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La prostituzione non è un lavoro

La Comunità Papa Giovanni XXIII esprime «forte preoccupazione» per il documento sulla prostituzione che Amnesty International potrebbe approvare in questi giorni nell'International Council Meeting che si apre oggi a Dublino.

«Stando alle anticipazioni riportate sul web – dichiara Giovanni Ramonda, responsabile generale dell'associazione fondata da don Benzi – Amnesty vorrebbe considerare la prostituzione come un lavoro da proteggere e regolamentare».

«Siamo d'accordo sul fatto che le donne coinvolte nel mercato della prostituzione non vanno criminalizzate – approfondisce Ramonda – ma parlare di sex workers è fuorviante perché induce a considerare la prostituzione come una qualsiasi attività lavorativa, mentre chi come noi opera a fianco delle ragazze e donne coinvolte in questo mercato (https://www.apg23.org/it/prostituzione/) sa che la prostituzione, anche quando non è una forma evidente di schiavitù – come invece è in molti casi – è sempre comunque connessa allo sfruttamento e alla mercificazione della persona».

«Una presa di posizione di questo tipo da parte di una stimata organizzazione come Amnesty rischia di danneggiare il lavoro di quanti con fatica lottano per far sì che si spezzino le catene di questa moderna forma di schiavitù – continua Ramonda –. Chi davvero ha a cuore il massimo sviluppo della persona umana, di tutte le persone, chiede che la prostituzione venga abolita, da un lato, decriminalizzando le persone che si prostituiscono, che devono esser considerate come vittime, dall'altro lato criminalizzando sia gli sfruttatori (i magnaccia) che riducono in schiavitù queste persone, sia i clienti, i quali sfruttano la condizione di vulnerabilità delle persone che si prostituiscono. Semplicemente: se non ci fossero clienti, allora non ci sarebbero persone che si prostituiscono».

«La “Convenzione Onu per la repressione della tratta di esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione”, che risale al 1949 – conclude Ramonda – stabilisce nel preambolo che “la prostituzione e il male che l'accompagna, vale a dire la tratta degli esseri umani ai fini della prostituzione, sono incompatibili con la dignità ed il valore della persona umana e mettono in pericolo il benessere dell'individuo, della famiglia e della comunità”.

Invitiamo i membri di Amnesty a non compiere un balzo indietro di 66 anni nel cammino per tutelare i diritti umani dei più deboli. Siamo disponibili ad un incontro di approfondimento per spiegare meglio la nostra posizione, che nasce da oltre 30 anni di azione in prima linea a fianco delle vittime di questo mercato di esseri umani».



 

 

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