«Quando recitavo in carcere i bambini ridevano»
Il giovane, che oggi ha 26 anni, è stato accolto in alternativa al carcere in una casa famiglia di Catania della Comunità Papa Giovanni XXIII, prima di ritornare in società e di ricominciare a sognare un futuro. L’anno scorso ha potuto ricostituire la propria famiglia, ed ora ha un bel bambino. La sua storia verrà portata sabato 1 e domenica 2 aprile nel weekend di eventi che coniugheranno teatro, disabilità e marginalità, e che si terranno a Santa Venerina in provincia di Catania.
Laura Lubatti, mamma della casa famiglia, lo racconta in occasione della giornata mondiale del teatro del 27 marzo: «Mentre era accolto nella nostra casa Ernesto continuava a partecipare ai laboratori artistici e di recitazione, insieme ad alcuni ragazzi disabili; era stupito del fatto che all’inizio sembrava che loro avessero bisogno di lui, ma che alla fine chi aveva imparato qualcosa era stato lui stesso».
L’evento si inserisce nella rassegna artistica DiversArtemente, che giunge così alla sua seconda edizione, organizzata in provincia di Catania dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Con tre weekend Uno, nessuno…tutti insieme! approfondirà il valore dell'arte nella disabilità ed emarginazione.
Sabato 1 aprile
presso teatro Eliseo, via V. Emanuele, 273, Santa Venerina (CT).
ore 20.30 “Vite in viaggio”
Domenica 2 aprile
presso cooperativa Ro' la formichina, via don Benzi 2, Linera di Santa Venerina (CT)
ore 09.30 tavola rotonda
ore 13 pausa pranzo
ore 14.30 laboratori
ore 17 conclusione
Seguiranno il 6-7 maggio un weekend dedicato alla musica, e il 10-11 giugno un weekend dedicato alla danza.
La Comunità Papa Giovanni XXIII accoglie in Sicilia circa 60 persone, all'interno di 10 case famiglia; circa 50 degli accolti hanno una disabilità, anche grave, di tipo fisico o intellettivo.
Spiega Laura Lubatti: «Nelle nostre attività di recupero e riabilitazione l'arte assolve a due compiti fondamentali nel dare voce a chi non ce l'ha: propone nuove modalità di espressione; permette poi di parlare con il sorriso di temi sociali anche pesanti. A chi è recluso, che ha così tanto da raccontare, il teatro permette di esprimersi forse per la prima volta in modo costruttivo».