Il problema maggiore per un detenuto è che per la società rimarrà per sempre tale e verrà identificato a vita con lo sbaglio che ha commesso.
Incontrandoli e parlando con loro, come la Comunità Papa GIovanni XXIII fa da anni, entrando nelle carceri o accogliendo ex-detenuti nelle proprie case, si scopre che sono persone che spesso hanno vissuto storie di abbandono, mancanza di opportunità di formazione e crescita culturale, ambiti familiari e sociali degradati e ai margini della legalità, finendo per imboccare la strada ingannevole della delinquenza. Il carcere, poi, oltre al serio problema del sovraffollamento e all’alto tasso di suicidi, si rivela per molti una scuola di criminalità.
Don Oreste Benzi ci ha insegnato che “l’uomo non è il suo errore”, distinguendo il peccato dal peccatore e sostenendo che il peccato va sempre condannato, la persona va salvata. Fin dai primi anni 90 la Papa Giovanni combatte lo stigma che accompagna i detenuti con l’obiettivo primario del recupero della persona e il suo reinserimento in società.
Nelle nostre Comunità educanti per i carcerati (Cec), accogliamo – in accordo con i Tribunali e secondo un programma strutturato – persone che stanno scontando una pena. Attraverso esperienze di servizio ai più deboli, ad esempio nelle cooperative nate dalla Papa Giovanni, seguono un vero e proprio percorso rieducativo, in una dimensione familiare, e il lavoro diventa terapia e strumento di reinserimento sociale. Guardando sia alle ferite che hanno provocato per i delitti commessi, sia alle proprie, che li hanno portati a delinquere, intraprendono un cammino a ritroso nel proprio passato, per capire le ragioni che hanno portato alla devianza, cambiano realmente la propria vita e il proprio orizzonte sul futuro. È questo il vero passaggio dalla certezza della pena alla certezza del recupero. Un’alternativa all’attuale sistema carcerario, costoso e inumano, inefficiente e degradante.
Una particolare attenzione è rivolta ai minori. La Comunità accoglie nelle proprie strutture giovani a fine pena o con pene sostitutive alla detenzione con una particolare attenzione alle donne detenute con figli minori in misure alternative in quanto riteniamo fondamentale garantire il rapporto madre figlio in un ambiente consono a una relazione famigliare.
- incentiva le misure educative alternative al carcere e riconosce anche le istituzioni del privato sociale nella loro applicazione;
- offre ai bambini in carcere con le loro madri una famiglia o casa famiglia adeguata in cui vivere e crescere;
- sostiene l’abolizione dell’ergastolo ostativo, che equivale a una condanna a morte.
Siamo presenti nelle carceri dove condividiamo, attraverso colloqui, momenti di amicizia, scambio di vita e relazione con i detenuti.
Scegliamo di condividere la nostra vita, 24 ore su 24, con chi vive situazioni di solitudine, degrado, povertà, sfruttamento e ha bisogno di un luogo in cui sentirsi “a casa”, parte di una famiglia, perché il bisogno primario di ciascuno – base per riscostruirsi e guardare al futuro – è sentire di essere importante per qualcuno.
Garantiamo il nostro supporto e accompagnamento nell’affrontare percorsi psicologici e legali necessari per superare le situazioni di cui è vittima chi ha una storia difficile alle spalle, facilitando e accompagnando a colloqui, nella richiesta di pareri e supportando nell’intero iter da intraprendere.
Proponiamo ai giovani detenuti direttamente negli istituti attività ludiche, laboratori, ecc…
Promuoviamo campagne di sensibilizzazione e di azione politica verso le istituzioni, la società e l’opinione pubblica, perché soltanto rimuovendo le cause che generano le ingiustizia non ci saranno più persone che ne sono vittima e si potrà costruire davvero una società più giusta e inclusiva, in cui si riconosce il ruolo essenziale di ogni individuo che ne fa parte.
Scopri di piùNelle nostre cooperative sociali, ragazzi e ragazze con disabilità, persone definite svantaggiate o messe ai margini dalla società e dal mondo del lavoro, scoprono e sviluppano i propri talenti, per raggiungere la propria autonomia.
Per ottenere la certezza del recupero, oltre che quella della pena, propongono ai detenuti un percorso di cambiamento incentrato sul tema del perdono.
Scopri di piùLe cooperative sociali promosse dalla Comunità Papa Giovanni XXIII APG23 sono riunite nel “Consorzio Condividere Papa Giovanni XXIII” e permettono l’inserimento educativo o lavorativo di persone fragili e con disabilità psichica o fisica.
Scopri di piùProgetto per favorire la diffusione di misure innovative sulle pratiche alternative alla detenzione sia nella fase pre che post processuale.
Una vera “scuola di perdono” svolta attraverso seminari specifici tenuti da relatori esperti in varie discipline e con un carattere esperienziale.
offre a bambini e ragazzi dell’Istituto di Pena di Catania e Acireale, un contesto familiare e la convivenza costante con adulti che scelgono di vivere insieme a chi, pur avendo sbagliato, ha la possibilità di proporsi non come una persona identificata nell’errore commesso, ma come una persona che ha possibilità di riabilitazione attraverso il vivere «insieme». La modalità sarà attraverso percorsi di accoglienza diurna e/o residenziale personalizzati, inserimento lavorativo.