, non esiste sicurezza per chi torna. Non c’è scampo e non c’è pace per i Siriani che vedono nel mare l'unica via d’uscita, ma che troppo spesso si trasforma in un cimitero di donne, uomini, bambini. Un cimitero di sogni di una vita dignitosa.
APG23
20/01/2021
Preghiera Ecumenica online
Una preghiera ecumenica per ritrovare l’unità perduta nel corso dei millenni si terrà domani 21 Gennaio alle ore 18:00 in diretta da Malmö in Svezia. L'evento, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in collaborazione con la Chiesa luterana e quella cattolica della città svedese, sarà trasmesso sulla pagina Facebook dell'associazione di don Benzi oppure andando su www.apg23.org/it/lifeapg23tv La Comunità di don Benzi è presente in Svezia con una famiglia che vive in una casa di preghiera insieme ad altri giovani luterani. «Viviamo in una piccola casa di fraternità e preghiera ecumenica con alcuni giovani provenienti da Chiese Luterane diverse. Insieme a loro preghiamo due volte al giorno.» spiegano Mario e Laura Gazzotti, arrivati nel paese scandinavo con i loro due figli. «Vorremmo diventare una fraternità ecumenica accogliente qui in questo quartiere alla periferia della città. Per ora abbiamo iniziato con una piccola esperienza di unità di strada in cui portiamo da mangiare ai senza tetto e di incontro con un gruppo di donne richiedenti asilo». «Il Cardinale Anders Arborelius, Vescovo di Stoccolma, l'unica diocesi cattolica del Paese scandinavo, nonché primo vescovo cattolico svedese dai tempi della Riforma protestante, ci ha invitati a cercare il dialogo e la collaborazione con le altre confessioni cristiane a partire dal servizio agli ultimi», spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. «L'unità dei cristiani è il più bel segno che il corpo di Cristo non è straziato. - continua Ramonda - Il cammino ecumenico ha ricevuto un grande impulso dalla visita di Papa Francesco nel 2016 in occasione delle celebrazioni per i 500 anni della Riforma protestante. Abbiamo fatto nostro l'appello del Papa: “Cercate nel servizio ai poveri e nella ricerca della giustizia l'elemento principale di unità”». 
APG23
15/01/2021
Dialoghi per un’agricoltura inclusiva e sostenibile
Nell’Anno Laudato Si', proclamato da Papa Francesco per sottolineare l’importanza e l’urgenza di prenderci cura della Casa comune, siamo tutti chiamati a fare un percorso di cura del Creato, a realizzare il “Giubileo della Terra”, che ci rimanda alla necessità di contemplare, di “riposare” nella Terra e chiedere un’equa redistribuzione dei suoi beni a tutti gli uomini. Spesso abbiamo pensato di essere padroni e abbiamo rovinato, distrutto, inquinato, quell’armonia di viventi in cui siamo inseriti. È l’«eccesso antropologico» di cui parla Francesco nella Laudato Si’. È possibile rimediare, dare una svolta radicale a questo modo di vivere che ha compromesso il nostro stesso esistere? Nella Comunità Papa Giovanni XXIII sono presenti significative esperienze di “cura del Creato”, che partono sempre dalla condivisione diretta con i poveri e si sviluppano lungo itinerari diversi e complementari, sempre in “ascolto del grido della Terra e del Povero”. La Terra è “fra i poveri” e siamo chiamati a rendere concreta l'ecologia integrale, che è il cuore del messaggio pastorale del Papa e mettere in campo azioni concrete, nuovi stili di vita. Dobbiamo essere capaci, al tempo stesso, di custodire e coltivare la Terra, perché essa ci sia amica, sorella, perché ci doni i suoi frutti e ci permetta di condividerli e scegliere di distribuire i beni prodotti a tutti coloro che ne abbiano bisogno. L’impatto ecologico è il cuore del Green Deal a livello mondiale, europeo, italiano, ed è indispensabile che la società civile si organizzi e si renda protagonista di questo cambiamento.  A questo scopo, abbiamo proposto a Leonardo Becchetti ed a Salvatore Cacciola, un momento pubblico di confronto che parte da esperienze concrete di protagonismo civile. Le nostre esperienze di cura della Terra – con l’Agricoltura inclusiva, l’Agricoltura famigliare, l’Agricoltura missionaria, l’Agricoltura rigenerativa - si pongano in una logica di progetto di rete costruito su alleanze concrete tra diverse realtà che operano scelte simili alle nostre ed entrino nelle politiche pubbliche, contrastando quei modelli economici che distruggono il pianeta e impoveriscono i popoli. Elemento centrale è che questi percorsi hanno dimensioni multiple: educative, formative, curative, di condivisione schietta con i poveri e il creato...spirituali. L’agricoltura inclusiva è promossa dalle nostre cooperative sociali, dell’esperienza di condivisione con il povero che mira a rendere produttiva la Terra ed a immettere sul mercato prodotti ad alto indice di sostenibilità umana e ambientale. L’agricoltura famigliare, diventa elemento integrante della scelta di condivisione con il povero e mette in comune ciò che la Terra dona, in una reciprocità responsabile. L’agricoltura promossa nelle terre di missione, dà testimonianza di un sistema economico più equo che abbia come pilastri l'attenzione alla persona e la tutela dell'ambiente. L’agricoltura rigenerativa, si pone al fianco dei popoli che si vedono espropriati delle loro terre a causa di interessi economici speculativi e insieme difende il valore sociale, culturale, economico di quelle terre, in modo non violento. Pensiamo che il nostro modo di porci in ascolto del grido della terra e dei poveri e il know how generativo che ne deriva, siano molto utili a rendere concreto l’appello del Santo Padre e la visione del Green Deal.
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