Mission e Vocazione

Essere famiglia per chi non ce l’ha
Don Oreste Benzi
Verso la Società del Gratuito

La Comunità Papa Giovanni XXIII, è impegnata concretamente e con continuità, per contrastare l’emarginazione e la povertà e costruire la Società del Gratuito: “Una società nella quale il bene del singolo è il bene di tutti, finalizzata allo sviluppo di un’economia di condivisione, basata su una comunità fraterna, in cui legare il proprio destino a quello degli altri e dare a tutti le stesse opportunità.”

 

Vogliamo costruire una società giusta, in cui il “profitto” è sostituito dalla “gratuità” sia nelle relazioni umane che in quelle economiche e sociali. In cui la logica del dono è la base su cui gettare le fondamenta di una vita piena di relazioni significative e costruttive.
Al centro del nostro agire ci sono le persone e lo sviluppo umano integrale (economico, sociale e spirituale) possibile per tutti.

 

Grazie alla forza dei suoi associati, dei volontari e di chi la sostiene, la “Comunità Papa Giovanni XXIII” porta avanti anche il grande progetto di solidarietà di don Oreste: essere famiglia con chi non ce l’ha.

 

 

La condivisione diretta è unire la propria vita a quella degli ultimi.
Si condivide nelle case famiglia, nelle pronte accoglienza, nelle comunità terapeutiche, nelle cooperative sociali, anche in terre lontane.

La vocazione che ci guida

La vocazione della Comunità consiste nel “lasciarsi conformare a Cristo povero e servo che espia il peccato del mondo” e nel condividere la vita degli ultimi.
Una strada affascinante e scomoda, quella della condivisione diretta, con gli emarginati, i rifiutati, i disprezzati. Che ci obbliga a non chiudere gli occhi sulle ingiustizie, e per farlo dobbiamo viverle in prima persona, senza ipocrisie e compromessi, e dobbiamo dare testimonianza.
Una strada che una volta intrapresa affascina, cattura, in particolare tanti giovani, che abbandonano i falsi miti che troppo spesso portano all’infelicità. Portare la croce insieme vuol dire liberarci di questa, delle cause che creano le enormi iniquità.

L’associazione è un’unica famiglia spirituale, composta da persone di diversa età e stato di vita (sposati, singoli, vedovi, sacerdoti, consacrati).  La vocazione si può vivere nella famiglia ma anche nella professione, nella scuola, nell’impegno sociale e nell’attività politica.

Tutti coloro che intendono diventare parte della Comunità vivono un Periodo di Verifica Vocazionale (PVV) della durata di un anno inserendosi in pienezza nella vita comunitaria.

I cinque punti della Vocazione

Le linee di vita spirituale sono articolate in cinque punti.

 

  • Condividere la vita degli ultimi.
    La Comunità s’impegna a condividere la vita degli ultimi mettendo la propria vita con la loro vita, facendosi carico della loro situazione, mettendo la propria spalla sotto la loro croce, accettando di farsi liberare dal Signore attraverso loro.

 

  • Condurre una vita da poveri.
    I membri della Comunità conducono concretamente una vita da poveri sull’esempio di Gesù. Il povero che il Signore fa loro incontrare trasforma la loro vita, sconvolge la loro sicurezza, può chiedere anche il posto nella famiglia. I membri della Comunità non si ritengono proprietari o padroni ma amministratori fedeli, sia dei doni e della grazia ricevuti dal Signore, sia del denaro di cui vengono in possesso. Essi ricercano anche le virtù connesse alla vita da poveri; la frugalità, la semplicità, il coraggio della verità, l’essenzialità, l’umiltà.

 

  • Fare spazio alla preghiera e alla contemplazione.
    I membri della Comunità trovano lo strumento privilegiato per vivere ed approfondire la loro relazione di figli verso il Padre, nella preghiera e nella contemplazione; cercano di fare dell’unione con Dio una dimensione di vita.

 

  • Lasciarsi guidare nell’obbedienza.
    Per non correre invano, coloro che appartengono alla Comunità riconoscono il servizio di conferma e di guida esercitato dal responsabile generale.

 

  • Vivere la fraternità.
    L’amore a Dio diretto ai fratelli è la fraternità. La prova che si ama Dio è l’amore ai fratelli (1Gv. 4,20). Il segno che si amano gli ultimi è dato dall’amore esistente fra i membri della Comunità.

 

 

Ulteriori approfondimenti