Attentati di Parigi: la risposta sia nonviolenza vissuta

News pubblicata il: 14/11/2015

Un attentato ignobile e vigliacco contro innocenti che va condannato energicamente. Parigi è una nuova tappa che ci deve portare a cercare di rimuovere le cause di una violenza planetaria ormai imprevedibile.

Un esame di coscienza dell’Occidente e delle nazioni che continuano a vendere armi, a sedersi da una parte ai tavoli negoziali e dall’altra a foraggiare le nazioni in cui si annidano fondamentalismi estremi, è necessario. Siamo nell’era delle armi di distruzione di massa, nell’era della globalizzazione selvaggia che già oggi consente all’1% della popolazione mondiale di avere il possesso del 40% dei beni della terra. Siamo nell'era in cui la forza delle armi e della violenza che ne emana sono diventate strumento al servizio dei fondamentalismi terroristici.

Il grido delle vittime di Parigi ci deve fare ribellare contro tutte le forme di violenza che si annidano contro l’uomo, dall’uccisione nel grembo materno, all’uccisione dei rifugiati sui barconi. Dietro ogni violenza c’è la sofferenza di un Dio solidale che si coinvolge nei problemi dell’essere umano.

Credo che la risposta vera alla crisi dell'oggi sia la nonviolenza vissuta.

Diceva Papa Giovanni Paolo II nella lettera Enciclica Evangelium Vitae: «In molti strati dell’opinione pubblica c’è una nuova sensibilità, sempre più orientata alla ricerca di strumenti efficaci ma non violenti nel bloccare l’aggressore armato».

L’Europa deve ritrovare l’unità nella lotta nonviolenta, insieme a tutti gli uomini di buona volontà. Deve assecondare l’antropologia cristiana, che costruisce comunità di vita in grado di isolare i violenti. Deve sapere lanciare ponti, costruire relazioni riconciliate e solidali.

 

Giovanni P.Ramonda, Responsabile Generale Comunità Papa Giovanni XXIII