Tutte le news
APG23
18/08/2015
Don Oreste Benzi, che spettacolo!
Spettacoli e musica sulla vita di don Oreste Benzi. Sei proposte artistiche raccolgono l'eredità del sacerdote riminese per il quale è in corso la causa di beatificazione. Così grandi e piccini possono avvicinarsi al carisma dell'accoglienza a braccia aperte. Continuano con grande successo di pubblico gli spettacoli sulla figura di don Oreste Benzi, raccontati col linguaggio dell'arte, curati e realizzati da professionisti e amici che animano il polo artistico "Piccola piazza d'arti" di Rimini.     Sei proposte artistiche dal titolo "Le cose belle", adatte ad ogni tipo di età e situazione. Spettacoli, concerti, fiabe, una mostra fotografica animata, recital e tanta creatività esportabili, oltre che nei teatri, nelle parrocchie, chiese, arene estive, scuole, carceri ed ovunque ne venga fatta richiesta. Un modo diretto e coinvolgente per raccontare la bellezza di un cammino al fianco degli ultimi segnato dal passo di un sacerdote di grande carisma, frequentatore appassionato e credibile delle "periferie esistenziali del nostro tempo".       Don Oreste Benzi, un prete con il rosario in mano e buone scarpe ai piedi, ha tracciato un percorso che ha affascinato e continua ad affascinare migliaia di giovani. Un prete dalla "tonaca lisa" che sapeva coniugare azione e contemplazione, ed essere estremamente al passo con i tempi.    La tournée estiva procede coi seguenti appuntamenti: 21/8 DOVE LO BUTTO al Villaggio Ragazzi del Meeting di Rimini, ore 21. 25/8 #donorestebenzituttodunfiato Chiesa Sacro Cuore Miramare di Rimini, ore 21 16/9 #donorestebenzituttodunfiato a Lavagna (LO)   Scarica il volantino con tutte le proposte e cerca la più adatta alle tue esigenze.     Contatti: 348.2488139 Per approfondire:  https://www.apg23.org/it/arte/ (Emanuela Frisoni - Servizio Arte Apg23)  
APG23
07/08/2015
Amnesty International: l’inganno si rivela subito
"Questo documento contiene una bozza di politiche sul rispetto, protezione e adempimento dei diritti umani delle sex worker (lavoratrici del sesso)". Inizia così il documento in votazione in questi giorni all'incontro internazionale del consiglio di Amnesty International in corso a Dublino. A prima vista sembrerebbe l'ennesima attività meritoria della famosa organizzazione che lotta per i diritti umani, ma per chi, come noi ( https://www.apg23.org/it/prostituzione/), lavora con le persone che attraversano l'orrore della prostituzione, l'inganno si rivela subito. Non esistono sex workers (lavoratori del sesso), esistono sex slaves (schiavi del sesso). Il solo parlare di sex workers implica l'esser d'accordo a questa moderna schiavitù.  Perché, parliamoci chiaro, la prostituzione è sempre una forma di schiavitù. Non perché ce lo dice qualche morale, ma perché ce lo dicono coloro che ne sono uscite o coloro che purtroppo vi sono ancora dentro. Noi non parliamo mai di prostitute, ma di persone che si prostituiscono. Prima viene sempre la persona. Anche quando è ridotta in stato di schiavitù.  Ma veniamo al punto. “Amnesty International riconosce la necessità della regolamentazione della prostituzione”, dice il documento a pagina 10. Amnesty parla di decriminalizzazione delle persone che si prostituiscono. E questo è giusto. Ma utilizza questo argomento per proporre la regolamentazione della prostituzione. E questo è sbagliato. Almeno per chi sa cosa significhi l'orrore della prostituzione. Esistono diverse ricerche internazionali che mostrano gli abusi che subiscono le persone che si prostituiscono; è molto importante constatare che le percentuali degli abusi subiti non cambiano tra paesi dove la prostituzione è regolamentata e quelli dove essa è proibita. Amnesty poi dimentica due punti chiave emersi sia dalle ricerche delle nazioni Unite, sia da quelle di Eurostat. Il primo è la disuguaglianza di genere intrinseco alla prostituzione: le prostitute sono per lo più donne, mentre i clienti e gli sfruttatori sono per la maggior parte uomini. Il secondo dato è che la domanda di sfruttamento sessuale alimenta la tratta di esseri umani. Per questa ragione, chi davvero ha a cuore il massimo sviluppo della persona umana, di tutte le persone, chiede - per dirla con Giovanni Paolo Ramonda, il nostro Responsabile Generale - che la prostituzione venga abolita. Da un lato, decriminalizzando le persone che si prostituiscono, che devono esser considerate come vittime. Dall'altro lato, criminalizzando sia gli sfruttatori che riducono in schiavitù queste persone, sia i clienti, i quali sfruttano la condizione di vulnerabilità delle persone che si prostituiscono. Semplicemente: se non ci fossero clienti, allora non ci sarebbero persone che si prostituiscono.  Ecco allora che ci appelliamo a tutte le persone di buona volontà cha da anni svolgono un importante servizio dentro Amnesty: liberiamo le donne, aboliamo la prostituzione.   Luca Luccitelli, Animatore generale del Servizio Politico della Comunità Papa Giovanni XXIII      
APG23
07/08/2015
La prostituzione non è un lavoro
La Comunità Papa Giovanni XXIII esprime «forte preoccupazione» per il documento sulla prostituzione che Amnesty International potrebbe approvare in questi giorni nell'International Council Meeting che si apre oggi a Dublino. «Stando alle anticipazioni riportate sul web – dichiara Giovanni Ramonda, responsabile generale dell'associazione fondata da don Benzi – Amnesty vorrebbe considerare la prostituzione come un lavoro da proteggere e regolamentare». «Siamo d'accordo sul fatto che le donne coinvolte nel mercato della prostituzione non vanno criminalizzate – approfondisce Ramonda – ma parlare di sex workers è fuorviante perché induce a considerare la prostituzione come una qualsiasi attività lavorativa, mentre chi come noi opera a fianco delle ragazze e donne coinvolte in questo mercato (https://www.apg23.org/it/prostituzione/) sa che la prostituzione, anche quando non è una forma evidente di schiavitù – come invece è in molti casi – è sempre comunque connessa allo sfruttamento e alla mercificazione della persona». «Una presa di posizione di questo tipo da parte di una stimata organizzazione come Amnesty rischia di danneggiare il lavoro di quanti con fatica lottano per far sì che si spezzino le catene di questa moderna forma di schiavitù – continua Ramonda –. Chi davvero ha a cuore il massimo sviluppo della persona umana, di tutte le persone, chiede che la prostituzione venga abolita, da un lato, decriminalizzando le persone che si prostituiscono, che devono esser considerate come vittime, dall'altro lato criminalizzando sia gli sfruttatori (i magnaccia) che riducono in schiavitù queste persone, sia i clienti, i quali sfruttano la condizione di vulnerabilità delle persone che si prostituiscono. Semplicemente: se non ci fossero clienti, allora non ci sarebbero persone che si prostituiscono». «La “Convenzione Onu per la repressione della tratta di esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione”, che risale al 1949 – conclude Ramonda – stabilisce nel preambolo che “la prostituzione e il male che l'accompagna, vale a dire la tratta degli esseri umani ai fini della prostituzione, sono incompatibili con la dignità ed il valore della persona umana e mettono in pericolo il benessere dell'individuo, della famiglia e della comunità”. Invitiamo i membri di Amnesty a non compiere un balzo indietro di 66 anni nel cammino per tutelare i diritti umani dei più deboli. Siamo disponibili ad un incontro di approfondimento per spiegare meglio la nostra posizione, che nasce da oltre 30 anni di azione in prima linea a fianco delle vittime di questo mercato di esseri umani».
APG23
04/08/2015
Terza edizione del Colombaraduno
    Si è tenuto a Rimini l'1 e 2 agosto il "Colombaraduno". L'appuntamento, giunto alla sua terza edizione, è un momento di festa e approfondimento per tutte le persone che hanno partecipato ai progetti di Operazione Colomba – il corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII – e le persone che a vario titolo li hanno sostenuti, nonché per tutti gli amici della "Colomba". Quest'anno, per la prima volta, oltre al consueto bilancio annuale dei progetti, sono stati invitati degli ospiti esterni. I volontari hanno ascoltato Giorgio Beretta della Rete italiana disarmo che ha parlato in particolare della legge 185 sulla vendita di armi, a vent'anni della sua promulgazione. Un confronto acceso e interessante è stato quello con Martina Pignatti Morano, referente del tavolo Interventi civili di pace.  Il nostro governo nel 2014 per la prima volta ha finanziato l'invio di giovani all'estero in attività di Peacebuilding, parlando di sperimentazione di un modello di corpo civile di pace. Una "sperimentazione" che Operazione Colomba porta avanti da più di 20 anni.  Domenica mattina 2 agosto quattro esponenti della campagna BDS, boicottaggio disinvestimento sanzioni, ne hanno illustrato i punti salienti.  La campagna, alla quale anche la Comunità Papa Giovanni XXIII ha aderito, fu lanciata nel 2005 da un gran numero di organizzazioni della società civile palestinese. Si ispira al movimento contro l'apartheid in Sudafrica e oggi è diffusa a livello internazionale. Propone di realizzare boicottaggi e iniziative di disinvestimento verso Israele così come successe in Sudafrica. La pressione economica e politica ha tre obiettivi: la fine dell'occupazione militare e della colonizzazione dei territori palestinesi, il pieno riconoscimento dei diritti dei cittadini arabi di Israele, il rispetto del diritto al ritorno dei profughi palestinesi. Info: www.operazionecolomba.it (Francesca Ciarallo)  
APG23
28/07/2015
Quando una Casa Famiglia APG23 si anima inventa l’impossibile
Quando una mamma e una figlia di Casa Famiglia si mettono in testa di fare qualcosa di meraviglioso nessuno le ferma. Laura e Michela volevano far conoscere don Oreste a chi non ha potuto conoscerlo di persona, raccontandolo con gli occhi dei bambini che tanto lo adoravano. Così hanno lanciano un appello a chi l’aveva conosciuto da bambino facendosi mandare brevi racconti, ricordi, immagini. Un'idea originale che nasce dal fatto che lei stessa è una di quei bimbi che hanno avuto la fortuna di assaporare degli incontri con questo grande sacerdote che sapeva farsi piccolo con i piccoli. «Subito non sapevo come gestire tutto il materiale arrivato. Mi trovavo seduta alla mia scrivania e ad un certo punto tutta la storia ha cominciato a scivolare naturalmente sul foglio, di getto, come se stessi confidando un bel ricordo a qualcuno, e ne è uscito questo bambino che è parte di me e di tutti. Ho dato forma alle nostre emozioni, a quello che vivevamo quando stavamo con lui: una persona coraggiosa, forte, ma tenera come un nonno» racconta Michela la giovane sceneggiatrice di 17 anni. «Si ricordava i nomi di tutti anche se ci incontrava di rado. Si metteva dalla nostra parte e riusciva a farci sentire importanti, si fidava di noi». Ma durante la Messa, don Oreste era veramente un super-eroe. «Generalmente non ci divertivamo, con lui invece diventava entusiasmante. Aneddoti e storie ci incantavano». Per realizzare il cartone animato mamma Laura e Michela hanno creato una vera e propria troupe: Giusy, che con la sua passione del disegno, ha inventato i personaggi; Dario, grafico ed ex servizio civile, ha animato Nonno Oreste trasformandolo in un cartone animato;  Giovanni di 11 anni ha dato la voce a Martino. Tutti insieme per raccontare Don Oreste, il nonno di tutte le famiglie e tutte le Case Famiglia.  
APG23
28/07/2015
Elisa, dopo la missione in Tanzania, in piazza con Aggiungi Un Pasto a Tavola!
Perché hai scelto di fare la volontaria proprio per APG23? Conoscevo da molti anni la Comunità e tante persone che la animano. La condivisione diretta di vita, l’accoglienza verso tutti, verso gli “ultimi” senza mai cadere nel pietismo e nell’assistenzialismo fine a se stesso, la valorizzazione delle capacità di tutti gli essere umani ed in particolare proprio delle abilità delle persone con disabilità… sono valori e princìpi che mi hanno sempre colpita e che rendono l’APG23 una realtà unica e speciale. Proprio la sua unicità, mi ha spinta a scrivere quest’anno la mia tesi di laurea in Scienze dell’Educazione sul modello della Casa Famiglia APG23 e sull’efficacia terapeutica della multiutenza.   Avevi fatto altre esperienze di volontariato prima di Aggiungi un Pasto a Tavola? Tra le tante esperienze che ricordo, ho assistito anziani con patologie psichiche e fisiche presso la “Casa della Carità” di Borgo Panigale, ho partecipato al servizio di strada di una piccola organizzazione chiamata l’ ”Albero di Cirene”, ho svolto attività educative per molti anni con i ragazzini della mia parrocchia.   Cosa significa per te la parola “volontariato”? Regalare a un’altra persona non solo il proprio tempo ma anche le proprie capacità, competenze, cuore ed entusiasmo.   Che cosa ti ha spinta a partecipare come volontaria all’evento Aggiungi Un Pasto a Tavola 2014? E’ stato il bisogno di dare continuità all'esperienza che ho vissuto in Tanzania, di portare un po' di Africa nella mia quotidianità, di essere in qualche modo ancora legata alla realtà che ho vissuto, testimoniandola in prima persona agli altri. Ho fatto la volontaria per alcuni mesi a Iringa in una Casa Famiglia che accoglieva soprattutto bambine e ragazzine con disabilità o AIDS. Spero di aver fatto nel mio piccolo qualcosa di utile anche per le persone che ho conosciuto e ho incontrato in missione laggiù e per quelle che verranno. E’ stato un modo per ricambiare il grandissimo dono che loro mi hanno fatto condividendo la loro quotidianità con me.   Che cosa ti ha lasciato Aggiungi Un Pasto a Tavola? I ricordi belli che mi porto dietro: l'entusiasmo e la volontà di fare “per e con gli altri” condiviso insieme ad altri giovani che stavano vivendo la stessa esperienza. Non scorderò mai la compagnia e la presenza di alcuni membri della Comunità APG23 come Paola e la sua bimba Sara della Casa di Fraternità di Bologna.   Ci sono stati invece momenti… da “dimenticare”? Di ricordi brutti non ne ho. Mi resta soltanto magari il dispiacere di non essere riuscita a spiegare bene alla gente, specie ai passanti frettolosi,  l’importanza del grande progetto di sostegno nutrizionale che sta alla base dell’evento Aggiungi un Pasto a Tavola.   Ti piacerebbe dire qualcosa alle persone che quest’anno magari vorrebbero partecipare all’evento come volontari? Come farò io anche quest’anno, dico assolutamente alle persone interessate di buttarsi senza paura in quest’esperienza bellissima e di trasmettere con gioia ciò per cui si è lì.   Il 26-27 settembre, vieni anche tu in piazza con noi, dai ci stai?
APG23
22/07/2015
Modena garantisca alle gestanti il diritto a continuare la gravidanza
I rappresentanti della cordata di 19 associazioni che il 25 marzo scorso hanno organizzato a Modena la €œFiaccolata per la vita nascente€, hanno incontrato questa mattina in Municipio il Primo Cittadino, Gian Carlo Muzzarelli. Il dato che le associazioni hanno portato è allarmante: una gravidanza su cinque in provincia di Modena di conclude con un aborto volontario (1419 aborti contro 6311 nascite nel solo 2013). In Emilia Romagna nel 49% dei casi le donne sono state indotte all'aborto da parte del personale medico o dei familiari (dato Comunità Papa Giovanni XXIII). Di fronte a questi numeri le associazioni hanno fatto presente al Sindaco che nei prossimi mesi daranno vita a nuove iniziative di sensibilizzazione della cittadinanza, e hanno portato 6 proposte per cambiare: Vengano promosse case di pronta accoglienza delle gestanti in casi di istigazione all'aborto da parte del marito o dei familiari, e formati gli operatori per prevenire queste situazioni; Vengano avviati percorsi di formazione per il personale sanitario e sociale, perchè abbiano strumenti per impegnarsi apertamente e fattivamente a favore della continuazione della gravidanza, come previsto dall'€™art. 5 della legge 194/78; Siano date a tutte le gestanti che chiedono aiuto i riferimenti delle associazioni pro life presenti sul territorio; Venga finanziato un fondo per il sostegno alle maternità per donne a basso reddito, accessibile fino ai 3 anni di vita del bambino; Venga istituito un assessorato per la tutela della maternità; Venga istituita la figura del difensore della vita nascente, che abbia la possibilità di raccogliere informazioni ed emettere pareri nelle situazioni di mancanza di tutela dei diritti dei nascituri. Il Sindaco, rispondendo, ha preso atto delle diverse situazioni di difficoltà segnalate di tante gestanti, affermando l’interesse personale e della Giunta a verificare se le Leggi dello Stato sono compiutamente applicate (in particolare l’art. 5 della Legge 194) e a fare approfondimenti per individuare possibili miglioramenti delle prassi operative degli operatori nel settore socio-sanitario, per una piena applicazione della parte preventiva di questa Legge. A questo fine Muzzarelli ha ribadito la necessità di effettuare una valutazione dei dati relativi all’attività dei servizi pubblici relativamente a questo settore. Ha condiviso inoltre le preoccupazioni sulla denatalità e sul fatto che vengano esercitate pressioni sulle donne. Il Sindaco ha evidenziato l'intenzione di muoversi in una logica progettuale, evitando lo scontro, per un miglior funzionamento delle azioni di sostegno alla maternità. Andrea Mazzi, portavoce delle associazioni, ha commentato l€'incontro: « La tutela sociale della maternità prevista dagli art. 30 e 31 della Costituzione non deve rimanere lettera morta; siamo venuti dal Sindaco per chiedere che donne in difficoltà a causa della gravidanza non vengano invitate apertamente dai servizi sociali ad abortire. A volte è sufficiente metterle in contatto con qualcuno che dica loro: non temere, ti aiutiamo noi». Nell'€™incontro sono state rappresentate le associazioni: Age, Agesc, Alleanza Cattolica, Associazione Medici Cattolici Italiani, Associazione nazionale famiglie numerose, Centro di Bioetica Moscati€, Circolo culturale Il Faro, Circolo culturale €œTommaso Moro€, Circolo Voglio la mamma, Comitato Sì alla Famiglia€, Comunità Papa Giovanni XXIII, Crescere in famiglia, Famiglie per l'Accoglienza, Federvita Emilia-Romagna, Forum delle Associazioni Familiari, Movimento per la Vita, Regnum Christi, Rinnovamento nello Spirito Santo, Scienza & Vita
APG23
20/07/2015
Notizie preoccupanti dal Burundi
Notizie preoccupanti ci giungono dal Burundi. Siamo riusciti, con mille difficoltà, a metterci in contatto con Digne, la responsabile della Casa Famiglia “Kaze Yezu” (Benvenuto Gesù), aperta poco più di due anni fa nella capitale Bujumbura. Fortunatamente, lei e gli 11 bambini accolti stanno bene e nessuno è rimasto ferito negli scontri esplosi nel Paese nelle scorse settimane, in seguito ad un tentativo di colpo di stato militare. Il rischio di una guerra civile è molto alto, le elezioni sono rimandate e si vive nel terrore. Nel Paese almeno 70 persone sono morte, circa 500 sono rimaste ferite e più di 1.000 sono state rinchiuse in carcere dalla fine di aprile. I profughi sono 60.000. La situazione che ci ha raccontato Digne è davvero drammatica: lei e i bambini sono rimasti chiusi in casa per giorni, senza acqua e nell’impossibilità di reperire qualsiasi genere di prima necessità. Fuori solo spari, esplosioni e morti. Ora Digne e Padre Pascal, le due figure di riferimento della casa famiglia, hanno mandato i bambini sulle montagne, da parenti o amici, per metterli al sicuro e tenerli lontani dalla città, dove gli scontri sono continui. Avendo vissuto entrambi molto tempo in Italia, potrebbero andarsene, scappare, ma non vogliono farlo: “assolutamente no, ci sono i bambini e la nostra vita è qua”, ci hanno risposto. Restiamo loro vicini con un pensiero, perché gli scontri finiscano al più presto, e i bambini possano tornare nella loro famiglia, al sicuro e con la serenità di un futuro di pace in cui crescere.
APG23
16/07/2015
Cannabis: i giovani chiedono altro
«Incredibile che di fronte ad una generazione giovanile che chiede opportunità di studio, di lavoro e abitative per costruirsi un futuro i nostri parlamentari si trovino uniti nel rendere più agevole e legale l'uso di droghe» è l'amara constatazione di Giovanni Ramonda di fronte alla notizia dei 218 parlamentari di diversi schieramenti che hanno presentato una proposta di legge per la legalizzazione della cannabis. «Pensare di controllare l'uso di droghe legalizzandolo è un'assurdità. Proporre che lo Stato legalizzi e magari tragga profitto dall'uso di droghe per poi finanziare percorsi di recupero è perversione ideologica – prosegue Ramonda –. L'esperienza con il gioco d'azzardo ci indica che le dipendenze aumentano e i costi sociali sono altissimi. Legalizzare l'uso di droghe, o la prostituzione come vorrebbe Salvini, significa rendere socialmente accettate e condivisibili attività che creano danni enormi alla persona e alla società». «Chi ricorre alle droghe esprime un disagio che va colto in profondità e non può essere banalizzato per ottenere qualche voto in più – conclude Ramonda –. Anziché offrire cannabis, i nostri parlamentari offrano un modello coerente: rinuncino ai privilegi, cerchino davvero il bene comune a partire dai più deboli, agiscano con onestà e trasparenza anche quando c'è da pagare di persona. Allora si spezzerà quel clima di disillusione che aleggia tra i giovani e si offriranno opportunità di impegno e di speranza anziché addormentare le coscienze con la cannabis».
APG23
29/06/2015
La Repubblica di S.Marino appoggia la nonviolenza
Nei giorni di mercoledì 24 e giovedì 25 giugno, una delegazione di Operazione Colomba, corpo di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII accompagnata da Gildardo Tuberquia, portavoce dellaComunità di Pace di San José de Apartado in Colombia, ha incontrato i massimi rappresentanti della Repubblica di San Marino: il Segretario agli Esteri, Pasquale Valentini e i Capitani Reggenti, signori Andrea Belluzzi e Roberto Venturini. Durante gli incontri la delegazione ha presentato la situazione della Colombia attraverso la testimonianza di Gildardo Tuberquia, raccontando di come un gruppo di contadini abbia deciso di proclamare i propri territori zona umanitaria, indipendenti rispetto ai differenti gruppi armati che si scontrano da più di cinquant'anni. «Per difendere le proprie vite e mantenere la propria neutralità è indispensabile - ha raccontato Gildardo Tuberquia - una presenza di volontari come quelli di Operazione Colomba» La Repubblica di San Marino ha ribadito il proprio sostegno e appoggio all'azione dei volontari ed ha formulato nella persona del Segretario di Stato Valentini tre proposte per ampliare e rafforzare la collaborazione: utilizzare gli spazi internazionali in cui lo Stato di San Marino è presente per denunciare le violazioni di cui i volontari sono testimoni; istituire un forum permanente presso la Repubblica di San Marino di tutte le realtà che in maniera nonviolenta operano in diverse parti del mondo per affrontare e gestire trasformare i conflitti; elaborare una proposta di legge di creazione di un corpo civile di pace. L'incontro ha rinsaldato e sottolineato la collaborazione per la solidarietà e la pace. I Capitani Reggenti si sono mostrati molto sensibili alle proposte ed hanno assicurato l`impegno della Repubblica di San Marino nelle sedi istituzionali opportune. Il rappresetante della Comunità di Pace di San Josè è ripartito poi per proseguire il suo tour europeo.
APG23
27/06/2015
Gioco d’azzardo: Governo e Parlamento a confronto
Novecentomila sono in Italia le persone che gravitano nell’universo sofferente del gioco d’azzardo, dove chi scommette in modo compulsivo finisce spesso per rovinare se stesso e il proprio nucleo familiare, sfaldando il tessuto sociale circostante. Quali strumenti per aiutare queste persone, le loro famiglie? Quali percorsi terapeutici, quali leggi invocare, che competenze devono avere gli enti locali? Quanto costa alla collettività questa piaga irrisolta? Come regolamentare la pubblicità? Cercheremo le risposte nel convegno “Smetto quando voglio, percorsi di prevenzione e recupero dal gioco d’azzardo compulsivo”, il prossimo sabato 27 giugno 2015 a Bologna al teatro dell’Antoniano, alle 9,45. Lo faremo con Pier Paolo Baretta, sottosegretario di Stato dell’Economia e delle Finanze, Lorenzo Basso, deputato, promotore dell'intergruppo parlamentare sul gioco d'azzardo, Matteo Iori, Presidente CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d'Azzardo), Maria Grazia Masci, Psicologa SERT Bologna Ovest e Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile generale Comunità Papa Giovanni XXIII. Modera l’incontra la giornalista di “Avvenire” Lucia Bellaspiga e porterà la sua testimonianza Andrea Costantino, ex giocatore d’azzardo autore del libro “Ludopatia, la debolezza della volontà”. Matteo Iori è uno dei primi in Italia ad occuparsi di azzardo, sia con l’impegno concreto che nella sensibilizzazione e denuncia sociale: “Sono centinaia di migliaia le persone vittime di una dipendenza patologica dal gioco d’azzardo, - ci dice – e sono milioni gli italiani che direttamente o indirettamente, come amici e familiari, ne pagano le conseguenze e sono miliardi i costi stimati per il nostro Paese nel far fronte a tutto ciò. Alla vigilia dell’entrata in vigore di una legge nazionale sul gioco d’azzardo, auspichiamo che il Governo decida con chiarezza da che parte stare e che scelga di tutelare le persone più fragili, senza concentrarsi solo sul garantirsi entrate economiche dall’azzardo.” “E’ una partita aperta – gli fa eco Giovanni Ramonda –  proprio in questi giorni si sta discutendo nel governo lo ‘schema di decreto legislativo di riordino delle disposizioni in materia di giochi pubblici’. Bisogna parlarne, dobbiamo dialogare con le istituzioni, fare pressione perché lo stato porti avanti una lotta effettiva all’azzardo”. Promuove l’evento il servizio Dipendenze Patologiche della Comunità Papa Giovanni XXIII, che con le sue 20 comunità terapeutiche in Italia e 10 nel mondo ha un’esperienza di 35 anni nei percorsi di recupero. Il convegno fa parte della “Festa dell’indipendenza”, una due giorni di iniziative culturali, musicali e sportive sul territorio bolognese organizzata in occasione della giornata mondiale della lotta alla droga e al narcotraffico. Per programma dettagliato il sito web è www.dipendenzepatologiche.org
APG23
25/06/2015
In Zambia ora c’è un arcobaleno grazie a te.
In Zambia “ieri” e “domani” si dicono nello stesso modo: MAILO. Non esiste una parola per parlare del futuro, perché la cosa più importante è lottare per sopravvivere oggi. Sono tanti i ragazzi che non sognano, in Zambia, un domani. Il progetto Rainbow dal 1998 si pone proprio questo obiettivo, dare loro un pasto, una famiglia, istruzione e soprattutto una speranza di un domani migliore. Non c'è grazie più bello di sapere che, grazie a te, tanti bambini avranno garantita la vita, andranno a scuola, potranno crescere e sognare un futuro migliore. Conosciamo alcuni di loro!   Brian è arrivato al centro nutrizionale di Nkwazi dopo ore di cammino con la sua sorellina in spalla. Per loro, il futuro è poter mangiare due volte al giorno e vivere lontano dalla strada. Albert è un insegnante. Per venire a scuola i suoi alunni, tutti i giorni, camminano anche 10 ore lungo strade polverose. Albert non insegna solo matematica: insegna anche l’importanza di bere durante il lungo viaggio, perché il rischio che si disidratino lungo il cammino è molto alto. Per loro il futuro è imparare a proteggere la loro salute.   Lucy ha 4 anni e sembra una bimba di 2. Pesa sempre troppo poco, ma la sua mamma non perde la speranza. Lucy ce la farà. Per Lucy il futuro è crescere sana. Per aiutare Brian, gli studenti di Albert, Lucy e tanti tanti altri bambini, continueremo ogni giorno a vivere con loro. Non facciamoli sentire soli, aiutali anche tu.
1 99 100 101 102 103 106